Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      KOMAaugurale, ben diverso dall'agro romano (ager ro-manus) in seuso politico, ossia dal territorio appartenente al popolo romano, formante per cosi dire, il patrimonio della città di Roma, come ai giorni nostri. L'agro romano religioso od augurale non era invece che il tratto di suolo dichiarato dagli auguri quale unico e solo, per prendervi gli augurii sugli affari esteri e militari ; ed ecco la ragione per cui abbiamo tante volte notizia di generali reduci a Roma per assumere nuovi augurii (Liv., vili, 30 ; x, 3; xxiii, 19 ; Varr., v, § 33; vi, §53; Gellius, xm, 14). Entro al pomerio fin qui descritto stava confinata la città, ch'ebbe a suo fondatore Romolo; ma alcuni scrittori greci ricordano un'antica tradizione, da cui ricavasi esservi stata una Roma Quadrata, diversa dalla romulea, e più antica di questa. Cosi fu intesa da parecchi l'asserzione di cotesti autichi, ma dai raffronti dei varii storici ed archeologi si deduce ad evidenza esservi stata una Roma Quadrata, consistente in un ripostiglio quadrato sul monte Palatino, davanti al tempio di Apollo, in cui erano stati riposti, prima della fondazione della città, tutti gli oggetti di buon augurio per le fondamenta della città medesima, e ch'era stato chiuso con una pietra quadra. Da qui la tradizione divulgatasi di una Roma Quadrata anteriore alla romulea, mentre non si appellò cosi dapprima che un piccolo ripostiglio, da cui si denominò successivamente l'intera città, che può dirsi indistintamente Quadrata o Romulea, essendo una ed identica. Aveva questa in origine tre o forse quattro porte, dappoiché ogui città fabbricata, al pari di Roma, coi riti etruschi doveva avere almeno tre porte e tre tempii, sacri a Giove, Giuuone e Minerva (Serv., ad JEn., i, 422). Ai tempi di Varrone, ossia un secolo av. C., esistevano in Roma tre porte, oltre a quelle delle mura di Servio, e due di queste ponno con certezza assegnarsi alla città Palatina. Appellavansi cotesto tre porte; 1° Mucìona o Mugiona, dal muggito degli armenti che per essa passavano; 2° Romanula, da Roma, avente la gradinata della via Nuova al sacello di Volupia; 3° Gianuale, da Giano, che non appartiene mai alla città Palatina (Varr., L. L., v, § 164,165; Nonius,x i, 51 ; Paul. Diac., p. 144;Solin., i, V4 ; Liv., i, 12,4 ; Ovid., Tri st., in, 1, 27). Plutarco parla eziaudio di uua porta Ferentina e Festo di una Piacolare od Espiatoria, ma sembra sieno state due denominazioni diverse di una delle tre porte precitate, a cagione di alcuue religiose cerimonie che vi si compievano (Plut., 2foro.,20; Fest., p. 213 ; Becker, Eandbuch der ròm. Alterth., p. 177).
      Aggiunte romulee, asilo, alture e gigantesche opere antiche. — Durante il suo regno, Romolo aggiunse all'originaria sua città sul Palatino tre colli: il Capitolino, detto allora Saturnio; il Celio, detto allora Querchetulano (Querquetulanus) e l'Aventino. Il Capitolino era regolarmente fortificato e munito di uua porta, e Romolo lo aveva già contrassegnato qual rocca o cittadella della sua futura città, e sconfitti i fluitimi Ceuineusi (Cceninenses) ed ucciso il loro re, trasportò quivi ed appese le prime spoglie opime ad una quercia, considerata sacra dai pastori, ma che diventò tantosto il sito di Giove Feretrio. Assai più importante del Celio
