Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      9AH1Bi metalli, le pelli ed il pelo della capra e del camello; vivono sotto tende, tranne nelle più fertili oasi.
      Gredesi generalmente che il Sahara non sia che il bacino disseccato d'an mare cui avrebbe fatto scomparire nn grande cataclisma della natura ; la straordinaria quantità di sale di cui va sparso il suolo, parrebbe che appoggiasse una tale ipotesi. 1 Garamanti e i Getuli abitarono un tempo questa regione, che faceva parte della Libia inferiore, ed oggidì è abitata invece da tribù di origine moresca, berberica ed arabica. Le principali di esse sono: all'O., vicino alla costa, i Muselmini, i Moagearti, gli Vadlimi, i Labdessi, i Trarsi ed i Bracni; nelle parti centrali, i Tuati, i Tuarici ed i Brabisci; all'È, i Tibbù. 11 deserto è tutto diviso fra queste tribù; i confini ne sono fissati con nna certa pre ciBione e scrupolosamente osservati. Verso il centro N., e verso la catena dell'Atlante, incontrasi nn tratto di paese, che fa mestieri distinguere dal Sahara propriamente detto, che varia molto di larghezza senza avere limiti precisi, e si addimanda dagli Arabi il Biledelgerid o Biledulgerid (Biìed-ei-Gerid) ossia paese dei datteri. Comprende questo il Darà, il Segelmesso, lo Zab, il paese di Toser, l'oasi di Gadani, il Fezzan e persino le oasi di Au-gelà e Siuà.
      La porzione stendentesi al S. dell'Atlante nell'Algeria, ed in cui penetrarono sovente i Francesi colle loro armi, si conosce colla denominazione di Sahara Algerino. È questa una delle grandi divisioni naturali di questo paese, che comincia appunto dove cessa la coltivazione dei cereali, e venne limitato in generale al N. da una linea che dall'O. all'È, passa un po' al S. di Sebdù. Baia, Snida, Tiaret, Bogar, Aumale, Mislay Batna e Tebessa. Questa frontiera è puramente convenzio naie, perchè il Teli, o terreno da cereali, riscontrasi talvolta al di là di codesti punti, ed al di qua vi sono terreni non atti alla produzione del frumento. 11 Sahara algerino presenta montagne, le cui catene parallele al mare sono alte e rocciose al N., ondulate all'È, e gradualmente abbassatisi all'Ó., dove finiscono in una serie di monticelli e dune mobili, dette dagli Arabi a'ruk ossia vene, od anche scébca (rete), secondo che il loro sistema forma un gruppo od una serie. Sono quasi tutte dirupate e trarotte sul pendio opposto al Teli, e dirimpetto finiscono tutte in dolci discese nelle sabbie. Scendono da cotesto montagne, durante la stagione delle pioggie, innumerevoli corsi d'acqua, i cui letti rimangono asciutti per otto mesi dell'anno. Scorrono coteste riviere dal N. al S. e per-don8i tutte nell'arena, tranne l'Ued Gebi e l'Ued Mia, incassati entro a monti paralleli al mare. Formano coteste riviere d'inverno tanti stagni di acqua, alcuni dei quali sono paludi salse, coperte e contornate da alghe marine. Il Sahara algerino è il paese degli innumerevoli armenti di camelli e montoni, la patria privilegiata del cavallo, la regione - dei vasti pascoli per le mandre ed i bestiami, delle cacce allo struzzo, alla gazzella, e del volo del falcone; delle zolle verdeggianti di timo ed altre erbe aromatiche, degl'iufiuiti orizzonti, in mezzo a cui passa la vita pastorale in tutta la sua sem-
      plicità. L'agricoltura, rara eccezione, è devoluta come una disgrazia ed una decadenza agli abitanti sedentarii degli Ksuri, villaggi delle oasi, intorno a cui crescono datteri, palme ed alberi fruttiferi di tutte le specie. Gli abitanti di tutte le città e dei villaggi del Sahara algerino uniscono alla orticoltura la fabbricazione delle stoffe di lana e pelo di camello, e delle armi da taglio e da fuoco. Per quello riguarda le tribù composte esclusivamente di pastori nomadi, mano mano che il sole brucia i pascoli, eseguiscono esse una migrazione, che le conduce dai margini del deserto verso le montagne ed i mercati del Teli, dovè scambiano i loro prodotti coi cereali, datteri, bestiami e prodotti fabbricati cagli Ksuri. Un movimento in senso contrario le riconduce, colla stagione ai pascoli propizia, verso le lande ove vanno pascendo le loro greggi, e verso le oasi, depositi delle loro ricchezze. Sopra 39 milioni di ettari che conta l'Algeria, il Teli ne occupa 13,990, ossia un terzo, ed il Sahara 25,300, ossia i due terzi. Le principali oasi del Sahara algerino sono: dall'E. all'O. quelle dello Zab, il cui capoluogo è Biscara; dell' Vad-Ris, capoluogo Tug-gurt; dell' Uuad-Suf di Temacen ed Uargla, nella provincia di Costantina: l'oasi di Ksur; quelle di Beni-Meab, capoluogo Laguat; di Guerara nella provincia di Algeri, al punto più meridionale dei possedimenti francesi ; le oasi di Uled-Sidi-Sceik, di Asia, Tiut, Ani, Seufra, S'fisi fa, Mogar-Tal-stania, Mogar-Tucamia, nella provincia di Orano. Ogni grande oasi del Sahara possiede la sua città, intorno a cui si spandono gli Esuri o villaggi di sua dipendenza e le tende delle tribù alleate. Nel N. del Sahara algerino, i centri della popolazione sono il più delle volte separati gli uni dagli altri per l'interposizione di tratti perfettamente deserti, e distanti parecchie giornate di viaggio. Ciò non ostante, su tutte le linee, in tutte le direzioni in-contransi di tratto in tratto pozzi che servono ad un tempo di stazione e d'indicazione delle strade; di rado avviene che si compiano tre giornate di viaggio seuza abbattersi in uno di codesti pozzi. Le carovane od accabà. che attraversano il deserto, recansi dagli Stati Barbareschi al Sudan ; e le più importanti tra queste sono quelle che vanno da Marocco a Tombuctù e da Murzuk al Bornù. L'oasi di Tuar, posta verso il centro del Sahara, è la più grande di tutte le altre di cotesto deserto; le altre più ragguardevoli sono: all'O. Guatata; al S. Ma-bruke d Asben; all'È. Eorgù, Un giunga e Bilma.
      È Btato formato a' dì nostri il progetto di aprire, attraverso agli angusti e poco elevati rialti litoranei, un varco alle acque del Mediterraneo e, profittando del basso livello del Sahara, restituirlo all'antica Bua condizione di mare. Se questo grande progetto fosse attnato, non v'ha dubbio che, oltre al cambiare radicalmente lo stato fisico e sociale dell'Africa, avrebbe una profonda influenza sui climi dell'Europa e tenderebbe a spostare molto più a nord le linee isotermiche di tutto il bacino del Mediterraneo.
      SAHIB (ling. e cost. orient.). — Voce araba che significa compagno, o padrone, e usata nell'Indostan per indicare un europeo di classe signorile, mentre alle signore si dà il titolo di sahibe,
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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