Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      Rovereto e Rovereto
      Molto eBtesa è nel contado la coltivazione della viteil cui prodotto è assai ricercato nel Tirolo tedesco. Vi si tiene fiera il 25 aprile
      24 maggio
      21 ottobre e 25 novembre. .È sede di un tribunale di seconda istanza e di un'accademiadetta degli Agiati ; vi è una pubblica Biblioteca
      uno Spedale
      un Istituto elemosiniereun Monte di pietà
      un Orfanotrofio femminile ed uno maschile.
      Storia. — L'origine di Roveredo è attribuita da Francesco Sanseverino ai fiamminghi fratelli Rolando e Rodolfo Della Rovere
      i quali essendosi messi con grossa masnada di stranieri al soldo di Alberto vescovo di Trento
      e dopo la prima sconfitta essendo rimasti vincitori in vai Lagarina
      ottennero in mercede ed in feudo piccola porzione di quella valleove cominciarono a porre le fondamenta della borgata cbe dal loro nome fu appellata. Il Tartarotti
      appoggiato ad un documento Delle antichità estensi ed italiane del Muratori
      ove si legge un accordo fra Arrigo duca di Sassonia e i marchesi d'Este
      segnato l'anno 1154
      vi trova tra gli altri testimonii Liuto de Buveredo
      che non dubita ritenere di quella terraper cui il nome avrebbe esistito qualche anno prima dei fratelli Della Rovere
      e tutta la filastrocca del Sanseverino cadrebbe per sé. Il Baroni riporta un'antica tradizioneed è aver Guglielmo di Castelbarco incominciato a dare a Roveredo forma di terra forte
      averla cinta di mura e munita di castelloche in documenti della prima metà del secolo xiv chia-mavasi Castelnuovo. Ciò sembra veramente il fatto più sicuro.
      Leonardo di Castelbarco sposò Sofia
      unica figlia di Giacomo di Lizzana
      e da essa gli venne il feudo di Lizzana
      che in quell'epoca comprendeva anche il territorio di Roveredo. Da Leonardo il feudo passò al fratello Guglielmo
      il quale concentrò il dominio sopra quasi tutte le terre di vai Lagarina
      e tenendosi in grazia di Alberto della Scala che lo elesse a potestà di Verona
      e presso i principi di Trento che lo fecero loro capitano generale delle Giudicane
      seppe bilanciare fra i due principi e tenersi in potere del territorio che stava di mezzo. La strada principale fra Trento e Verona era allora definitivamente tracciata sulla sinistra del fiumeove Guglielmo possedeva i forti di Beseno
      della Pietra
      di Lizzana e di Serravalle. L'imboccatura di Vallarsa e il passaggio sul Leno erano condizioni più favorevoli ad ingrossare una terra che non fosse in Lizzana
      ove nou sembra aver mai esistito che un castello ed un Comune rurale ; e cosi i Castel-barchi stabilirono in Roveredo i loro vicarii o ga-staldioni per le cose di giustizia; quivi tenevausi i mercatie la terra crebbe ad una bella borgata. Il Comune di Lizzana estese però sempre le sue ragioni fino alla sponda del Leno
      e il borgo di San Tommaso
      che sta alla sinistra di quel fiumenon fu staccato da quel Comune che in questi ultimi tempi.
      Azzone di Castelbarco
      col suo testamento del 1410
      lasciò i suoi beni alla Repubblica di Venezia
      ed essendo morto poco dopoil 23 giugno 141 furono da Verona inviati militi e castellani a prendere possesso di Ala
      Avio e Brentouico. 1 duchi d'Austria
      come conti del Tirolo
      vennero in ap-
      prensione di questo ingrandimento della Repubblica
      ed essendosi le cose fatte più acerbei Veneziani trovarono mal sicuri questi loro possedimenti in vai Lagarina
      senza presidiialle strette di Cal-liano e della Pietra. Fosse che inducessero i Castel barchi a riceverli in queste loro rocche
      o vi si annidassero colla forzanell'anno 1413 tenevano occupati i castelli della Pietra e di Beseno. Federico duca d'Austria
      che aveva usurpato il principato di Trento
      venne a mettere campo sotto Beseno e Castelpietra
      onde snidarne i Veneziani ; ma Francesco Bembo provveditore o capitano della Repubblica in Verona
      intesa la cosamosse con soldati a piedi e a cavallo in soccorso dei presidii
      mise in rotta i Tedeschi
      prese 350 di loroe condusse la guerra con tanta fortuna
      che il 3 luglio in Bolzano fu chiusa la pace per cinque anni.
      Nel 1416 era prossima a spirare questa tregua; ai Veneziani interessava il passaggio del Leno per aver libero il loro commercio e come punto di difesa. Roveredo era già grossa borgataguardata da una ròcca ben munita
      e qnivi Aldrighetto di Castelbarco
      fidando nelle forze del duca Federico
      mal si prestava a secondare le mire dei Veneziani. 1 Veneziani dicevano che egli molestasse i merca-danti che da Verona passavano per quella parte; dall'altro canto gli abitanti di Roveredo
      che già cominciava a farsi terra industriosa e mercantilevedevauo tutti i vantaggi che loro verrebbero dall'essere uniti alla siguora del mare. Di fatto i Veneziani vennero armati il 4 ottobre 1416 sotto le mura di Roveredo e la borgata passò tosto a patti cou loro; non cosi la fortezza
      alla quale posero assedio. Ma siccome il prenderla sarebbe stata opera lunga e difficilevennero a più breve espediente e l'ebbero a danari dal castellano. Tosto che il duca Federico n'ebbe contezza
      inviò alla volta di Roveredo 1500 soldatiai quali il capitano veneto oppose una forte resistenza con soccorso che ritirò dalle piazze di Verona e Vicenza
      e fece levare i Tedeschi dall'impresa. Però i Veneziani cercarono di accomodare le cose col duca; inviarono un loro ambasciatore a Federico
      il quale trattò con Aldrighetto di Castelbarco
      e patteggiò una cessione formale di Roveredo coi Veneziani
      e sebbene si dicesse per quattro annila tennero anche in progresso
      perchè era patto a redimere quella giurisdizione la restituzione del danaro.
      Iu questa guisa i Veneziani vennero in potere di Roveredo
      e cercarono poi di assodarsi in quel possesso con provvedimenti che fanno onore a quella Repubblica. Essi inviarono un loro cittadino del ceto dei nobiliin prima col titolo di provveditore
      poi con quello di podestà di Roveredo e capitano di tutta vai Lagarina: impresero la riparazione delle muravi aggiunsero nuove fortificazioni
      eressero il palazzo Pretorio e concessero varii privilegi alla città. Nella sala del palazzo del podestà si vedevano le armi dipinte in serie di tutti i podestà col nome e millesimo fino al 1509.
      Ai conti del Tirolo e ai vescovi di Trento non garbava questo possesso dei Veneziani in vai Lagarina
      i quali cercavano di stendere sempre più il loro dominio. Nell'anno 1487 ruppe la seconda guerra veneta. Pugnata la battaglia di Calliano
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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