      e dell'Aventino si fu fin dalla sua origine il Capitolino, dacché Romolo aveva aperto sovr'esao un asilo agli schiavi ed ai fuggitivi per aumentare il numero degli abitanti della nuova città; era situato cotesto asilo in qualche punto della bassura tra le due prominenze del Capitolino, avendo conservato fino a tarda età la denominazione fra due boschi (inter duos lucos. Liv., i, 10, 11 ; Dionys. ii, 15, 37; Strab., v, 230; Plut, Rom.,9; Ovid., Fast., in, 431). Il Capitolino fu dunque un'aggiunta fatta dallo stesso Romolo alla sua città; ma sembra che l'Aveutino sia rimasto fino ai tempi di Anco Marzio, quarto re di Roma dal 609 al 614 av.C., un mero recinto rozzamente fortificato a vantaggio dei pastori. Varie furono le etimologie degli antichi su cotesto vocabolo, tutte probabilmente inesatte, venendo esso derivato da un re di Alba che cosi chiamavasi, e fu sepolto sul colle da uuo dei discendenti di Ercole, ricordato da Virgilio; da Aventino re degli Aborigini od anche da Avente, uuo dei fiumi dei Sabini, i quali avevano fissata la loro stanza sull'Aventino per concessione di Romolo; dagli uccelli (avesì che si erano ricoverati ivi uscendo dal Tevere ; e finalmente dal latino ad-ventu (arrivo, approdo), perchè, rimanendo separato prima dagli altri colli mediaute un padule o lago, si doveva andarvi iu battello; o finalmente dal giungervi delle persone (ah adventu hominum) perchè era luogo di grande afflueuza di popolo , esseudovi un tempio di Diana, comune a tutte le italiche genti; moltiplicità di etimologie, da cui rilevasi che nulla vi era di certo in proposito. Da molte testimonianze si deduce che il monte Celio ebbe anch'esso i suoi coloni, e furono i soldati di Celio Vibenno o Cele Vibenna, generale etrusco accorso in ajuto di Romolo contro Tazio ed i Sabini. Da cotesto duce si denominò il monte , che appellavasi prima Querchetulano o Quercetulano (Querquetulanus), dai suoi querceti (Varr., L. L., 5, § 43, 46; Dionys., ii, 36; Liv. i, 3; Virg., JEn., vii, 6ó6; vili, 233; Paul. Diac., p. 19, 44). Svaria-tissime le tradizioni sull'annessione di cotesto.moute alla Tiittà romulea, pretendendo alcuni che vi fu aggiunto da Tulio Ostilio, terzo re di Roma dal 671 al 639 av. C., mentre altri sostengono essere stato ciò eseguito dal succitato suo successore Àuco Marzio, od auzi da Tarquinio Prisco, quinto re di I Roma dal 614 al 578 av. C.; ma gli argomenti più validi stanno per l'opinione che Celio Vibenua sia ! accorso in ajuto di Romolo, e cbe il moute fosse ! stato da lui denominato e popolato da'suoi militi I (Liv., i, 30; Varr., ib., § 46, 47; Dionys., n, 42, 43; I Eutrop., i, 4; Aur. Vict, Vir. ili, 4; Cic., Rep., ii, 18; Strab., v, p. 234; Tac., Ann., iv, 64-5; Svet, Tib. 48; Festus, p. 355). Dalla leggenda della Rupe Tarpea attigua al Campidoglio, ricavasi che questo era regolarmente fortificato ed aveva una porta. ; Si addimandò il medesimo da principio monte Saturnio, anziché Capitolino, per esservisi stanziati in origine alquanti Elei, usciti dall'esercito di Ercole, i quali intesero di onorare Saturno con quella denominazione. Fu questa poscia cangiata nella odierna, ma parte del tratto meridionale del colle conservò sempre il titolo di Rupe Tarpea (Rupes Tarpeia) per la Vestale ivi sepolta (Fest, p. 322;
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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Roma Roma Liv Varr Gellius Romolo Roma Quadrata Roma Quadrata Palatino Apollo Roma Quadrata Quadrata Romulea Roma Giove Giuuone Minerva Serv Varrone Roma Servio Palatina Mucìona Mugiona Romanula Roma Volupia Gianuale Giano Palatina Varr Nonius Paul Solin Liv Ovid Tri Ferentina Festo Piacolare Espiatoria Plut Fest Becker Eandbuch Romolo Palatino Capitolino Saturnio Celio Querchetulano Querquetulanus Aventino Capitolino Romolo Ceuineusi Cceninenses Giove Feretrio Celio Aventino Capitolino Romolo Capitolino Dionys Strab Plut Rom Ovid Fast Capitolino Romolo Aveutino Anco Marzio Roma Alba Ercole Virgilio Aventino Aborigini Avente Sabini Aventino Romolo Tevere Diana Celio Celio Vibenno Cele Vibenna Romolo Tazio Sabini Querchetulano Quercetulano Querquetulanus Varr Dionys Liv Virg Paul Tiittà Tulio Ostilio Roma Marzio Tarquinio Prisco I Roma Celio Vibenua Romolo Liv Varr Dionys I Eutrop Aur Vir Cic Rep Strab Tac Ann Svet Tib Festus Rupe Tarpea Campidoglio Saturnio Capitolino Elei Ercole Saturno Rupe Tarpea Rupes Tarpeia Vestale Fest Cosi Diac Plutarco Liv Varie Diac