Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      ROTAZIONI AGRARIE o AVVICENDAMENTIsua velocità. Affinchè questa parte di roteggio agisca
      ò necessario che l'estremità d si trovi un poco sopra deirasticina e fe che non si scosti molto da questa posizione. Una condizione essenziale
      perchè il roteggio possa camminare
      è di regolare la vite g e la controvite h in modo che l'albero del pendolo conico non sia nè strettonè abbia troppo movimento
      condizione che si trova facilmente per tentativi. Bisogna poi mantenere sempre umettati di olio fine tutti i perni degli alberispecialmente i più veloci
      e in fine difendere l'apparecchio dalla polvere.
      Il pezzo iche serve a portare i dischi
      può adattarsi su tutti gli alberi 1. 2. 3. 4. 5
      che sporgono da uno dei lati. Le velocità di detti alberi sono le seguenti :
      Albero N° dei giri in 1°.
      1 0
      005
      2 0
      052
      3 0
      280
      4 1
      171
      5 3
      125
      Avendo bisogno di ottenere delle velocità maggiori negli albericon molta esattezza nell'uniformità del moto
      si può applicare il regolatore di flippconsistente in una molla di acciajo che ad ogni vibrazione lascia passare un dente di una ruota a sega fissata nella metà dell'ultimo albero.
      Per avere la rotazione attorno ad un albero verticalesi aggiungono i pezzi come sono disposti nella figura
      applicando la ruota conica l a quell'albero che si desiderama la velocità di rotazione dell'albero verticale è maggiore di quella dell'albero orizzontale corrispondente nel rapporto di 50 a 36
      cioè di 1U circa.
      Per trasformare l'istrumento in cronografosi aggiunge un cilindro O sorretto da una membrana q
      che si ferma al piedestallo per mezzo delle viti r r; questo cilindro può applicarsi a tutti gli alberi del roteggio.
      ROTAZIONI AGRARIE ossia AVVICENDAMENTI (econ. agr.). — È òon questo nome che viene indicata una costumanza in agricolturain grazia della quale una medesima pianta ben di rado viene coltivata nell'identico spazio di terreno per due o più anni di seguito; ma invece
      nello scadere di ogni annata agricolaad una data coltivazione un'altra se ne fa succedere
      qualora per circostanze locali non si abbandoni il terreno a se medesimo e si lascicome dicesi comunemente
      a maggese od in riposò. Siccome pòi il numero delle piante coltivatedalle quali trae8i maggior profitto diretto
      è assai limi- ! tatoe quindi ad ogni volgere di un dato numero ( di anni nna pianta ritorna ad essere coltivata sullo stesso campo
      comeal girare di una ruota
      ad ogni , rivoluzione della stessain un dato tempo uno dei raggi viene ad occupare lo spazio che teneva in antecedenza
      cosi questa pratica agricola venne
      chiamata anche rotazione agrariala quale è rego-lare allorché le piante fruttifere si succedono vicendevolmente.
      La pratica di avvicendare le coltivazioni ci fu insegnata dalla naturae basta l'osservazione anche più superficiale sugli Btessi nostri prati stabili per i
      accorgersi che è perfettamente consona alle leggi della natura stessa. E di fatto noi vediamo nelle praterie comparire e crescere dapprima ed ottenere il predominio alcune famiglie di vegetalile graminacee ad esempio
      e la loro cotica rivestirsi di airedi bromi
      di festucheecc.
      le quali tengono il campo per qualche annata; poi alle stesse succedere ed estollersi rigogliose le leguminosequali i trifogli e le mediche
      le quali a loro tempo cedono il posto alle crocifere e ad altre famiglie di minor importanza e certamente meno nutritive. D'altronde questa praticadella quale discorriamo
      è antichissimae le medesime leggi mosaiche ne fanno piarola
      ordinando che al volgere di ogni settennio il terreno rimanga in riposolegge che do-veasi osservare impreteribilmente. Gli scrittori geor-gici greci e latini ne tengono pure proposito nel discorrere delle cose agrarie ; ma mentre l'autore del Pentateuco ne fa una legge e non ne dà la ragione
      gli ultimi ai accontentano di accennare al fttto e di soggiungere che una secolare esperienza ha dimostrata la ragionevolezza della cosasenza pur cercarne la cagione.
      Fu solamente allorquando le scienze fisiche presero lo sviluppo che vantano al giorno d'oggiche si cominciò ad indagar la causa del fenomeno singolare
      per cui uno stesso genere di piante non poteva crescere e fruttificare per lunghi anni di seguito sullo stesso spazio di terreno e terminava col renderlo improduttivo per molte stagioni nell'avvenire. Ma nel discutere le cagioni per le quali vedovasi essere una legge inesorabile quella di avvicendare le coltivazioninoi troviamo anche l'in^ pronta e la dimostrazione delle tendenze degli studii che si avevano nell'epoca in cui furono tentate. Disfatti noi sappiamo che anche prima del tempo in cui la chimica si dimostrò l'ausiliatrice portentosa di tutte le scienze positive
      come lo è presentementei diversi rami della natura erano studiati parzialmente nelle loro forme esteriori e nell'organismo esterno
      e la botanica in ispecial modo aveva attirata l'attenzione più seria degli scienziaticosicché
      mentre il Linneo ed il De Jussieu le avevano data una forma metodica e scientificala chimica era ancora nella infanzia e dava appena i primi vagiti.
      La spiegazione della necessità di alternare le coltivazioni si risente in quei tempi del predominio degli studii botanicied il primo tentativo di schiarirla razionalmente devesi a taluno che dello studio dell'organizzazione delle piante avea fatta sua prima cura
      quantunque traccia delle ragioni addotte trovisi^ricercando gli antichi scrittori geor-gici
      nel poema di Virgilio. Costuinella sua tìeor-gica
      parlando della necessità degli avvicendamentiaccenna a pretese antipatie le quali correrebbero fra le piante
      e spiega con esse la ragione del dovere alternare le coltivazioni. Cotesta spiegazione è in consonanza colla natura poetica dell'inventoreche
      come vatedoveva prestare ad essere dotati di vita
      ma non di motosentimenti ed affetti che son posseduti solamente dagli animali ; ma la teoria delle antipatie non regge
      giacché è provato che si dànno spazi di terreno in alcuni paesinei quali lungamente fu coltivato lo stesso genere di pianta
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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Btessi Pentateuco Linneo De Jussieu Virgilio