Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RULLO
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      onde servonsi gli agricoltori per ispiannre i viali e rompere le zolle, di cui alla voce Rotolo.
      Nell'arte militare dicousi rulli gli aruesi sopra-descritti , e curii i più grandi cilindri cerchiati di ferro alle testate, aventi quattro fori quadri per farvi passare l'unghia delle manovelle, e farli girare.
      Dice8i rullo uuaBpecial maniera usata dai soldati nel suouare il tamburo.
      Ma il più importante uso del rullo è quello che se ne fa nell'arte delle costruzioni, e dicesi allora rullo compressore.
      I rulli compressori sono da molto tempo ritenuti indispensabili sia a preparare sulle strade ordiuarie di receute costrutte uua carreggiata compatta e resistente, sia ad otteuere il consolidamento immediato, ed in tempo propizio, della iughiajatache la couservazione del pubblico suolo annualmente richiede. Eppure in molte provincie d'Italia direb-besi quasi sconosciuto uu siffatto sistema, e nel-l'aprire molte strade al trausito non è punto curata la massima che le strade vogliono essere fatte per il commercio e non dal commercio; ma per una male intesa economia si preferisce da molti ingegneri che le zampe dei cavalli sconvolgano conti-nuameute la mal ferma massicciata, e che le ruote dei cavalli ne sminuzzino e sprechino il migliore materiale, con ispreco simultaneo di tempo o di forza.
      I. Diversi sistemi di rulli ordinarti trainati da cavalli, stati fin qui adoperati. — La compressione delle inghiaiate stradali con cilindri fu per la prima volta proposta dall'ispettore generale delle strade francesi, De Cessart, nel 1783, e varii esperimenti si fecero quindi in Francia ed in Germania, ma l'attenzione generale era allora rivolta a fatti ben più importanti di questi, sicché questa innovazione nou ebbe voga che a partire dal secondo quarto di questo secolo. 1 primi tentativi non tardarono a rilevare i vantaggi del nuovo sistema, e ad indurre gl'ingegneri di quei tempi, specialmente in Francia, in Prussia, in Russia ed in Inghilterra, a cercar modo di perfezionare i cilindri compressori, e a dar regole certe per la buona esecuzione del lavoro. 1 cilindri di tutto legno del De Cessart non regge vano all'uso, e l'ingegnere Polonceau propose con buon successo di ricoprirli all'esterno con lamine di ferro; poi li ottenue di maggior peso facendoli far cavi e riempiendoli di rottami di ferro. Si eb bero cosi dei rulli compressori, dai 4500 ai 6000 chilogr. Ma questo peso, che riesci va di tanta utilità per la compressione, costituiva, per contro, un ben grave difetto, per la impossibilità di trasportare quei rulli al luogo dove era necessario il loro impiego.
      Epperò nel 1840 s'estese in Francia I'ubo dei rulli compressori di Prus, ingegnere capo a Sau-mur, costituito ancora da una botte cava e tutta esteriormente ricoperta di cerchi di ferro di 2 centimetri di spessezza Essa poteva trasportarsi vuota su buona strada con soli tre cavalli, e poi riempi vasi di pietrisco introducendolo per certe porte praticate nelle pareti laterali. Il cilindro era del diametro di 2 metri, della lunghezza di 1,50; pelava vuoto 3115 chilogrammi, e pieno raggiungeva all'occorrenza il peso di chilogrammi 8000. Questicilindri presentavano tuttavia l'inconveniente di doversi sempre riempire completamele per ottenere la immobilità dei materiali che vi si introducevano dentro; poiché diversamente l'attrito contro la parete interna del rullo accresceva di troppo lo sforzo di trazione; ed i materiali che si trovavano nel cilindro , dopo il lavoro erano diventati ciottoli arrotondati, come se fossero stati rotolati da una corrente. Si pensò allora ad altro mezzo per aumentare la pressione del rullo sulla strada da comprimersi; il telnjo di legno che, applicato ai perui di rotazione del rullo, serve alla trazione del medesimo , fu prolungato alquanto tanto sul davanti che indietro, in guisa da poter sostenere due casse cubiche di m. 1,50 di lato, e da ottenere che il loro centro di gravità fosse situato presso a poco nel piano del tiro per la stabilità dell'equilibrio intorno all'asse di rotazione. Queste casse non partecipando al movimento di rotazione del rullo, potevano essere riempite più o meno, a seconda del bisoguo ; si potè cosi portare il peso del sistema a 13,000 chilogrammi.
      Le frequenti riparazioni che questi cilindri richiedevano li fecero ben tosto abbandonare in Germania, e si preferì di ricorrere all'uso di cilindri massicci in granito, i quali ricevevano un asse che li attraversava, o due perni saldati sul centro delle basi con croci metalliche. Essi però perdevano troppo facilmente la loro superficie regolare per la non omogeneità del granito, cosicché il moto diventava troppo malagevole, aumentavasi la resistenza di trazione, e la bontà del lavoro diminuiva. E questo fatto si ebbe pure a riconoscere dal Municipio di Torino, il quale adoperava tìuo a questi «Itimi anui, per la sistemazione ed il mantenimento di quella parte di pubblico suolo che non è selciata, i ciliudri di granito. Quelli acquistati nel 1P63 col diametro di metri 1,35 erano già nel 1869 degradati e ridotti appena al diametro di m. 1,05. D'altronde i rulli di granito pesando da 6 a 7 mila chilogr. riescono già troppo incomodi per il loro trasporto.
      Per questi due motivi i rulli di granito lasciarono presto il posto ai rulli di ghisa vuoti, i quali presentano il vantaggio di uua superfìcie resistente ed invariabile, e la facilità di poter essere caricati internamente all'occorrenza. Se ne proposero e adottarono di molte foggie. Il più antico è quello dell'ingegnere Prus, e constava di una corona cilindrica di ghisa della larghezza di un metro, del diametro esterno di m. 1,30 sul mezzo e poco meno verso gli estremi, e della spessezza di pochi centimetri. Otto raggi l'univano al mozzo, dividendo cosi lo spazio interno in otto settori, nei quali si introducevano esattamente altrettanti settori massicci ! di ghisa capaci di far salire il peso di questo non , grande cilindro a più di 7800 chilogr. Potendosi , trasportare i settori separatamente, era cosi faci-! litato il trasporto; ma il non picciolo peso di questi stessi settori ne rendeva incomoda la manovra sia per rimetterli a luogo che per toglierli ; e la spesa per trascinarseli dietro dovunque era un altro inconveniente che bilanciava il primo.
      Pensò di rimediarvi il signor Morandine dap-i prima con prismi di pietra o di ghisa lunghi quanto
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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