Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      dietetiCAe la rovescia di un identico punto dell'oggetto. Ora, se noi supponiamo che le due immagini di un punto dato per mezzo di movimenti del cannocchiale siano portate alla coincidenza, e che, fissato ristrumento in quella posizione invariabilmente, quel punto si sposti alquanto, è palese che le due immagini si separeranno e che con un micrometro si potrà misurare la direzione e la quantità dello spostamento, o che si potrà stimare quello spostamento mediante una scala collocata sull'oggetto stesso od anche nell'interno del cannocchiale.
      Questa è la base di tutte le operazioni proposte dal professore Luvini, come speciali al suo strumento. È vero che un cannocchiale semplice micrometrico permette di giungere esattamente ai medesimi risultati; basta per ciò fissarlo in posizione invariabile coll'oggetto nel campo. Il vantaggio dell'istrumento iconantidiptico sta in questo: che in esso la separazione delle immagini è doppia dello spostamento reale, e quindi l'esattezza delle misure è maggiore, a parità d'ingrandimento e di perfezione ottica delle immagini.
      Il prof. Luvini insiste specialmente sulla facilità che questo apparato offre, per misurare i giuochi delle rifrazioni tanto nel senso dell'altezza, quanto nel senso orizzontale, e la rapidità con cui varia. Con esso egli avrebbe riconosciuto l'esistenza di rifrazioni laterali enormi e lentamente variabili, delle quali, per quanto si sappia, ne le operazioni geodetiche di alta precisione, uè le osservazioni astronomiche avrebbero sinora dato alcun esempio ben dimostrato. Utilissima sarà dunque la continuazione degli studii su questo argomento, purché l'osservatore si collochi in luogo libero, dove la visuale non abbia ad attraversare finestre, od a vedere muraglie.
      Non meno utile potrà essere l'applicazione (dice l'autore) ch'egli si propone di fare delle osservazioni dieteroscopiche alla meteorologia; e si deve applaudire alla energia colla quale egli insiste sulla necessità di studiare sistematicamente e con continuità le variazioni atmosferiche nelle basse regioni, vogliasi a ciò usare il dieteroscopio o qualche altro apparato equivalente. Non tutti però potranno forse essere di accordo con molte delle proposizioni enunciate dall'autore; ed è sperabile che egli medesimo, dopo più maturi studii sulle grandi operazioni geodetiche, col tempo riuscirà a riconoscere qualche utilità nelle livellazioni trigonometriche, i cui risultati ora gli sembrano senza alcun valore ; dietro più lunghi e decisivi sperimenti sulle rifrazioni atmosferiche, abdicherà alla speranza che collo studio delle rifrazioni vicino all'orizzonte si possa giungere « a rendere possibili ed utili le osservazioni astronomiche fatte a grande distanza dallo zenit » : in nessun caso poi conserverà l'opinione c che i segnali dieteroscopici possano servire come punti fissi da riferirvi la posizione degli oggetti celesti ». I punti fissi dell'astronomia sono nel cielo e non sulla terra. Recentemente si è appreso a dubitare della costanza delle latitudini e degli azimuti terrestri.
      Come vedesi, il dieteroscopio del prof. Luvini consiste essenzialmente in un cannocchiale astronomico, ove dinanzi all'obbiettivo è fissato un tubocon due altri obbiettivi di minore apertura del cannocchiale, separati da una distanza eguale alla somma delle loro lunghezze focali. Si comprende dunque che l'osservatore vede due immagini d'uno stesso punto lontano, l'una rovescia, data dalla parte libera dell'obbiettivo del cannocchiale, l'altra diritta, prodotta dal doppio rovesciamento del collimatore e del cannocchiale. Onde, se queste due immagini si fanno coincidere, qualunque variazione della rifrazione si paleserà con uno spostamento delle due immagini, che potrà essere misurato con esattezza.
      11 sig. Wolf dell'Osservatorio di Parigi osserva che, se il prof. Luvini, invece di situare il collimatore dinanzi una metà dell'obbiettivo, lo collocasse al centro dell'obbiettivo medesimo, sullo stesso asse ottico del cannocchiale, otterrebbe maggiore precisione nelle immagini ; e l'istrumento stesso acquisterebbe tutta quella solidità di cui abbisogna. Con questa disposizione l'immagine rovesciata sarebbe veduta per mezzo del contomo circolare dell'obbiettivo, e l'immagine diritta dalla parte centrale.
      DIETETI (Ut. arbitri, gr. Sia^To») (archeol). -Cosi chiamavansi in Atene i giudici arbitri, citati sovente dagli oratori ateniesi, e denominati in tal modo dalla voce Si'arra, che fra gli altri significati ha quello pure di arbitrio, arbitramrnto, giudizio arbitramentale. Erano i medesimi di due specie: gli uni pubblici e nominati a sorte, gli altri privati e scelti dalle parti contendenti, che riferivano ad essi la decisione dei punti di contesa, invece di discuterli nauti ad un tribunale ; i giudizii di entrambi fondavansi, secondo Aristotile, piuttosto sull'equità che sulla legge (Rhetor., i, 13).
      Diremo brevemente degli uni e degli altri. I d e-teti pubblici dovevano avere, giusta la testimonianza di Suida (5. !>.), non meno di cinquanta, e secondo Polluce (vili, 126) ed Esichionon meno di sessantanni. Intorno al loro numero non si ha piena certezza, ma sembra che fossero quaranta, ossia quattro per ciascuna delle dieci tribù in cui dividevasi la popolazione di Atene, scelti da ogni singola tribù, per un solo anno. Sembra che, a seconda delle differenti tribù, sedessero anche in luoghi diversi, per esempio, entro ai tempii, sotto i portici, ed anche sulle scranne delle corti di giustizia, quando queste non fossero occupate dai giudici ordinarii che dicevansi dicasti (&xEneide ed Ereteide si radunavano neìVEUea, ossia nel grande recinto o fòro ateniese sotto all'aperto cielo, alla vista del sole ('HXtata, da fJXto;, sole. Demosth., e. Evergh., 1142, 25); altri nel Delfinio o tempio sacro al delfico Apollo (Id., e. tìeot., n, 1011); ed altri ancora nel Pecile (Id., e. Steph., i, 1106), senza contare quelli che sedevano nell'Efestejo o tempio di Vulcano (^«tffTeiov, da "H^«'.Vulcano) in qualità di basanisti, ossia di esaminatori o torturatori degli schiavi (8aTai, da pacavo*;, tormento, tortura. Isocr., TparaS., 361, 21). Non ricevevano paga alcuna dallo Stato, ma soltanto una piccola rimunerazione dai litiganti, ed erano risponsabili di tutti i loro atti nanti il Senato.
      Stendevasi da principio la loro giurisdizione a tutti gli affari, nè veniva presentata una causa
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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