Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      robespierre francesco massimiliano giuseppe isidoro
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      loto parecchi problemi intorno alla cicloide, scoperta della quale il celebre inventore del barometro rivendicava l'onore per Galileo suo maestro. Chi desiderasse vedere trattata con tutta l'estensione necessaria questa questione potrà cQusultare: J. Gro-ningii Historia cyebùUs (Amsterdam 1701, in 8°).
      Roberval è inventore della class» di linee curve, alle quali Torricelli, malgrado i torti di Roberval verso di lui, diede il nome di Robervaliane, cbe hanno conservato, e in tutti i.suoi scritti mostrò bastante ingegno perchè debba grandemente rammaricare che siasi perduto interamente in vane dispute ed in ricerche che superflue rendevano le scoperte di Cartesio, di cui sarebbe stato il primo discepolo, se avesse studiata la sua geometria invece di combatterla. Come fisico, Roberval non fece nulla, perchè allora bisognava cercare i principii della scienza, ed egli mancava delle qualità necessarie per riuscirvi. Mori nel collegio di Maestro Gervasio il 27 ottobre 1675, in età di 73 anni.
      ROBESPIERRE Francesco Massimiliano Giuseppe Isidoro (biogr.). — Figlio d'uu avvocato, nacque in Arras nel 1759, morì ghigliottinato il 27 luglio 1794. Rimase tosto orfauo e senza fortuna, e mostrò fin dalla fanciullezza intelligenza e buona voloutà, che attrassero a lui la simpatia del vescovo di Arras, il quale lo fece educare. Prima che si volgesse alle idee repubblicane , con tanta f<»ja poscia caldeggiate, sembra che pendesse per la parte aristocratica, poiché segnava il suo nome colla particella de, titolo di nobiltà. Venne allevato nel collegio di Luigi il Grande a Parigi, per le cure di due buoni ecclesiastici, e vi fece abbastanza profitto. Ivi studiando la storia, s'iunamorò delle tradizioni repubblicane degli antichi, e il suo maestro lo chiamava il Romano, vantando il suo amore per la libertà. Divenne avvocato e poi presidente dell'Accademia d'Arras Nel 1789 fu eletto deputato del terzo stato all'Assemblea degli stati generali. Così ebbe principio la sua carriera politica, dopo aver dato prova di eloquenza in qualche processo. Aveva allora trent'anni. Si addimesticò tosto colla plebe, a cui andava comunicando i più esagerati principii di libertà. Non tardò molto ad acquistare popolarità per la schiettezza de'suoi costumi, la fermezza dei propositi, la costanza nelle sue idee chiare e precise, l'amore della patria ; e meritò il nome di incorruttibile, perchè si mostrò sempre disinteressato. Egli esclamò alla Costituente, che la prima legge era la salvezza del popolo, e la sua proposta di dissuggellare le lettere sospese rigettata nel 1789, fu votata nel 1792. Egli fu che fiu dal 1789 pose il principio che bisognava rivoluzionare la Francia. Sulle prime non esercitava quasi alcuna influenza nell'Assemblea, ma si addestrava a parlare con tanto studio, scrivendo, meditando e correggendo i suoi scritti, spiegava tanta perseveranza nelle sue opinioni, che giunse a poco a poco ad esser eloqueute, a farsi ascoltare, a trionfare degli ostacoli e delle volontà, a farsi il dominatore formidabile dei partiti. I suoi discorsi erano forbiti, ma pieni di veemenza. Il partito dei moderati, alla cui testa era lo sventurato Bailly, capo della municipalità, venne in odio al popolo per le parole di Rosbespierre. Questi difese nel 1790 quella partedel popolo cbe pose le fiamme ai palazzi dei nobili. Idoleggiando il popolaccio in ogui sua azione ; difensore costante di tutti gli interessi delle moltitudini , parve che talvolta ondeggiasse nelle sue opinioni, sia che vedesse le cose sotto diverso aspetto, sia che l'animosità contro i suoi nemici gli facesse mutar giudizio. Egli è da notarsi che tentò di fare abolire la pena di morte, il cbe proverebbe, comò pretendono Nodier e Lamartine, che Robespierre non fosse, come da'suoi nemici è dipinto, ingordo di sangue. Egli non solamente arringava nell'Assemblea, ma eziandio nel club dei Giacobini. Le sue proposizioni erauosempre demagogiche. Sostenne che il re dopo la sua fuga venisse sottoposto ai tribunali ordinarli, come un funzionario risponsabile verso la nazione. Quando il deputato di Arras non faceva più parte della Costituente, compariva ogni giorno nella società dei Giacobini. Conobbe la famosa madama Roland, in casa della quale si raccoglievano i Girondini, ch'ella informava col suo spirito e patriotismo: ma ben presto abbandonò quella conversazione e si separò dai deputati della Gironda. Non era iu quel tempo aperto nemico dell'autorità reale , e si direbbe che l'idea della repubblica si sviluppasse più tardi nella sua mente. Si appartava nei momenti di crisi, non prendeva parte ai grandi avvenimenti, non si macchiò punto colle stragi di sette mbre ordinate da Danton, per le quali mostrò raccapriccio. Venne eletto primo deputato di Parigi allaConvenzione nazionale. Louvet accusò Robespierre di aspirare segretamente alla dittatura, ma questi si scolpò con un discorso pieno di artifizi. Cooperò molto alla sentenza capitale contro Luigi XVI. Propose uu governo ed un tribunale rivoluzionario, e la proposizione fu appoggiata da Danton , cbe non si era ancor diviso da lui, sebbene ambedue si guardassero con sospetto ed invidia. Dalla sessione del 10 marzo 1793 cominciò il regime del Terrore. Soggiacquero a quello primieramente i generali. Dumouriez si salvò colla fuga, non così Houchard, Gustine, Biron , Beau-haruais ed altri. Rosbespierre fu membro del Comitato di difesa generale. Ripigliò le invettive e le accuse contro i Girondini, e riuscì coll'ajuto del popolo ammutinato a cacciarli dall'Assemlea. 1 Girondini sembravano a Robespierre uomini di mezzo partito, e che tendessero all'aristocrazia e al ristabilimento del principato. Caduta la Gironda, Robespierre divenne quasi il padrone assoluto della Francia, per mezzo del Comitato di salute pubblica, ed aveva la direzione suprema degli affari e della polizia. Dai tribunali di salute pubblica e di sicurezza generale emanarono quelle sentenze di morte che sparsero lo spavento a Parigi ed in tutta la Francia. Il reguo del Terrore durò diciotto mesi, e si pretende che più di due milioni d'uomini perissero per le armi e pei supplizi. Quando i patiboli nou erano sufficienti si usava il cannone, come a Lione, e città iutiere venivano desolate. Cbe se non può dirsi con verità ch'ei fosse il carnefice di tante vittime, pure non si ha a discono-sere cbe derivavano dal suo sistema. « L'uomo è buono (diceva egli), ma la società è pervertita dai pochi malvagi ; s'uccidano dunque costoro, ed il il secolo d'oro rinascerà >. In ciò, che ancora la
     
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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