Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      SACRISTI A, SACRISTANO - SACROBOSCO (DI) GIOVANNI 995
      come avvenuta presso Preneste, e da Plutarco (Stili., 28) presso Segni. Apprendiamo inoltie da Appiano cbe, assediata e presa Sezia (Setta, oggi Segee) da Siila, Mario il giovane, ch'erasi sforzato indarno di liberarla, si ritirò passo passo davanti a lui, finché il medesimo giunse nelle attinenze di Preneste; ed allora, fatta sosta a Sacriporto, offerse battaglia al suo persecutore. Gli è dunque evidente che il luogo dev'essere stato nella pianura, ingiù di Preneste, tra questa città e Segni, e probabilmente non lungi dall'apertura tra i colli Albani ed i monti Volsci, per la quale dev'esser corsa la linea della ritirata di Mario; magli è impossibile indicare più precisamente il sito.
      SACRISTA, SACRISTANO iliturg.). — Incaricato, in una chiesa, sotto la direzione del parroco o del sacerdote capo di essa, della cura della chiesa e delle sue dipendenze.
      SACRISTIA o SAGRESTIA (lat. sacrarium, secretar ium; gr. dfòurov, UpofuXaxtov) (liturg. ed arch. relig.). — Dicesi il luogo in cui si ripongono e guardano le cose sacre e gli arredi della chiesa, e dove il celebrante ed i suoi ministri prendono gli orna: meuti od abiti sacri. Il cardinal Bona dice che la parola sacristia è barbara. V'bauuo autori cbe la fanno derivare da sacris stare, cbe esprime l'attitudine di stare in piedi per vestirsi degli abiti analoghi alle funzioni sacre. Fors'é semplicemente un'alterazione del termine secretarium, col quale si designava tale paramento. In alcuni autori la si trova indicata colla denominazione di receptorium, luogo in cui si riceve, di salut*itorium, perché i vescovi vi ammettevano le persone cbe andavano a salutarli, render loro omaggio, o meglio ancora raccomandarsi alle loro preghiere. 1 Greci dànno alla sacristia anche il nome di Trarrò^óptov. che corrisponde perfettamente al vestiarium dei Latini; ma il vestiario, propriamente detto, per la messa, è presso loro piuttosto il SiSxovtxóv situato al lato destro dell'altare, cbe, secondo questo rito, ò unico.
      La sacristia nei tempi antichi ed anche al medio evo esisteva sempre nei templi di primo ordine; le chiese meno importanti possedevano assai raramente vestiarii. Il celebrante si vestiva per la messa sopra una credenza situata a fianco dell'altare. Sotto tale credenza eravi l'armadio in cui si contenevano i vasi sacri ed altre cose necessarie al culto. Nelle grandi chiese, aucbe cattedrali, si vedeva numero assai scarso di saristie , secondo il senso che di presente diamo alla parola. U saluta t or ium menzionato era piuttosto annesso alla casa vescovile, od episcopio, che alla chiesa stessa; onde non vediamo costruzioni di tal natura annesse alle chiese e facienti parte integrante di queste nei monumenti religiosi del medio evo. Da alcuni secoli in qua è raro vedere una chiesa che non abbia sacristia, la quale fa parte integrante e soggetta alle regole canoniche della chiesa stessa. Spesso vi si amministrano i sacramenti del battesimo e della penitenza. Alcune sacristie, segnatamente a Roma, sono anche vere cappelle che hanno il loro altare per celebrarvi la messa. Nelle chiese poste nella direzione da oriente in occidente, la sacristia si trova d'ordinario al mezzogiorno, essendo tale posizione per ogni riguardo la più conveniente.
      La più spaziosa e magnifica del mondo cattolico è senza dubbio quella di San Pietro di Roma. 11 papa Pio VI la fece costruire, e gli costò cinque milioni ; ma bisogna dire ch'essa ò insieme un palazzo ove sono alloggiati i canonici e beneficiati di tale augusta basilica.
      Il sacrista del sommo pontefice é un vescovo in partibus, il quale ha cura di quanto riguarda le insigni reliquie serbate nella basilica Vaticana, non che degli arredi ed utensili della cappella pontificia, la rosa d'oro, lo stocco ed il berrettone. È sempre uu religioso dell'ordine Eremitano, ed abitava nel palazzo del Quirinale, di cui come degli altri, era patroco palatiuo. Nelle cattedrali e nelle chiese maggiori è un sacerdote, nelle minori un chierico incaricato di aver cura della sacristia. Iu varie comunità religiose la sacristana è quella che ha lo stesso ufficio nella sacristia della cappella.
      SACRO (archeol.). — In principio dicevasi sacro o consacrato ciò che veniva tolto all'uso comune, messo a parte, riservato per essere offerto a Dio e destinato al suo cullo, tale essendo l'etimologia del latino sacer e del greco Upóc onde Deo sacrum, è lo stesso che sanctum Domino, destinato o riserbato a Dio.
      Vennero consacrati i re, i sacerdoti, i profeti, e allora si reputarono tratti fuori dalla classe dei semplici privati, e in tal qual guisa messi da parte affiuchò adempissero gli ufficii ad essi imposti. Nel scuso medesimo si consacrarono luoghi, strumenti, cose usuali pel culto.
      L'uso di consacrare i re ungendoli di olio bene- * detto cominciò presso gli Ebrei; Saulle e Davide furouo consacrati da Samuele, Salomone dal gran sacerdote. Fu creduto da alcuni scrittori che nes-suu principe avesse ricevuto la consacrazione prima di Giustino II imperatore di Costantinopoli, salito al trono l'anno 565 ; ma sappiamo da altri, che Teodosio il Giovine venne incoronato e quiudi anche consacrato, l'auno 408, dal Patriarca Proclo. Un tal costume fu seguito dai re de' Goti e da quei dei Franchi. Clodoveo fu consacrato da San Remigio (V. Sagra ed Unzione).
      Gli autichi consideravano come sacri non solamente i templi degli Dei, ma anche i sepolcri degli estinti e i luoghi percossi dalla folgore.
      SACE0B0SC0 (di) Giovanni (biogr.). — Astronomo, cosi chiamato dal nome latino del suo luogo natio, iu iuglese Holywood, nella contea di York, nacque verso il principio del secolo xiu, e si ò reso celebre nella storia della Bcienza come autore del primo trattato di astronomia cbe l'Europa abbia posseduto indipendeùtemente dagli antichi. Sacrobosco fece i suoi studii nell'Università di Oxford, e si recò quiudi a Parigi, ove le sue cognizioni matematiche, straordinarie affatto pel suo tempo, gli acquistarono grande riputazione. Ei vi mori nel 1256. 11 libro di questo dotto, al quale deve egli la sua celebrità, e che per quattroceuto anni è stato adottato nelle scuole come opera classica, è intitolato: De sphcera mundi, ed è diviso in quattro parti, di cui la prima tratta della sfera e della forma della terra; la seconda de' circoli; la terza del moto annuo della terra, del levare e del tramontare degli astri, del crescere e del diminuire dei giorniv^ ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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