Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      ROBlGO - ROBIN GIOVANNInali di Parigi pubblicarono una lettera in cui ella respingeva l'accusa di aver venduto Ses souvenirs non effacés all'editore delle pretese memorie del fratel suo. Questa lettera firmata De Robespierre dà ragioue a coloro cbe affermano cbe la famiglia Robespierre era nobile e discendeva da uu gentiluomo irlandese, cbe ricoverassi in Francia dopo la caduta degli Stuardi. Nel 1747 il pretendente Carlo Edoardo ammise il nonno di Robespierre, ch'era anch'egli avvocato, in una loggia di rosacroce composta di suoi aderenti, e da lui istituita sotto il nome di Scozia Giacobita. La particella gentilizia de precede ancbe il nome di Robespierre sui registri dell'Università.
      L'ultimo rappresentante di questo nome famoso nell'istoria della rivoluzione francese, Isidoro Giustino di Robespierre, morì in età avanzata nel 1825 al Chili, ove erasi ritirato da oltre sessaut'anni. Egli possedeva nei dintorni di Santiago un podere cbe coltivava con le proprie maui.
      ROBIGO (mitol.). — Deità invocata, secondo alcuni scrittori latini, dai Romani per preservare le giovani biade dalla rubigine o golpe e dai soverchi calori. Aveva un tempio a Roma con un bosco nel quinto rione della città e uu altro sulla via No-meutaua fuori porta Capena. Celebravansi in suo onore le Robigalie, feste istituite da Numa, il settimo giorno prima delle calende di maggio, vale a dire di aprile, essendo quello il tempo cbe la costellazione maligna tramonta, e la rubigine e la golpe daunificauo le biade. Si offrivano al dio in sacrifizio una pecora ed un cane con vino ed in-ceuso. Considerando però l'incertezza degli antichi stessi se questa deità fosse maschile o femminile, e che i Romani non prestavano onori divini a verun mal demone, è sommamente probabile cbe la deità Robigo sia uu'a8trazione soltanto fatta dai Romani posteriori dalle feste Robigalie.
      Vedi: Varrone, De lingua latina; De re rustica — Serv., ad Virg. Georg, (i, 151) — Ovid., Fast. (iv, 907, 911).
      ROBILANT (Spirito Benedetto NICOLIS, cav. di) (biogr.). — Ingegnere piemontese, nato a Toriuo nel 1724, morto il 1° maggio 1801, apparteneva ad uua famiglia dedita tutta all'arte militare. Suo padre, coute Giuseppe, compose due opere notevoli : La seience de la guerre (Torino 1744, in francese) e 11 militare istrutto (Venezia 1751); e suo fratello primogenito fu general maggiore di fanteria. Fece le prime armi nel 1742 nell'artiglieria e si segnalò agli assedii di Valenza, Montalbano e Vil-lafranca. Terminata la guerra, fu inviato in Allemagna per istudiarvi il progresso della metallurgia, frequentò il corso dell'Università di Lipsia, percorse la Sassonia, lo Hartz, la Boemia e l'Ungheria, e tornato in Piemonte nel 1752, ebbe il titolo di ispettore generale delle miniere. Sua prima cura si fu stabilire a Torino una scuola di mineralogia e docimasia insieme ad un laboratorio di chimica. Dopo aver visitato parte a parte gli Appennini e le Alpi, di cui compose carte mineralogiche, aprì le miniere chiuse del Piemonte e imprese nuove esplorazioni. 11 successo coronò i suoi sforzi, e il Governo cessò l'esplorazione delle miniere per conto proprio e ne lasciò l'amministrazione ai privati.
      i Alla morte del conte Piuto, primo ingegnere del regno, il re diede il suo posto a Robilant, eli ei nominò inoltre luogotenente generale di fanteria , e comandante del genio militare. Nel 1789 fu incaricato di rifondere le monete del Piemonte in maniera di porle in ragguaglio al titolo delle nuove I monete francesi. Nella sua vecchiezza attese a far compiere nelle fortezze le opere in costruzione e a porre le frontiere in istato di difesa. Gli Atti i dell'Accademia di Torino di cui era membro, contengono buoni scritti di Robilant, fra gli altri un Essai géographique susseguito da una Topographie souterraine minéralogique e da una Docimasie des Etats du roi en terre ferme; una Description du duché d'Aoste, e una memoria Sur les différents procédés qui ont été employés à Vhótel des mon-naies pour améliorer les traitements métalìurgiques.
      ROBILANT (Gian Battista NICOLIS, conte di » (biogr.). — Nipote del precedente, uato a Sant'Albano in Piemonte, morto il 20 geunajo 1821, entrò uel genio ed ajutò lo zio nello studio che fece delle fortificazioni del regno. La sua condotta durante le campagne dal 1792 al 1796 gli procacciò il grado di luogoteneute colonnello. Duraute l'occupazione francese ricusò servire i nuovi padroni del Piemonte, e non si occupò che dello studio delle liugue, per le quali aveva uu'attitudine speciale. Nominato nel
      1814 general maggiore di fanteria, comandò nel
      1815 le truppe d'osservazione accampate in Savoja, penetrò in Francia e contribuì alla resa di Grenoble. Il re Io nominò successivamente direttore dell'Accademia reale militare, fondata nel 1815 pei giovani nobili, ministro della guerra, e un anno prima della sua morte luogoteneute generale, ispettore generale del genio e dello stato-maggior generale dell'esercito.
      ROBILANTE (geogr.). — Comune in provincia e circondario di Cuneo, con 2659 abitauti.
      ROBIN Giovanni (biogr.). — Botanico francese, nato nel 1550 a Parigi, morto il 25 aprile 1629, si mise di buon'ora in relazioue coi più celebri botanici dei tempi suoi, e fondò fra il Louvre e Saiut-Germain l'Auxerrois un giardino che divenue a breve andare il più bello della capitale pel uuniero e la varietà dei fiori. Enrico III, Enrico IV e Luigi XIII gli affidarono la direzione del giardino del Louvre e gli accordarono la loro protezione. Quando la Facoltà eli medicina formò, nel 1597, uu giardino di botanica, il decano lo incaricò della sua direzione, e Robin vi naturalizzò alcune piante, fra le quali la gran malva e un albero della famiglia delle leguminose a cui Linneo, in memoria del suo primo propagatore, diede poi il nome di robinier, di cui la specie più interessante è la robinia falsa-acacia. Robin ne aveva fatto venire i semi dalla Virginia, e fu egli altresì che mise in voga la tuberosa. Guido Patin pretende che il nostro botanico era così geloso dei suoi fiori, che preferiva sperderne i semi piuttosto che darli agli amici ; il perchè lo chiamò ironicamente eunuchus Hespe-, ridum, e alcuni biografi pigliando l'espressione alla lettera, scrissero ch'egli era eunuco fisicamente. , Tournefort lo chiama il botanista più celebre dei ' tempi suoi. Abbiamo di lui: Catalogns stirpium I tam indigenarum quam exoticarum quee Lutetim
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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