Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RUSSIA.
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      guerra, si degli Stati ripuarii che di qualsiasi altra Potenza; però, in forza del così detto trattato degli Stretti, questo passaggio delle navi da guerra non è interdetto che in tempi di pace. Da questa contraddizione risulta che le coste dello Stato russo sono esposte a tutti gli attacchi, anche da parte di Stati meno potenti, dal momento cbe questi disponessero di forze militari marittime alle quali la Russia non potesse opporre che navi di minore portata. Il'trattato del 18/30 marzo non è, del resto, sfuggito alle deroghe dalle quali fu colpita la maggior parte delle transazioni europee, di fronte alle quali sarebbe difficile sostenere che il diritto scritto sul rispetto dei trattati stabiliti fra gli Stati, come base e norma per le relazioni fra gli Stati, abbia conservato la Btessa sanzione morale che aveva in altri tempi. Si vide in qual modo i principati di Moldavia e Valachia abbiano compiuto una serie di trasformazioni, mentre la loro sorte era stata stabilita dal trattato di pace e dai protocolli che vi si riferivano sotto la garanzia delle grandi Po tenze. Queste trasformazioni sono in contraddizione tanto delio spirito quanto della lettera di questa stipulazione, e condussero prima all'unione e poi alla chiamata di uu principe straniero. Queste cose di fatto si compirono col consenso della Porta, col l'assenso delle grandi Potenze, o per lo meno senza che esse abbiano creduto necessario di far rispettare le loro decisioni.
      < Il rappresentante della Russia fu il solo il quale elevasse la sua voce onde far osservare ai Gabinetti che con questa tolleranza essi si ponevano in contraddizione colle esplicite dichiarazioni del trattato. Certo che, se queste concessioni accordate ad una delle nazionalità cristiane dell'Oriente fossero uscite da un accordo generale fra i Gabiuetti e la Porta, in conformità di un principio applicabile a tutte le popolazioni cristiane della Turchia, il Gabinetto imperiale non avrebbe potuto che darvi il suo assenso; ma le concessioni erano di natura esclusiva. 11 Gabinetto imperiale deve dunque essere stupefatto vedendo che, pochi anni dopo la sua conclusione, il trattato del 18/30 marzo 1856 abbia potuto essere impuuemente violato nelle sue stipulazioni le più essenziali di fronte alle grandi Potenze che si radunarono in conferenza a Parigi, e che rappresentano, nel loro complesso, l'autorità collettiva sulla quale riposa la pace d'Oriente. Questa non è stata la sola violazione. Ripetutamente, e sotto diversi pretesti, venne concessa la navigazione negli stretti di mare a bastimenti di guerra ; esteri, e quella del Mar Nero ad intere squadre, I la cui presenza formava una violazione al carattere d'incondizionata neutralità attribuito a queste acque. Nello stesso modo in cui perdevano valore le sicurtà contenute nel trattato, e specialmente le garanzie di una efficace neutralità del Mar Nero, l'introduzione delle navi corazzate, ignorata e non preveduta all'epoca della conclusione del medesimo, aumentava per la Russia i pericoli di una guerra eventuale, poiché con ciò era cresciuta in grandi proporzioni la già evidente ineguaglianza delle relative forze navali. In tale stato di cose l'imperatore doveva chiedere a se stesso quali fossero i diritti e quali i doveri che risultavano per la Russia daqueste modificazioni della condizione generale e da queste deroghe agli obblighi, ai quali egli è sempre stato fedele, per quanto fossero concepiti in uno spirito di sfiducia verso la Russia. Dopo un maturo esame della questione, S. M. imperiale giunse alle seguenti conclusioni definitive, ch'ella è incaricata di recare a cognizione del Governo presso il quale ella ò accreditata.
      < Il nostro grazioso sovrano non può ammettere de jure che trattati, i quali vennero violati in parecchie delle loro stipulazioni essenziali e generali, debbano rimanere obbligatorii in quelle clausole che riguardano gl'interessi diretti del suo impero. S. M. imperiale non può concedere de facto che la sicurezza della Russia dipenda da una fiuzione che non ha resistito alla prova del tempo, e che questa sicurezza venga posta in pericolo mediante il rispetto da parte russa di quegli obblighi che non vennero osservati nella loro integrità. Confidando nel sentimento di giustizia delle Potenze le quali hanno firmato il trattato del 1856, non meno che nella coscienza che hanno queste Potenze della loro stessa dignità, l'imperatore le ordina di dichiarare : che Sua Maestà Imperiale non può più a lungo reputarsi legata agli obblighi del trattato predetto, in quanto essi limitano il suo diritto di sovranità nel Mar Nero; che S. M. Imperiale si crede autorizzata ed obbligata a denunziare a S. M. il Sultano la convenzione speciale e quella annessa al detto trattato, la quale ultima stabilisce il numero e la grandezza dei bastimenti che ambedue le Potenze ripuarie si riservano di possedere pel Mar Nero; che la profeta Maestà Sua ne dà in modo leale l'annuncio alle Potenze che hanno firmato e guarentito il trattato generale di cui forma parte integrante questa convenzione; che a questo proposito la prefata Maestà sua retrocede nuovamente a S. M. il Sultano il pieno godimento de'suoi diritti, e così pure riacquista per se stesso questo pieno godimento.
      t Nel disimpegnare tale incarico, ella avrà cura di dimostrare che il nostro grazioso sovrano ha in vista soltanto la sicurezza e la dignità del suo impero. S. M. Imperiale non ha menomamente il pensiero di rimettere sul tappeto la questione orientale. Su questo argomento, come pure su tutti gli altri, l'imperatore non nutre altro desiderio fuorché quello della continuazione e del consolidamento della pace. La prefata Maestà continua a dare la sua adesione ai principii generali del citato trattato, che hanno stabilita la coudizione della Turchia nel concerto europeo. S. M. Imperiale è disposta a mettersi d'accordo colle Potenze che hanno firmata questa stipulazione, sia per riconfermare le sue conclusioni generali, sia per rinnovarle, sia infine per istabi-lire in loro vece ogni altro equo accordo che sembri ovvio ad assicurare la pace dell'Oriente e l'equilibrio europeo. S. M. Imperiale è convinta che la pace e l'equilibrio riceveranno maggior garanzia qualora riposino sopra base più equa e solida di quella che risulta da una condizione che nessuna Potenza potrebbe accettare come condizione della propria esistenza ».
      1 fatti successivi provarono che ben si apponeva il ministro; qualche miglioramento si ottenne neglit^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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