Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      ROSCIA GENTE
      679
      la sua cattedra un gran numero di uditorifra i quali Tistoria cita il giovine Abelardo. Non si conosce l'insegnamento filosofico di Roscellino cbe per alcuni scritti de* suoi avversarii ; epperciò si conosce male. Tutto induce a credere che quest'uomo impetuoso e di sincerità temeraria ofiendesse le opinioni ricevute e compromettesse la sua dottrina col tono de' suoi discorsi ; ma nulla ci autorizza a supporre qualche importante differenza fra questa dottrina e quella che fu di poi professata con tanto splendore dal suo discepolo
      divenuto suo nemicoPietro Abelardo. Più tardi Roscellino fu ammesso nella collegiale di San Martino di Tours
      ove composenel 1120 o 21
      contro Abelardo uno scritto virulento scoperto recentemente nella biblioteca di Monaco. È ignota la data precisa della sua morte. Quanto alle sue dottrine filosofichene abbiamo parlato sotto la voce Nominalismo. È chiarito oggidì che questo interprete intelligente
      arditoforse presuntuoso della logica peripatetica
      ebbe a' tempi suoi un'influenza pari alla sua fama. Non ci resta di lui che la suddetta invettiva contro Abelardo
      stampata primamente da Schmeller e riprodotta da Cousin nel voi. n delle sue CEuvres d'Abelardo.
      Vedi : Cousin
      Fragments de philosophie scola-stique (p. 119 e seg.) — De Rémusat
      Abélard (voi. ipassim) — B. flauréau
      De la philosophie scola-stique (voi. ip. 175).
      ROSCIA GENTE {stor. rom. e biogr.). — Plebeadi ragguardevole antichità
      leggendosi di un L. Roselo fin dal 438 av. C.
      ma il nome non occorre di bel nuovo che nell'ultimo secolo della Repubblica. Nessuno de' suoi membri ottenne il consolato durante la Repubblica; ma nel periodo imperiale tre persone di questo nome ricevettero quest'onore. 1 soli soprannomi dei Roscii romani sotto la Repubblica sono Fabato ed Ottone: i Roscii in Ameria sono distinti da uno o due altri soprannomi.
      L. Roselo
      ambasciatore romano inviato a Fidene nel 438 av. C. Egli e i suoi tre colleghi furono uccisi dagli abitanti di Fidene ad istigazione di Lar To-lumnio re dei Yejenti. Nei rostri di Roma furono rizzate statue a tutti quattro (Liv.
      iv
      17; Cic.
      Phil.
      ix
      2; Plin.
      H. N.y xxxiv
      6).
      Sesto Roselo
      d'Ameria
      città nell'Umbria
      ora Amelia
      fu accusato dell'assassinio del padre nel-l'80 av. C.
      e difeso da Cicerone in un'orazione esistente tuttaviala prima ch'ei recitasse in una causa criminale. Le circostanze che diedero luogo al processo sono le seguenti. Sesto Roscio aveva un padre dello stesso nome
      che era uno dei più ricchi cittadini d'Ameria. 11 padre aveva un carattere intemeratoma s'era tratto addosso per certe ragioni l'inimicizia di due suoi congiunti e concittadini
      T. Roscio Magno e T. Roscio Capitone
      i quali non solo odiavano la persona ma agognavano i suoi averidesto visitava frequentemente Roma
      ove viveva dimesticamente con Metello
      Servilio e altri nobili romani. In una di queste visite alla capitale fu assassinato presso i bagni palatini mentre tornava la sera da un banchetto. Il suo nemico Magno
      che era in Roma e che aveva assoldato senza dubbio gli assassinimandò immediatamente per nn messaggio la nuova a Capitone in Ameria
     
      ma senza informare il giovane Sesto
      che era somigliantemente in Ameria
      della morte del padre. Quattro giorni dopo Crisogono
      liberto e favorito di Siila
      che era a Volterra in Etruria
      fu informato anch'egli dell'avvenimento. Egli riseppe che l'avere lasciato da Roscio era ragguardevolesiccome quello che consisteva in 13 masserie o poderi
      la più
      parte lungo il Tevere
      non che in danaro contante ed altri oggetti di valore. Immediatamente fu stretto un contratto fra Crisogono e i due Roscii
      e il nome di Sesto fu posto nella lista di proscrizionenonostante un editto di Siila
      che nessuno dei proscritti fosse perseguitato dopo il primo giugno dell'81 av. C. Ma essendo ora il nome di Sesto sulla listala sua proprietà fu confiscata; Capitone ebbe tre poderi e gli altri dieci furono comperati da Crisogono per 2000 denarii
      mentre valevano 250 talenti ; e Magno fu somigliantemente ricompensato. Una tanta ribalderia eccitò una grande indignazione in Ameria. 1 decurioni della città inviarono conseguentemente dieci dei cittadini principali a Siila per informarlo dello stato reale delle cose e per pregarlo a cancellare il nome di Roscio dalla lista di proscrizioneaffinchè il suo figliuolo potesse ricuperare per tal modo l'eredità paterna. Sgomento per la piega che prendevano le cose
      Crisogono ebbe un abboccamento con la deputazioneed impegnò la sua parola che la loro richiesta sarebbe esaudita; ed essi
      temendo probabilmente affrontare il dittatoresi stettero paghi a questa promessa e tornarono senza vedere Siila. Queste mezze misure però altro non fecero che esporre il giovane Roscio a maggiori pericoli. I ladroni compresero di non poter essere sicuri della loro proprietà finché viveva. Il perchè tesero agguati alla vita di lui
      ed egli non isfuggì alla sorte del padre che fuggendo a Roma e riparando in casa di Cecilia
      figliuola di Metello Balearico. Colà egli era sicuro al tutto da un privato assassinio. Delusi nel loro tentativo di sbrigarsi di lui segretamentei suoi nemici deliberarono di assassinarlo giuridicamente. Conseguentemente eglino assoldarono un certo C. Ermio acciò lo accusasse dell'assassinio del padre e pagarono anche un numero di testimoni che giurassero il fatto. Tene-vansi sicuri di una condanna contro l'accusato
      non credendo che alcuna persona d'importanza fosse per assumere la difesa di lui ; ed anco se gli venisse fatto trovare un avvocatoerano convinti che egli non avrebbe osato muovere accusa al potente : liberto di Siila. In ciò però andarono errati. Cicerone
      che ambiva farsi un nomevide esser quella un'ottima occasione per acquistar fama e s'incaricò prontamente della difesa. Egli non istette in forse ad assalire Crisogno con estrema severità
      e così evidente era il delitto degli accusatoricosì manifesta l'innocenza dell'accusato
      che i giudici non potevano non assolvere Roscio. L'orazione di Cicerone fu grandemente ammiratae quantunque egli stesso la trovasse manchevole di poi
      e piena di esagerazione giovanileessa è però sempre un bel monumento della sua grande potenza oratoria , (Cic.
      Orai
      30 ; de Off.
      u
      14; Pluf
      Cic.
      3 ; Dru-I marniGeschichte Roms
      voi. vpp. 234-244). i Q. Roselo
      il più celebre attore comico di Roma
     
      t^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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