Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RUNGPUR - RUNICHE LETTERE o RUNICI CARATTRRI
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      dell'India moderna e delle nltime conquiste degli Inglesi, come il solo indigeno che in una vasta penisola, popolata di duecento milioni d'abitanti, da capo di una piccola tribù di montanari siasi elevato colla vittoria continuamente, fino ad essere proclamato gran re (maharagiah), divenire sovrano dei regni di Lahor e Cascemir, e dopo quasi mezzo secolo (anno 1799-1839) morire nella pienezza della gloria e della potenza. Nella giovinezza sua avea veduto cascar l'Impero musulmano, fondato nel Misore da Hyder Ali; e il superbo Tippo Saib figlio di esso credersi capace di lottare cogli Inglesi, ma soccombere con tutta la sua famiglia; e i guerreschi Maratti, fatti nucleo di tutti gli Stati indigeni, non poter resistere a quella invisibile regina che chiamavasi Compagnia delle Indie (V.). S'accorse ch'era impossibile combattere questa Potenza che traeva i soldati suoi dall'Europa, e che era superiore in carattere, come lo manifestavano la costanza de' suoi progetti e la perseveranza nell'ef-fettuarli. In ciò più avveduto del suo contemporaneo imperatore dei Francesi, che s'ostinò a lottare col l'Inghilterra, e vi soccombette.
      Viuto Tippo-Saib, gl'Inglesi inseguivano i Maratti nel Pengiab, e Rungit-Smg, che aveva raccolti da ottomila uomini a cavallo, riusciva a mantenere questa truppa col concorso di molti capi che aveva saputo couciliarsi; e alternando vittorie sopra gli Indiani e sopra i Musulmani, era divenuto principe dei Siki, predominante in tutto il paese fra l'Himalaya al nord, l'Indo all'occidente, il Sutlege a levante. Agognava di spingersi nel ricco paese ad oriente de' suoi Stati, prevalendosi della dichiarazione di sir Barlow, governatore delle Indie, che gli Inglesi non allargherebbero il loro impero a nord ovest oltre la riva occidentale del Giumna. Ma lord Minto, succeduto governatore, gli fe'comprendere che l'Inghilterra non si recherebbe in pace la conquista dell'ampio territorio che nessuna barriera naturale separa da Agra e Delhi, antemurali del bacino del Gange. E Ruugit-Sing vi si rassegnò, e conchiuse coll'Impero britannico un'alleanza che gli permetteva di estendersi al sud, al nord, all'ovest del regno primitivo.
      Acquistato Labore, dieci auni faticò a ridurre a feudi militari da bè dipendenti le provincie del Pengiab. Con intelligenza viva e abilità di guerra e d'organizzazione, sapeva comandare l'attaccamento pur esigendo l'obbedienza; nè altro principe di colà mai aveva avuto energia si indomita, nè tanta perspicacia politica. Nessuna ricognizione da Cabul, da Candahar, da Delhi sanzionava i suoi titoli, eppure nel 1808 gl'Inglesi già l'onoravano come uno de'principi più poderosi, cercavano la sua alleanza come quella di quattro altri principi, per opporsi ai progetti d'invasione, supposti a Napoleone, allora all'apogeo di sua gloria. Rungit procurò alle sue truppe la disciplina e la tattica europea, cercò trarre a sè i veterani del grande esercito, ed ebbe Allard, Court, e gli italiani Avi-tabile e Ventura, cbe addestrarono la fanteria, la cavalleria, l'artiglieria, e lasciò cbe adottassero fin l'aquila e gli stendardi imperiali, lieto di parere agli Asiatici un altro Napoleone. Despota, come tutti i principi d'Asia, sapeva contentare i piccolicol moderare l'imposta; i grandi colla gloria; abolì la pena di morte ; le altre pene non lasciava applicare che dietro sentenza; e sebbene non sapesse nè leggere nè scrivere, e i conti si tenessero sopra legni in cui facevansi delle tacche, sapeva osservare; tollerava le altre religioni, accettava nell'esercito tutte le Caste, i Birmani come gli Sscia-tria. De' diversi Stati sottomessi avea tratto le ricchezze nel suo tesoro, tolte le gioje ai principi che rifuggissero nel suo Stato, e così tolse a scià Sugià suo alleato, espulso dal Cabul, quello stupendo diamante che chiamasi montagna di luce (koh i nour). In ciò l'imitavano i suoi uffiziali. Ne derivava gran fasto e splendore alla sua Corte, e gara di gemme, d'abiti, di cavalli, di camelli.
      Bello della persona, di fisionomia intelligente, esercitava una splendida ospitalità con chi venisse ne' suoi paesi , lo faceva scortare da un uffiziale apposito (mehmandar, cioè custode dell'ospitalità) che gli usava e procacciava tutti i maggiori riguardi: esso Rungit poi aveva una particolare abilità di conoscere e valutare questi stranieri, e trarne profitto pel suo paese.
      Ma tutto ciò dipendeva dalla vita d'un uomo, com'è proprio degli Stati dispotici; nè egli aveva tampoco avuto la preveggenza di educare i suoi eredi nella difficile arte di governare una aristocrazia guerriera, e di perpetuare una monarchia conquistatrice. Pertanto, allorché mori il 30 giugno 1839, lasciò pace nell'interno, rispetto ne'vicini, amore nei sudditi, fossero Siki o Indiani o Maomettani. Gli onori rendutigli furono quali ai maggiori monarchi d'Asia; col suo cadavere furono bruciate le sue vedove o sette schiave. Questo mostri come i costumi più barbari si fossero conservati insieme colla gloria conquistatrice ; durava l'iufan-ticidio; durava l'ubbriacliezza ; e bentosto i vizi e i delitti del popolo siko lo sbalzarono dal dominio nella servitù (V. Siki).
      RUNGPDR (geogr.). — Distretto dell'India inglese, presidenza del Bengala.
      RUNICHE LETTERE o RUNICI CARATTERI Jfilol e archeol.). — È questo il nome dato ad un antico alfabeto proprio delle nazioni teutoniche, massime degli Scandinavi e de' Germani, che chiamavano rune le lettere di cui si servivano, e significavano desse segni, incisioni, intagli, derivando il vocabolo runa o dal verbo runen (fare un'incisione, un intaglio), o dalla stessa radicale runa (mistero). Spiegasi colla prima di queste due etimologie il modo con cui formavasi la runica scrittura ; e colla seconda l'uso che ne facevano i superstiziosi pagani. 11 tempo in cui cominciossi ad usare questo alfabeto non può essere che materia di congetture, e mentre alcuni, non ostante l'asserzione di Tacito (Germ., c. 19: literarum secreta viri par iter ac femina ignorant), hanno cercato di sostenere che i caratteri runici erano adoperati dalle nazioni germaniche assai prima dell'èra volgare, altri suppongono cbe fossero inventati molto più tardi. L'alfabeto runico non consisteva che in sedici lettere, di cui la più parte hanno gran rassomiglianza coi caratteri greci e romani. E questa somiglianza sembra venire in appoggio dell'opinione di Fed. Schlegel (Lez. sulla lett. ant e mod.) e d'altri, che quel-
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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