Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      ROSMARINO (ESSENZA DI)
      - ROSMINI (DE') CARLOrazione di piedi. Nei giardini di delizia si educa una varietà o piuttosto forma morbosa di rosmarino a foglie screziate di bianco (R. Argenteus) o di giallo (R. aureus) assai delicate e da custodirsi in cedrone ri a.
      ROSMARINO (essenza di) (chini.). — Tutte le parti del rosmarino (rosmannus officinalis) sottoposte alla distillazione coli* acqua foruiscouo un olio essenziale limpidofluidissimo
      di odore penetrante e di sapore aromatico c cauforato. La densità dell'essenza del commercio ècomunemente di 0
      911 ; ma essa varia coll'età della pianta distillatao della stagione in cui questa fu raccolta.
      Si ottiene l'esseuza di rosmarino pura mediante la rettificazioneed allora la sua densità è di 0
      8S5 ed il suo puuto di ebollizione a 166° centigr. L'analisi la dimostra composta di 83
      49 di carbonio
      11
      66 d'idrogeno
      4
      85 di ossigeno.
      L'essenza di rosmarinoabbandonata all'evapo-razioue spontanea o posta iu contatto colla potassa
      somniiuistra la canfora di rosmarino ; trattata col-l'acido cloridrico forma un olio pesante senza produzione di canfora artificiale; si riscalda al coutatto del jodio ; annerisce coll'acido solforicoed il miscuglio saturato colla calce dà un sale di calce solubile. Quando si distilla mescolata all'acido solforico
      si ottiene un olio aromatico che possiede l'odore agliaceo del mesitileno. Quest'olioche da Kaue è stato denominato rosmarino
      ha una densità di 0
      807 ; bolle a 173°
      e possiede la composizione dell'essenza di trementina. L'esseuza di rosmarino è usata dai profumierie qualche volta dalla medicina come stimolante e stomachica.
      ROSMINI (de') Carlo (biogr.). — Letterato di gridonato di nobile famiglia in Roveredo il 29 ottobre 1758
      morto a Milano il 9 giugno 1827. Approfittò da giovinetto della propizia fortuna che lo aveva avvicinato alla famiglia Vaunetti
      composta di persone dedite alle belle lettere. Nel 1783 ei pubblicava già un libricciuolo intitolato Versi di Erotico e di Cintone
      cui tennero dietro altri scritti dettati con miglior seunoe fra questi Le considera-etoni sui due opuscoli di D'Alembert intorno alla poesia
      operetta che ridonda di nuove viste e di profonde riflessioni. Nel 1789 vedeva la luce iu Ferrara la Vita d'Ovidio (2 voi. in-8°)
      nella quale trovausi esaminate e giudicate con molto gusto le poesie di quel poetae nel 1796 pubblicava in Roveredo la Vita di Seneca
      che riscosse siuceri applausi da' letterati italianifra i quali ci basti ricordare un Bettinelli
      un Fontana
      un Cesari. Riparatosi nella primavera di quell'anno stesso nel territorio della Repubblica Veneta
      allorché le armate francesi occuparono gran parte della Lombardia e minacciavano di penetrare nel Tirolo italianovisse molti mesi in Belluno ed in Feltre
      patria del celebre Vittorino. Quivi scrisse una biografia di questo illustre personaggioche riuscì grata al paese che in quei difficili tempi accorda-vagli generosa ospitalità. Quest'opera stampavasi in Bassano nel 1801
      sotto il titolo d'Idea dell'ottimo precettore nella vita e disciplina di Vittorino da Feltre e de' suoi discepoli. Tale opera più d'ogui altra accrebbe nome al Rosmini. A questa tenne dietro la Vita di Gio. Battista Guarino Veronese
     
      più ampiama dello stesso genere della precedente. Aggregato al regno d'Italia il territorio di Trento e di Roveredo
      il cav. Rosmini si condusse in Milano
      invitatovi dall'eruditissimo Gian Giacomo Tri-vulzio
      con cui durò perenne l'amistà non soloma eziandio la comunanza di albergo per ben trent'anni
      e dove le sue virtù e il suo sapere gli avevano apparecchiato un favorevole accoglimento. E non andò molto che egli pubblicò in Milano la curiosa vita di un letterato del secolo xvFrancesco Ftlelfo (1808
      voi. 3). Alcuni anni dopo pubblicava poi nella stessa città la Vita del celebre generale Gian Jacopo Trivulzio
      detto il Magno (Milano 1815
      2 voi.)
      opera importantissimaperchè contiene circostanziate notizie intorno ai personaggi ed agli avvenimenti de' tempi in cui visse quel gran capitano. Quest'opera fu esposta a gravissime osservazioni critiche
      nou tanto per conto di purità di stilequauto per soggetto di leggiere parzialità) che talvolta traviarono la sua penna
      o lo consigliarono a colpevole silenzio. Nel 1820 pubblicava parte della sua Storia di Milano (presso Maoini e Rivolta
      voi. 4 in-4°
      con molte stampe). Oltre questaun quadro della storia milanese da' primordi i della città sino alla metà del secolo xu
      cioè sino alla incoronazione di Federico I. A tale epoca comincia il corso della storia che termina al 1535
      in cui Milano cessò d'esser capo e metropoli d'una nazionee passò sotto il dominio di Carlo V. Rosmini pervenne a compiere la Continuazione di questa storia proseguendola sino all'anno 1740
      ossia al principio del regno di Maria Teresa; ma questa Continuazione è finora rimasta inedita. La Storia del Rosmini che succedeva alle storie milanesi del Giulini e del Verri pose le colte persone in gran curiosità
      non dubitando che il Rosmini non avrebbe dato fuori il suo lavoro senza essere sicuro di aver superato i precedenti scrittori ; ma il pubblico portò sfavorevole giudizio; perocché se la storia di Pietro Verri cede forse alla rosminiana per eleganza di stilele va molto innanzi per ogni altro pregio storico.
      Una giornaliera occupazione letteraria era ormai divenuta d'iudispensabile bisogno pel nostro autoreper lo che egli si era imposto uu'esattezza di metodo orario ed una ritiratezza dalle società clamorose
      che gli fruttarono poi indicibile attività a comporre opere di grosso volume. 1 pubblici spettacoli non lo distraevano maile relazioni dei potenti non gli erano punto care
      e coi l'avanzarsi : negli anuifortificandosi ognora più iu lui anche la tendenza ad una condotta di vita religiosa e contemplativa
      faceva di questa e delle lettere la Boia beatudine sua. Il perchè non è da attendersi la narrazione di notabili- avvenimenti di uomo pri-I vato che non altro faccia in sua vita fuorché convivere coi libri; chè questi avvenimenti ben di rado si mostrano tali da far faccenda a chi scrive de; fatti suoiné certamente accaddero al nostro letterato Roveretano
      di cui non resta quindi se non che notare quali si fossero gli ultimi tempi del viver suo. Era sempre presago di doverlo toccare alla sprovvedutaper lo che volle
      dopo molti annicondursi nel 1826 a rivedere la patria
      a fiue di stringere per l'ultimi» volta al seno i pochi amicit^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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