Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RUFFINI PAOLO - RUFFO (CARDINALE) FABRIZIO
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      bentosto una onorata posizione nell'insegnamento e nelle lettere. Quando nel 1848 sorsero giorni migliori, rimpatriati, i due illustri fratelli furono eletti deputati nel Parlamento subalpiuo. Il 9 gennajo 1849 nominato dal Gioberti uiiuistro plenipotenziario presso la Repubblica francese, Giovanni Ruf-fini rinunciava l'ufficio, e restituiva nove mila lire rimastegli per le spese d'insediamento. Si diede quind'inuanzi tutto alla vita letteraria, pubblicaudo nella lingua inglese, di cui era peritissimo, alcune opere insigni, fra le quali ricorderemo i tre stupendi romanzi: Lorenzo Benoni, il Dottor Antonio e uu Angolo tranquillo nel Giura. Nel maggio del 1882 per iniziativa dei bravi studenti dell'Uuiver sità di Genova inauguravasi iu quell'Ateneo la se guente epigrafe, dettata da E. Celesia:
      AGiovanni, Jacopo, Agostino Ruffini Quando più tetra incombea la tirannide E Vignavia dei volghi appellavasi pace Con virili intendimenti di libertà La gioventù italiana Educarono Alla religione della patria e del vero Travolti nella via dellesiglio Giovanni ed Agostino Con gli scritti e con l'opere Tennero alto l'orgoglio del nome italiano Cui gli stranieri stanchi d'invidiare Onorarono
      Jacopo venuto a mano degli oppressori Suggellava la sua fede di martire Col rifiuto magnanimo della vita Perchè alla venerazione dei posteri Non mancasse l'esempio Di tante cittadine virtù Gli studenti del genovese Ateneo ponevano 1882.
      RUFFINI Paolo (biogr.). — Celebre medico e più celebre matematico, nato il 24 settembre 1765 a Talentano nel ducato di Castro, morto il 10 maggio 1822 a Modena. Studiò prima a Reggio e quiudi a Modena, ove si addottorò iu mediciua, Nelle ore d'ozio si applicò con particolare predilezione alle scienze esatte ; e tali furono i progressi che vi fece, che, non avendo egli che soli ventitré anni, fu giudicato degno di succedere al Cassiani nella cattedra di aualisi nell'Università di Modena. Ricusato avendo all'epoca dell'invasione dei Francesi di prestare il giuramento civico nella forma che allora si esigeva da ogni cittadino, perdette volontariamente questo impiego, che non gli fu restituito che nel 1799, allorché l'Italia toruò in potere degli Austriaci , e che conservò fino al 1806, epoca nella quale passò alla cattedra di matematica applicata nel collegio militare di Modena. Iu seguito fu fatto presidente della Società italiana dei Quaranta, direttore dell'Università di Modena e professore di clinica medica e di medicina pratica. Questo dotto apparteneva alle più illustri società scienti fiche dell'Europa. La matematica debbe a lui preziose scoperte intorno alla teoria delle equazioni e specialmente la dimostrazione della impossibilità dellasoluzione generale delle equazioni algebriche superiori al quarto grado; ed il trovato di una nuova formola generale , onde esprimere le somme dei prodotti di qualsivoglia potenza delle radici col mezzo dei coefficienti dell'equazione.
      Vedi: Giornale di fisica di Pavia (1822) — Ti-paldo, Biografie degli Illustri Italiani (voi. iv) — Lombardi, Notizie sulla vita di P. Ruffini(Firenze 1824) — Memorie di Religione (vii, 1825).
      RUFFO (cardinale) Fabrizio (biogr.). Nato da antica e nobilissima stirpe nel 16 settembre 1744 a Napoli, ma scarso di fortune per essere cadetto della famiglia, si avviò di buon'ora per la carriera della prelatura. Piacque al pontefice P.io VI, dal quale ebbe impiego di tesoriere generale nella Camera pontificia; ma pertroppie8iibiti guadagni perduto uffizio e favore, toruò dovizioso in patria, lasciando in Roma potenti amici acquistati coi doni e i blandimenti della fortuna. Domandò al re di Napoli e ottenne l'intendenza della casa regale di Caserta. Indi, tornato nelle grazie di Pio, fu cardiuale, andò a Roma, ed ivi restò sino al 1798, quando per i turbamenti di Roma prese in Napoli ricovero, e poco appresso in Palermo seguendo il re. In quei tempi nelle Calabrie tenevano dalla parte del re inuumerevoli cittadini, al quale spedirono legati chiedendo milizie ed armi e peiso-naggi di autorità per ajutare le loro mosse. Tenutosi consiglio, perchè Ruffo mostravasi ardente per la guerra, il re gli diede carico di andare nelle Calabrie, e secondo i casi, avanzarsi nel regno o tornare in Sicilia. Con pochi seguaci, meno danaro, autorità senza limiti, larghe promesse, egli tocca il lido di Calabria. Decorato dei segni dell'episcopato, è accolto in Bagnara con pazza gioja dalla plebe, dal clero e dai notabili. Tosto accorrono a lui gentiluomini, preti, frati, soldati fuggitivi o congedati, scorridori delle campagne, malvagi usciti nei tumulti dalle carceri. Il cardinale esce da Bagnara con uno stuolo numeroso e disonesto, col quale soggetta col grido le città sino a Mileto. Quivi dichiara sacra la guerra, bandiera la croce, sicuri ai combattenti, oltre i premii celesti, gli spogli dei beni dei ribelli. Progredisce, senza combattere, per Monteleone e Maida sopra Uotrone. I Cotronesi, dopo le prime resistenze, domaudano patti di resa, cbe il cardinale rifiuta, perchè non avendo danari per saziare le ingorde torme, ha loro promesso il sacco della città. Questa vien debellata con strage dei cittadini armati o inermi, e tra spogli, libidini e crudeltà cieche, infinite. Nel di segueute il cardinale guerriero loda le schiere, assolve le colpe. Indi sottomette Catanzaro, e marcia sopra Cosenza, di cui s'impadronisce per tradimento di chi comanda i repubblicani. Si volge allora verso la Puglia per buon consiglio di rianimare col grido del suo arrivo le parti regie ; iguorante di guerra, sagacissimo nei civili sconvolgimenti, guida la difficile impresa cou fine iugegno; e perciocché di crudeli e rapinatori si compoue la sua schiera, le crudeltà e le rapine sono mezzi al successo. Movendo dalle Calabrie, riduce sotto il regio impero la Basilicata. Cinge d'assedio Alta-mura, città forte per luogo e per valore degli abitanti. I Borboniani, comecché superino l'oppostat^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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