Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      SAINT-MARTIN (DI) LUIGI CLAUDIO
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      regola, nè freno, nè limite: non riconosce autorità, non tradizioni o testi sacri, ma va dirittamente all'oggetto ^mato e s'inabissa in quello, fino a confondergli talora, come i panteisti.
      Tanto più diverso è dalla filosofia, dove la ragione è padrona, non si rende cbe all'evidenza o all'irresistibile dimostrazione, con principii d'autorità naturale e universale, fatti riflessi da tutte le coscienze, raziocinii inconfutabili. Il misticismo invece ha la sola passione del contemplare e ammirare e credere la perfezione e la possessione dell'oggetto amato, non ragionando, osservando solo quel che Io soddisfa, non appoggiandosi all'universalità, ma tutto riconducendo a un'esperienza non solo personale, ma eccezionale.
      Nè il misticismo è solo un'effervescenza passag-gera di alcune nature privilegiate; ma ha radice nelle profondità dell'anima umana; appare in tutte le razze, nelle credenze e civiltà più opposte ; fra i Bramani e i Buddisti come nella Cina, nella Grecia pagana come nella Giudea; nella religione come nella filosofia, ne' secoli di fède e di libero esame, tra fervorosi cattolici e tra la propaganda protestante.
      Ma principalmente nelle età di decomposizione e rivoluzione generale l'anima, non sapendo ove riposarsi, trovando messe in disputa tutte le idee e le credenze, il misticismo acquista vigor particolare, e infinita varietà di forme.
      Nel secolo xviii, fra tanta filosofia cbe vantava positività e materialismo, moltissime scuole mistiche sorsero, fondate da Cagliostro, da Lavater, da Swedenburg, da Martinez Pasqualis, del qual ultimo singolarmente si allettò St-Martin, e della cui scuola De Maistre dice appunto: < Le cognizioni soprannaturali sono il gran fiue de'lavori e delle sperauze loro; e non dubitano non sia possibile all'uomo di mettersi in comunicazione col mondo spirituale, di aver commercio cogli spiriti, e così scoprire i più rari misteri ».
      Saint-Martin, nato ad Amboise il 13 ottobre 1743, di buon'ora s'avvezzò a meditare sopra se stesso: mal riuscito nel fòro, passò alle armi, e stando di guarnigione a Bordeaux, vi trovò molti mistici, e principalmente esso portoghese Pasqualis, che da dieci anni vi teneva scuola di teurgia, non cercando nè guadaguo, nè gloria, ma la rintegrazione degli esseri nelle primitive loro qualità spirituali e divine, a ciò adoperando formolo, riti, operazioni, mediante le quali credeva assicurarsi il concorso delle potenze spirituali.
      Saint-Martin penetrò più ch'altri i costui segreti, e per quanto lo ammirasse, staccossi poi da un sistema che parevagli troppo complicato, non credendo fosse mestieri di tante cose per pregar Iddio. Allora abbandonando le manifestazioni sensibili, si chiuse in se stesso: fermossi al centro (come diceva), anzi che spandersi alla circonferenza. Ma ciò avvenne solo al fiue di sua carriera: dopo essere rimasto a lungo nello spiritualismo mistico.
      Abbandonato il servizio militare, segui il suo maestro a Parigi (1774) e a Lione dov'orasi combinato colle loggie massoniche e colle esperienze mesmeriche, alle quali Saint-Martin poco comprendeva, giudicando Mesmer « un materialista che Nuota Encicl. Ital. Yodisponeva d'una gran potenza ». Quanto più meditava, più staccavasi dal suo maestro; non volle prender parte alle operazioni dei Gran Professi e dei Filaleti, società parigine che esso giudicava sviare dallo scopo della teurgia, la scienza degli spiriti.
      Nel 1775 pubblicò Degli errori e della verità, confutando le teoriche materialiste mediante la teorica gnostica dell'emanazione, ossia degli agenti spirituali emanati dal Verbo; libro acerbamente attaccato da Voltaire.
      Saint Martin in società non davasi aria d'isolato e d'ispirato; di aspetto espressivo, di maniere dolci e pulite, desideroso di piacere e d'esser conosciuto sebbene s'intitolasse il filosofo sconosciuto, allegro, ingegnóso, pensatore originale, era cercato nelle migliori società; piacevasi della compagnia delle donne « perchè l'ajutavano a uscir da se stesso ». Per compiacere alle sue amiche, già sopra da noi nominate, espose la dottrina sua con maggior chiarezza nel Quadro naturale de' rapporti fra Dio, l'uomo e l'universo (1782). Come le nostre facoltà interne sono le vere cause de'nostri atti esterni, così nell'universo v'ha potenze arcane, che sono cause di tutti i fenomeni : verità che appare dappertutto, ma che Dio impresse più chiaramente in quel che forma il carattere dell'uomo. Perciò lo studio profondo della vera natura dell'uomo deve condurci per induzione a conoscere l'insieme delle cose. Ora le facoltà intellettuali dell'uomo sono una prova incontestabile che fuor di lui esiste un ordine superiore alle sue, e che in lui producono il pensiero: giacché i mobili del pensiero non essendo suoi, non può trovarli che in una fonte intelligente, che abbia rapporti coll'esser suo, e senza di cui il germe del suo pensiero resterebbe inefficace.
      Questa teoria fè molto colpo fra gl'illuminati. Egli scrisse varii lavori (L'uomo del desiderio — L'uotno nuovo — L'Ecce homo), dove per verità non si sente l'influenza di B&hme, bensì uno studio sempre più esteso della storia, della filosofia, della scienza generale. E sostiene che l'uomo, ora invecchiato, deve proporsi di ringiovanire; che l'anima sua è un pensiero di Dio; che quel pensiero è il suo rinnovamento, la gloria, la potenza sua.
      La rivoluzione di Francia non turbò l'andamento delle sue idee, e le spargeva tra gli amici, per quanto il permetteva l'orribile tirannide di quella libertà. Della quale gli eccessi egli guardava con compassione, riconoscendo però la grandezza del movimento e la bellezza dello scopo.
      Nelle Considerazioni sulla rivoluzione francese dice che € per condurre questa grande crisi della società ai veri suoi fini, bisogna farne una rigenerazione dell'umanità nel suo stato primitivo, nel suo punto di partenza ». E confondendo la religione colla politica, arriva a un sogno di teocrazia, che prevenne quello di De Maistre, salvo che repudiava il cattolicÌ8mo, e credeva che la Provvidenza farebbe nascere un'altra religione dal cuor dell'uomo. Ma questa rivoluzione francese pargli una rivoluzione del genere umano, una miniatura del giudizio fiuale: « 1 paesi che non valgono meglio della Francia non saranno risparmiati quando il loro tempo sia giunto >. XIX, 6(ì
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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