Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      perto d'ordinario d'un pelo olivastro tirante al rossigno, più carico sul dorso, colle braccia e le gambe d'un rosso ranciato, colla faccia nnda e bianca, ad eccezione del naso e del contorno della bocca nero. Le sue orecchie sono molto pelose e carnute. La mole del corpo non supera quella di un grosso scojattolo, e il saimiri ne ha tutta la vivacità e l'occhio svegliato. L'indole sua dolce, l'aspetto leggiadro, i movimenti eleganti lo rendono ricercatissimo, ma è ben difficile che trasportato in altri climi non muoja. — Le scimiette conosciute sotto i nomi di callitrix entomophygus, di callitrix sciureus dai naturalisti, e di Uti dell'Ore-noco, di bitiletii degli Iudiani, non si possono considerare che come leggiere varietà di questa specie.
      Il saguino propriamente detto (soguinus moloch i trovasi al Biasile ed al Para. Ha colorito cinereo, peli lunghi e disposti ad anelli bianchi e neri ; le membra sono d'un grigio più chiaro, e la coda ad anelli di bianco sporco e grigio bruno.
      11 saguino mascherato (soguinus personatus) ha la testa e le quattro mani       Iu generale la storia di codeste specie non è ancora abbaBtauza dilucidata, giacché i diversi viaggiatori e naturalisti, per soverchia smania di dare il loro nome e di crear nuove specie, hanno contribuito a generarvi una gran confusione e ad accrescer la difficoltà di una distinzione. che sia appoggiata a caratteri veramente scientifici.
      SAGDNTO (lat. Saguntum, Saguntus ; gr. layouvrov, Sa-povro*, oggi Murviedró) (geogr. e stor.). — Città degli Edetani o Sedetani nella Spagna Tarraco-nense, sopra una eminenza sulle spoude del fiume Pallanzia, (Pallantias)t tra Sucrone (Sucron, oggi diversamente indicata in Alcira Sueca e Cullerà) e Tarragona (Tarracona), e non luuge dal mare. Strabone la colloca erroneamente presso la foce dell'lbero (Iberus, oggi Ebro), sebbene sia posta circa 160 chilom. al S. 0. del medesimo. Lo stesso autore asserisce cbe fu fondata dai Greci di Zacinto (oggi Zante), e viene perciò da Stefano chiamata ZaxavOa, e ZaxuvUo;. Livio aggiunge che i fondatori furono mescolati coi Rutuli d'Ardea; e quindi incontrasi talvolta colla denominazione di Ausonia Sagunto (Ausonia Saguntus) ; e vi è una tradizione perfiuo, che la dice fondata da Ercole (Liv., xxi, 7; Sii. Ital., i, 263, 332, 505). Era essa diventata uua delle principali città di Spagna, ed aveva acquistato ricchezze immense, dice Tito Livio, tanto col commercio di terra e di mare, quanto colla giustizia delle sue leggi, e colla rettitudine della amministrazione. Sagunto era alleata, o almeno sotto la protezione de' Romaui ; e quantunque col trattato fatto fra questi ed i Cartaginesi, fosse permesso a questi ultimi di portare le loro armi sino all'lbero, la città di Sagunto ne fu eccettuata. Allorché Annibale, verso l'auuo 226 av. C., fu eletto per succedere a suo padre, rivolse i suoi sguardi e i suoi disegni guerrieri all'Italia, e cominciò le ostilità coll'u8sedio di Sagunto. Questa città spedì deputati a Koma. la quale perdette un tempo prezioso in negoziati ora con Annibale ora col Senato cartaginese. In mezzo a queste lentezze, il generale cartaginese continuava l'assedio con tantovigore, che non potendo più sostenersi, i magistrati e gli ottimati gettaronsi, cogli effetti i più preziosi, in uu immenso rogo, appositamente incendiato; ed essendo caduta in quell'istante uua torre, i vincitori entrarono nella città e trucidarono barbaramente tutti quelli che erano sopravanzati al volontario eccidio. Questa città, ridotta nello stato più deplorabile, rimase per tal modo in potere dei Cartaginesi che vi avevano fatto un immenso bottino. Frattanto, l'anno 2.6 av. C. comandando Scipione in lspagna, ed avendo le sue armi abbassato il partito cartaginese, il popolo romano ebbe vergogna di aver lasciato pel corso di otto anni in poter dei nemici la città di Sagunto, la quale era stata la causa principale della guerra. Tentò adunque di riconquistarla, e vi riuscL Le si restituì il suo territorio, e secondo l'espressione di Plinio, se ne fece una nuova città. I Saguntini furono trattati dai Romani con tutte sorta di distinzione, ma uel luogo che essa occupava non si scorgono che rovine. La lunga resistenza fatta da questa città alle armi di Annibale, e il modo cou cui fu presa, le fece porre sovra molte medaglie l'epiteto invicta. E certamente coloro che preferivano di gittaroi nelle fiamme, anziché arrendersi, cessavano di combattere ma non erano viuti. Sulle medaglie di questa città trovausi dei caratteri cbe probabilmeute erano proprii di lei, e iu uso nel paese. Polibio riferisce, che vicino alla medesima era uu tempio di Venere, ove si accamparono Uueo e Publio Scipione allorché mossero coutro i Cartaginesi (Liv., xxi, 14, 15; xxiv. 42; xxviu, 39; Polyb., in, 98; Plin., in, 3, s. 4; Sii. Ital., i, 271).
      Sorgeva Sagunto in fertilissimo territorio, ed era celebre per la fabbrica delle sue tazze di argilla, note ai Latini col titolo di calici saguntini (calice* saguntini) ; ed i fichi dei suoi dintorni erano considerati assai deliziosi (Polyb., xvii, 2; Plin., xv, 18, s. 19; xxxv, 12, s. 46; Mart., iv, 46; x.v, 108). L'antica sua area é ora coperta dalla città di Murviedró (V.), che trae il suo nome dalle antiche fortificazioni o vecchie mura (muri veteres) ; ma ben poco rimane oggidì de'suoi ruderi, adoperati senza alcun riguardo dagli abitanti per la costruzione delle case ; ove vedesi ora il convento La Trinidad ergevasi il gran tempio di Diana, e nel convento stesso conservansi sei romane iscrizioni intorno alle famiglie Sergia ed altre; vi é di dietro un corso d'acqua con alcuni avanzi delle mura del Circo Alassimo.
      Nel sobborgo di San Salvador fu scoperto nell'anno 1745 un musaico rappresentante Bacco, che si lasciò perire ben presto come quello d'Italica. Elevasi il famoso teatro sul peudlo del colle soprastaute alla città, verso la quale sta rivolta l'orchestra. Fu molto danneggiato da Suchet durante l'occupazione francese della Spugna, il quale si valse delle pietre tratte da quello per fortificare il castello, le cui lunghe linee di mura e torri si adergono grandiose ; si può nondimeno ravvisare assai facilmente la forma generale del teatro medesimo, le cui disposizioni locali nulla hanno che non sia proprio di tutti gli altri teatri romaui, e somigliano a quelle di Merida; le parti di cui si compone furono misurate e descritte dal decano Marti (Ponz.
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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