Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      ROBBTAAllorché sono ben secche, devonsi battere leggermente col coreggiato sopra tavolato onde staccarne la terra, l'epidermide e le fibrille che Bono di poco valore, dopo di che si separa col vaglio e col crivello ciò che non è caduto dal tavolato, e le radici così nettate si conservano intiere in luogo ben secco per metterle in commercio, spettando poi ai consumatori la cura di ridurle in polvere mediante la macina, come si usa per la scorza di quercia destinata alla concia delle pelli.
      La robbia può entrare vantaggiosamente nell'avvicendamento delle nostre coltivazioni, stante le sarchiature, le concimazioni ed i profondi lavori ch'essa richiede; non devesi però ad essa far succedere il frumento, come hanuo consigliato alcuni, ma bensì la prateria artificiale, massime di medica (previa concimazione, attesa la natura depauperante della robbia), rotta la quale si semina il frumento; così colla robbia si può vantaggiosamente allungare la rotazione sino a dodici anni e più.
      La radice di robbia, oltre al servire per se stessa a tingere in un bel rosso solido, serve nell'arte tintoria a consolidare parecchi altri colori ed alla preparazione di lacche inalterabili, qual ò il così detto rosso di Andrinopoli. Non tutte le robbie sono uguali relativamente al loro valore tintorio. Pussauo grandi differenze tra la robbia d'Alsazia e quella d'Aviguoue, diversità dipendenti essenzialmente (come ha riscontrato Girardin) dalla diversità di composizione chimica dei terreni e soprattutto dall' influenza della terra calcare , la quale manca quasi affatto nel suolo dell'Alsazia, mentre abbonda in quello d'Avignone. Si sa infatti che la robbia d'Alsnzianonsomministra,senza l'addizionedi creta, nei bagni di tintura, se non se colori sbiadati e poco solidi, mentre quella d'Avignoue fornisce, senz'ai-tra addizione, colori fissi e vivaci ; e siccome Schlum-berg riscontrò coll'analisi che le ceneri delle robbie d'Avignone contengono quattro volte più di carbonato di calce che quelle d'Alsazia, sembra ragionevole l'attribuire al suolo una sì notevole differenza. Nella Francia meridionale si ottiene da un ettaro di terreno, in termine medio, dopo trenta mesi di coltivazione, 3500 chilogrammi di radici di robbia, e dedotte tutte le spese, il profitto annuo di questa coltivazione ascende a 370 franchi almeno per cadun ettaro, oltre al valore d'uua certa quantità di foraggio che può estimarsi a 75 franchi e più. Un fenomeno importante a notarsi è che le osaa degli animali che hanno mangiato per qualche tempo radici di robbia, si coloriscono in rosso (effetto che nou producesi dalla sua erba) ; il latte prende lo stesso colore ed il butirro riesce di color di zafferano: l'uuo e l'altro di mediocre qualità.
      Le radici di robbia furono già adoperate quale rimedio aperitivo e diuretico; le quali proprietà non sembrano confermate dall'esperienza.
      La robbia da tempo antico fu adoperata come materia coloraute per tingere di rosso in varii toni le stoffe, e alcuni secoli fa coltivata a tale oggetto largamente in Italia e principalmente nella Toscana.
      La materia coloraute della robbia non sussiste nella radice tal quale diventa allorché se ne usa a tingere, poiché nello stato naturale è quasi scolorita e non riceve colore se non per una succes-
      sione di trasformazioni alle quali soggiace. Questo fatto concorda colle osservazioni microscopiche di Decaisne, il quale pigliando ad esaminare la radice fresca, colla foiza delle lenti vide nelle loro cellule un liquido giallo e trasparente, che diventò roseo in contatto dell'aria allorquando le cellule furono squarciate. Similmente si notò che la radice novella, che è poco colorita nell'interno, col tempo acquista un colore giallo più intenso, e in allora tagliandola diventa molto rossa in contatto dell'aria. I tintori sanno che si riesce meglio colla robbia che patì un dato grado di fermentazione che non con quella che è troppo recente.
      Allorquando si fa un'infusione a caldo di robbia e si aggiunge carbone animale al liquido ancora caldo, si ottiene da questo la separazione di una materia che rimane aderente al carhoue e precipita con esso. Si getta sul feltro; si lava il carbone fiuchèil lavacro saggi ato coll'acido cloridrico e messo a bollire non produce più colorazione di verde. Facendo allora bollire il carbone coli' alcoole e feltrando quando bolle, si ha Bciolta la materia che era precipitata dalla robbia, e che si ricupera per l'evaporazione del liquido alcoolico. Ad averla pura fa d'uopo ridiscioglierla nell'acqua, riprecipitarla col carbone, ricuperarla coll'alcoole e ripetere queste operazioni due o tre volte. Detta materia, che è bastevolmeute pura, fu chiamata col nome di rubinno, ed è in massa dura, fragile, splendida e non cristallina, rassomigliante per l'aspetto ad una gemma. È molto solubile nell'acqua e un tautino meno nell'alcoole , donde l'etere la precipita in forma di gocciole brune. Ha sapore amaro.
      Scaldandola verso 130° c. si foude, sobbolle, sprigiona vapori acquosi e poi vapori arancioni d'alizarina, e fornisce un residuo copioso di carbone. Gli acidi non la precipitano dalla soluzione acquosa e neppure i sali metallici, tranne il sottoacetato di piombo.
      L'acido solforico e l'acido cloridrico versati nelle soluzioni acquose del rubiano in modo da renderle acidulate, quando vi concorra la temperatura dell'ebollizione vi inducono la formazione di fiocchi arancioni, che sono prodotto di una decomposizione operata nel rubiauo. Questo per opera dei detti acidi diluiti si scomporrebbe in zucchero d'uva o giù coso che resterebbe disciolto, ed in alzarina che precipiterebbe in forma di fiocchi arancioni, accompagnata tuttavia da tre altre sostanze prodotte per l'alterazione di essa, e che si chiamerebbero rubia-nina, rubirettina e verantina.
      Per rappresentare lo sdoppiamento del rubiano, come si disse, fa d'uopo accoglierne la formola adottata dal Gherard, corrispopdente a C32fl16016.
      Se ad un equivalente di rubiano se ne aggiungono due d'acqua, se ne ritrarranno uno d'alzarina e l'altro di glucosio. In effetto:
      C3»Hi60i6 + 2HO = C20H6O» + Ci*Hi®Oi»
      rubiano acqua alizarina glucoooAllorquando nella decozione di robbia di Levante si versa acetato di piombo neutro, formasi un precipitato violaceo contenente divèrsi prodotti. Si feltra il liquido, e nel liquido feltrato si versa sottoacetato di piombo, il quale forma un secondo preci-
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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