Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      GABELLA - SABELLIAN1
      certamente letto molti libri perduti che facevanoi vedere le condizioni de' Sabei, parlò ne' suoi scritt delle dottrine loro per distogliere da esse il popolo di Dio. Secondo Maimonide, nel suo More Nevo-chim, i Sabei non solamente adoravano gli astri, ma anche i simulacri di essi (t, 63); insegnavano essere Dio lo spirito della sfera, cioè l'anima del mondo (ivi, 78); Abramo essere stato allevato nelle opinioni de[ Sabei. Quest'autore aggiunge ancora che nei libri loro tradotti in arabo dicevano espressamente che le stelle sono divine, cioè, come spiega Buxtorfio, gli Dei inferiori; che il gran Dio è il sole, ed i cinque pianeti sono pure Dei, ma i due grandi sono superiori agli altri. Abramo, opponendosi a tali errori, diceva loro esservi un Creatore diverso dal sole, e rispondeva all'objezione che i sacerdoti gli facevano degli effetti miracolosi del sole nel mondo, essere veri tali effetti, ma il sole stesso non essere che lo strumento col quale Dio li operava (Maimon., in, 19). Abramo fu messo in prigione dal re de'Cutei; ma com'egli nou cessava di sostenere la sua dottrina, questo principe, temendo non turbasse la tranquillità de'suoi Stati col volerne cambiare la religione, lo fece esiliare all'estremità dell'Oriente, dopo averne confiscati i beni (id). I Sabei erano agricoltori, e tenevano in gran pregio i greggi, a motivo del vantaggio che ne ricavavano per la coltura delle terre. 1 Sabei adoravano il demonio sotto la forma di becco (id., in, 46) e ne mangiavano la carne.
      Il moderno sabeismo consiste ora nell'adorazione del sole e degli astri, nell'osservanza di una parte della legge di Mosè, particolarmente nell'interdizione di certe carni. I Sabei ritengono per sacramenti il battesimo, l'eucaristia, l'ordine ed il matrimonio; ma ne cambiano tutta l'essenza. Non hanno che una forma oratoria per il battesimo e l'eucaristia, la quale consiste in certe preghiere che compongono essi stessi senza valersi delle parole di Gesù Cristo. La materia del loro sacrificio è affatto diversa da quella dei cristiani apostolici; essi esprimono delle uve secche per ricavarne il vino eucaristico, e si valgono della medesima qualità di vino per impastare il pane di offerta. Offrono anche olio, frutta, animali per materia del loro sacrifizio. La lóro maniera di far l'ordinazione non ha nulla dell'essenza necessaria; hanuo sacerdoti e vescovi ; ma la dignità episcopale non consiste presso di essi cbe nella superiorità sui sacerdoti; sì gli uni che gli altri perpetuano il sacerdozio nella loro famiglia. Ai sacerdoti non solamente è permesso il matrimonio, ma possono anche avere due mogli. Hanuo ammessi due capitoli del Corano; si lavano il corpo, e mentre fanno tale abluzione si confessano in maniera particolare, e quindi si credono assoluti dalle colpe; non concepiscono altra beatitudine in paradiso che il godimento di piaceri carnali. Questa religione, cui si annoda una setta designata sotto il nome di Cristiani di san Giovanni, è anche sparsa assai in Persia. Tali settarii non souo ancora ben persuasi della immortalità dell'anima, nè delle pene e delle ricompense nell'altra rita. Non si vendicano mai delle ingiurie e degli oltraggi che loro possono venir fatti; perocché li considerano come effetti naturali delle influenzecelesti. 1 loro sacerdoti si chiamano sceicchi, Tale a dire vecchi, ed ubbidiscono ad un vescovo detto scioeebra. Credono che Isa, che noi interpretiamo per Gesù, sia l'anima di Dio, cioè il suo diletto, e ch'egli non sia morto, ma gli Ebrei l'abbiano solamente crocifisso in effigie. Hanno tre sacrifizi, di cui l'uno di pane, il secondo d'un pollo, il terzo di un agnello. Alcuni autori credono che non bisogna confondere i Sabei coi Cristiani di san Giovanni; ma l'opinione contraria è sostenuta dal p. Angelo nella Dissertazione sulla religione dei Sabei. e Marrai nelle Note al Corano.
      SABELLA (zoo!.). — Genere di uccelli dell'ordine dei chetopodi cefalobranchiati, affini alle anfitriti, che aderiscono fortemente agli scogli in tutti i mari d'Europa.
      SABELLI [stor. ant.). — Antico popolo dell'Italia centrale, che dimorava nei piani e nelle gole del-l'Apennino e sui declivii dell'Adriatico, fra gli Etruschi, i Latini, i Campani a ovest, gli Umbri a nord, e gli Apuli a sud. Questo popolo era diviso in 14 tribù, di cui le principali erano i Sabini, i Picen-tini, i Ve8tini, i Marruccini, i Peligni, i Marsi, gli Irpini, i Frentani e i Lucani. Erauo agricoltori e pastori, robusti, amanti del loro paese e dell'indipendenza, bellicosi e religiosi. Sovente per placare il loro dio Marte gli consacravano tutta la generazione di un anno, immolavano gli uni e serbavano gli altri per mandarli a fondare colonie; questa costumanza era detta Primavera sacra.
      SABELLIANI (stor. eccl.). — Eretici del secolo tu, seguaci di Sabellio, nativo di Tolemaide o Barce, città della Libia cirenaica, dove prese a spargere i suoi errori verso l'anno 260. Insegnava essere in Dio una sola persona, cioè il Padre, di cui il Figliuolo e lo Spirito Santo sono attributi, emanazioni od operazioni e non persone sussistenti. Iddio Padre, dicevano i Sabelliani, essere la sostanza del sole , il Figliuolo esserne la luce, lo Spirito Sauto il calore. Da questa sostanza emanò il Verbo, qual raggio divino, e si unì a Gesù Cristo per operare la nostra redenzione; poscia tornosaeoe al Padre , come un raggiò al suo centro , e il calor divino del Padre, 80tt0 l'appellazione di Spirito Santo, venne agli apostoli comunicato. D'un altro paragone del pari basso valevansi, dicendo la prima persona esser nella divinità come il corpo è nell'uomo, la seconda l'anima, lo spirito la terza.
      Seguirebbe da ciò chiarissimamente esser Gesù Cristo persona umana e non già divina, non esser nò Dio nè figliuolo di Dio nel vero valor dei termini, ma sì soltanto in un senso abusivo, perchè la luce del Padre gli fu comunicata e abitò in lui-Onde Sabellio, ove avesse voluto ammettere un'in-carnazioue, era costretto a dire Iddio il Padre essere quegli che aveva preso carne, patito e sostenuto la morte per noi. Perciò i Padri della Chiesa che scrissero contro di lui lo posero tra i Patri-passiaui insieme con Prassea e i settatori di Noeto. A sosteuere il proprio errore abusava Sabellio dei testi scritturali ne' quali insegnasi l'nnità di Dio, e seguatameute di queste parole di Gesù Cristo: lo e il Padre siamo una cosa sola. Ma fu vigorosamente confutato da san Dionigi patriarca d'Alessandria, e in appresso da altri Padri della Chiesa.
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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