Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      ROSMINI ANTONIO
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      e parenti che tuttavia vi serbava; e dato a' patrii lari l'ultimo addiosi restituì all'altra patria di sua elezione
      la città di Milano. Non trapassarono che pochi mesiquando spiegatosi sventuratamente un fatai germe
      tanto da lui temuto ed a parecchi dei suoi stato di eccidiovenne colto da apoplessia subitanea
      per cui lasciò eterno di sò desiderio in età d'anni sessantottomesi sette e giorni dodici.
      Lungo sarebbe il toccare di tutte le opere del Rosmini. Giuseppe Baraldi inserì nel giornale Memorie di religione e di letteratura (Modena 1829
      voi. xvi) un'assai circostanziata notizia biografica del Rosmini; altri articoli necrologici videro la lucedettati dal prof. Meneghelli in Padova. A questi e ai cenni biografici di B. Gamba
      che premise il Silvestri alla sua edizione dell'/dea dell'ottimo precettoreecc. (Milano 1845;
      rimandiamo per più particolari il lettore.
      ROSMINI Antonio (biogr.). — Nacque a Roveredo
      « là dove è quella ruina che di qua da Trento l'Adice percosse »
      il 24 marzo 1797
      dalla contessa Giovanna Fornenti di Riva al Garda e da Pier Modesto
      rappresentante d'una famiglia di uobiltà e ricchezzacome di franca pietà
      di ospitalità generosadi estesissima carità. Educato a tali esempi
      Antonio crebbe presto in pietà e virtù; ma gli esercizi eie ipeutari non bastavano a quell'avidità del sapereche fu il carattere e talvolta l'iuciampo della sua carriera. Amantissimo dello studio e della solitudine
      pure in società mostravasi giovialecompagnevole ; formò auzi in casa sua un'accademia di giovani
      che si esercitavano ascriverea discutere e a studiare san Tommaso. Sentendosi chiamato al sacerdozio
      vinse la lunga opposizione dei parenti. che lo destinavano a perpetuare la famiglia. Studiando filosofia sotto Pietro Orsi
      più matematico che filosofoe seguace di Locke
      egliche avea già letto Platone
      e trovava volgari le idee dell'ingleseriuscì a convertir il maestro in suo discepolo. Perocché fin d'allora aveva compreso che il problema fondamentale della filosofia è l'origine e la natura delle idee
      e giudicava incomplete tutte le spiegazioni dateue per lo innanziponderate le quali
      ne cercò uua nuovae a venti anni anzi anche prima concepì e formolò quella che parve a lui e pare a' suoi seguaci la vera
      e che è il fondamento di tutte le sue operecome cominciò a dimostrare negli Opuscoli filosofici
      e dimostrò poi ad evideuza uel Nuovo saggio sull'origine delle Idee.
      U primario difetto della filosofia odiernaa veder suo. era il soggettivismo
      cheal sommar de' conti
      è un sensismo meno grossolano; e i cui seguaci paragonava a naufraghiche scampando dai marosi coll'arrampicarsi s'uno scoglio
      restano ancora coperti di schiuma e faugoe vicini a ricader nell'abisso. I seiisistì deducouo le nostre cognizioni dalla sensazione; i soggettivisti dal sentimento o dalla coscienza ; quelli insegnano che la cognizione è uua seusazioue trasformata da un organo più perfetto; questi la deducono misteriosauieute dal sentimento; dicono: lo seuto; ho coscienza del mio esistere
      acquisto l'idea dell'esistenza; ho coscienza d'essere un'attività
      una forzae acquisto l'idea d'attività
      di forzadi sostanza; ho coscienza d'operare
      e acquisto l'idea di causa e d'effett . Ma il
      , sentimento di esisteredell'attività
      della forza senza le idee dell'esseredell'attività
      della forza sono altro che mera sensazione ? L'osservazione psicologica convince che l'idea è essenzialmente og-, gettivae la sensazione essenzialmente soggettiva. I II sensismo e il sentimentalismo affermano che il pensiero nasce e svolgesi nelle solitarie profondità dell'anima senza veruna relazione col lume esterno : l'anima pensa se stessa; ella è il soggetto e il ter-, mine della sua azione
      il principio e il fine della sua vita. Questa facoltà di pensaredi volere
      di amaresola e senz'altro che se stessa
      è necessa-i riamente la legge sua. L'intellettoindipendente , nella sua attività
      esce poi da se medesimoe incontra
      dove e come non si sala verità
      Dio e il mondo; ma la verità
      Dioil mondo non gii sono necessarii perchè esso pensi
      vogliaami
      perchè , viva della vita intellettuale e morale. Ma è egli i poi vero che questo basti? senza un primo inteso? , per cui conoscere si possa il sentito? I Kant
      riducendo quest'opinione alla forma rigo-j rosa che solevanegò tale incontro
      e dimostrò impossibile all'uomo il conoscere altro che i proprii pensierimodalità fuggitive senza sostanza nè appoggio. In conseguenza l'attività soggettiva restava ! l'unica legge; e il fondamento della morale formo-lavasi in operar necessariamente ed operar liberamente. Questo soggettivismo
      proclamando l'indipendenza della volontà
      divinizzava l'uomo e ; l'egoismo; e ne derivò il panteismo umanitarioe il considerar tutte le religioni come fedeli rispondenze della coscienza umana; e la coscienza umana
      fatta unica legge religiosale proclama tutte egualmente buone
      e le confonde nella medesima stima ! o nel vilipendio medesimo.
      Rosmini vi oppone un franco e ragionato sistemala teorica dell'essere ideale. Tutti i filosofi o ammettono troppo o troppo poco nel cerca*: l'origine 1 delle idee. L'esame che
      sotto questo punto d'aspettoegli fa de' varii sistemi
      è un capolavoroe la parte più indisputata de'suoi meriti; e fosse anche soli
      resterebbe sempre la migliore introduzione a una storia della filosofia e della filiazione d'un sistema dall'altro. , Secondo luinon si può negare una idea innata
      ma questa è la meno possibile ; e si riduce all'idea dell'essere possibileche cioè mostra la possibilità , dell'ente reale finito. Quest'essere ideale è una luce oggettiva che illumina ogni uomo veniente in questo mondo; e basta perchè ne derivino tutte le nostre idee.
      Tutte le cognizioni umane hanno un elemento invariabileformale
      che non può esser dato dall'esperienzala quale dà solo l'elemento materiale
      mutevole. La prima cognizione consiste nell'uuir questi due elementi. Per far ciò richiedesi un giudizio. Ora giudicare non è che attribuir un predi-cato a un soggetto. Quando per la prima volta si conosce una cosale si attribuisce l'esistenza
      tacitamente collocandola uel gran mare dell'essere. Bisogna dunque che l'idea dell'essere preceda tutti i nostri giudizianche il giudizio primitivo. Ogni nostra idea determinata non è se non quella dell'essere
      determinato variamente: tali determina-i zioni corrispondono ai sentimenti che noi proviamo:
      ^.ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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