Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      ROMANZO DI CAVALLERIAcavalcare un ippogrifo
      andar sulla groppa di un cavallo invasato dal demonioecc. erano le maraviglie che richiedeva il lettore e l'uditore
      per essere ricreato e scosso. Questo bisogno del maraviglio erasi già sentito in quei tempi nei quali i romanzieri recitavano o cantavano pellegrinando i loro versi. E questo medesimo sfoggiospesso non misurato
      ma inerente alle condizioni della primitiva epopea romanzescafece credere a taluno che gli scrittori si beffassero della cavalleria. Arrivò
      è veroquest'epoca di parodia
      ma più tardie non fa difficile di dirigere coll'esagerazione idee ch'erano già per se stesse esagerate.
      Il Pulci col suo Morgante Maggiore diede pel primo forma elegante e regolare ^i romanzie doveva piacere alla Corte di Toscana più che al popolo. Ciò non ostante egli non abbandona le forme usate dai primi romanzieri nell'orditura dei canti
      e in quel misto di maraviglioso e di soprannaturale ch'era il pascolo favorito del popolo. Si trova nel Morgante molta vigoria nel tratteggiar i caratterima non v'ha quell'intreccio drammatico di racconto che fa il pregio dei romauzieri cbe vennero dopo di lui. Ciò che contribuisce a dargli un'impronta propria ed originale è una certa selvatichezza che par più convenevole della grazia ai cavalieri erranti
      i quali non furono certocome vennero dipinti
      delicati e forbiti secondo la civiltà del secolo xvi. 11 Pulci prese per tema la Cronaca di Turpino
      cioè Carlo Magno contro i Saraceni di Spagna ; ma egli conduce il suo poema con tenore aB8ai diverso dalla Cronaca. Morgante qon era il protagonista
      sì piuttosto Orlando
      personaggio che predominava già la fantasia dei poeti. Gano poicarattere ideato con molta maestria
      ò il principale motore di tutti gli avvenimenti. Questo Gano è un tremendo artefice d'inganni e di tradimentiche finisce coiressere smascherato e punito. Ma tutte le invenzioni dei romanzieri cedono per la varietà e la fecondità a quelle del Bojardo
      che fu ne' suoi tempi assimigliato ad Omero
      e poi quasi obliatoperchè il suo poema era di stile disadorno e non aveva quella forma in cui si produce l'ispirazione dell'arte per innamorare le menti e passare alla posterità. Eppure egli ampliò il disegno dei romanzi cavallereschi con gran vastità di concetto: il suo tema fu tutta la cristianità
      il campo dell'azione la faccia della terra. Egli creò nuovi caratterimodificò le tradizioni. Si allontanò dalla Cronaca di Turpino
      e pose nel cuore di Orlando la passione d'amore per Angelica
      che venne dall'Oriente per incantare e travolgere il capo ai cavalieri erranti. Quest'Angelica ideata dal Bojardo è una pellegrina immagine che allegrò di un sorriso le terribili geste della cavalleria. NeW Orlando innamorato si ammirano situazioni affèttuosescene commoventi e un intreccio drammatico
      sostituitoper risvegliare interessamento
      alla digressione e all'abbandono dei primi romanzieri. La perfezione dell'epopea novella è nelVOrlando furioso di Lodovico Ariosto. Ivi lo stile il più eleganteil più soave che abbia mai parlato la musa italiana. Ma non è questo il solo pregio
      quel pregio che mancava al Bojardo. La tela epica è vasta come la tela di questoma più variata
      meglio tessutapiù finita; gli episodii j
      sono interrotti e ripigliati con peìisato artifizio ; i quadri graziosi e delicati si alternano con pitture forti ed energiche; e le avventuregli amori
      le gestele armi
      le donne e i cavalieri sono con bella armonia disposti ; la varietà dei caratteri è mescolata alla varietà degli affetti ; la natura morale è rappresentata con incantesimo come la natura che cade sotto i sensi; vi sono divinamente descritti l'uomo e il creato. Nel poema dell'Ariosto
      eome in quello del Bojardo
      il luogo dell'azione è la terra. L'Ariosto nel suo vasto itinerario non si allontana dalla geografia conosciuta de' suoi tempie guida il lettore sull'ali dell'immaginazione di paese in paese
      sempre in traccia di nuove maraviglie. Ciò ch'è mirabile in quell'immenso poema egli è l'evidenza e la chiarezza delle idee e delle immaginionde il viluppo di tanti episodii
      la moltiplicità di tanti caratteridi tante passioni si dispiegano colU più grande semplicità alla mente
      che non è mai sazia di leggere e rileggere i furori di Orlando
      gli amori di Angelica e Medoro
      le prodezze di Buggero
      la gelosia di Bradamante
      gl'incantesimi di Alcina
      le avventure di Astolfo
      i combattimenti di Rodomonte e quelle infinite storie le quali compongono quel romanzo epico che non ha pari nel mondo. Quantunque gli amori abbelliscano i romanzi che precedettero VOrlando furiosopure non hanno quella delicatezza e quella leggiadria che fu propria ai costumi del cinquecento
      e che Lodovico seppe cosi bene rendere ne' suoi versi. Le belle arti ch'erano più in fiore in quel temposi erano collegate colla letteratura
      si adornavano scambievolmente; e la cavallerianon quella cantata dai poeti
      ch'era molto antica ed incompiutama la recente
      che andava coi progressi della civiltà
      si era aperta all'inspirazione del bello. Onde la cavalleria cantata produceva gli effetti che nacquero da quell'istituzione. Infine il poema ariostesco non ò più quello del Pulci o di altri romanzieri : ne sono mutati anche i principii dei canti: non più invocazioni religiosema sentenze morali esposte con amena eleganza
      che rannodano i fattili commentano
      e ne traggono ammaestramento pel lettore. Ma queste sentenze morali sono Conformi alla natura dei fatti che si raccontanofatti che versauo sovente intorno a molli amori
      secondo il carattere del cinquecentoche si trova impresso in tutte le produzioni dell'arte di quel tempo. La stessa cavalleria adornata dalla civiltà era divenuta un'istituzione di lusso
      di pompa e di divertimento: ne rimanevano i torneile gualdane
      le vestile cerimonie
      le forme esterneperchè la sostanza di quella istituzione non era più la stessa
      essendo cessato lo scopo ohe quella istituzione si era prefisso. Lo spirito umano si manifestava sotto nuove apparenzesentiva nuovi bisogni
      a cui andava con nuovi modi appagando. — L'Ariosto espresse colla forma più brillante quell'epoca dello spirito umanocbe si confondeva ornai nel passato
      e volle come in una pittura perpetuarne l'immagine che sparisse dalle menti degli uomini. Ebbe l'Ariosto tuolti imitatorie dopo di lui come prima di lui pullularono romanzieri d'ogni parte
      che noi tra» lasciamo di nominare perchè non abbiamo in mira di far la storia dell'epopea romanzescama Soltanto
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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