Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DENTI ARTIFICIALI — DENTIFRICI!
      magra, perchè non si può nutrire. La causa essendo ben conosciuta, trattasi di distruggerla col togliere le eminenze dei denti. Per praticare questa operazione, si tiene la bocca dell'animale aperta coi mezzi opportuni ; si mette il tagliente d'una sgorbia alquanto appianata contro l'eminenza del dente, appoggiando lo strumento a livello della tavola ; battesi poi a piccoli colpi sulla estremità del manico della sgorbia, non essendo necessario di battere forte, perchè la sostanza del dente, sebbene sia molto solida, si rompe facilmente. Questo mezzo è da preferirsi a quello d'una grossa lima che alcuni hanno proposto d'introdurre e d'applicare sul dente o sui denti irregolari onde farla masticare al cavallo ; oltre che l'animale non si adatta guari a questa pratica, esso può offendersi colla punta o colle asperità della lima. Le fratture dei denti sono assai rare negli animali ; nondimeno possono essere cagionate da cadute e da violenti colpi o da corpi duri, sassolini, pezzi di ferro, ecc. che si trovano negli alimenti. Trattasi di strappare la parte che deve cadere e rendere ottusi gli angoli che la porzione restante può presentare, acciò non offendano le parti vicine.
      La carie dei denti, sebbene rarissima, accade pur qualche volta negli animali. Non si riconosce se non quando cagiona dolori all'animale, che perde l'appetito, diviene tristo, mastica male, rigetta gli alimenti dalla bocca, oppure li lascia accumulare nella saccoccia delle guancie. Il fetore della saliva, la sensibilità del dente allorché si tocca o si batte con un corpo duro, la presenza d'una cavità accidentale sopra qualche parte del dente, sono i segni caratteristici della carie di questi organi. È allora che gli animali immagriscono, divengono deboli ed incapaci di continuare un servizio attivo.
      La cauterizzazione e soprattutto lo strappamento sono i mezzi da praticarsi per rimediare a questa malattia.
      La chiave di Garengeot, di cui si fa uso per lo strappamento dei denti, porta un gambo della lunghezza di 4 decimetri, terminato da un manico trasversale alla sua direzione, della lunghezza di 2 decimetri : il mannajo è di 25 millimetri quadrati e gli uncini sono di differenti grandezze. La bocca essendo nettata con injezioni d'acqua tiepida acidu-lata, si getta l'animale a terra ; due assistenti tengono la testa in modo che la bocca si trovi posta in alto. Questa tenuta aperta e la lingua tratta in fuori, l'operatore taglia col bistorino la gengiva che circonda il dente per impedirne la lacerazione. Procede poi all'applicazione del mannajo della chiave tanto sulla faccia interna del dente quanto sulla faccia dell'osso; l'uncino dev'essere fissato il più presso possibile alla gengiva, e sulla gengiva stessa, se il dente è corto. Sovente questa applicazione degli uncini riesce difficile a cagione dei movimenti che fa l'animale con la lingua e la mascella ; essa è però molto importante, poiché l'uncino è quello che deve operare lo strappamento. Gl'inconvenienti che risulterebbero da un'applicazione imperfetta, sarebbero che il dente non potrebbe essere strappato, che si romperebbe parzialmente, e che la scossa impressa al dente cagionerebbe dolori che conviene evitare per quanto è possibile.
      Il mannajo e l'uncino essendo applicati nelle condizioni indicate, l'operatore appoggia il gambo della chiave sugl'incisivi della mascella superiore od inferiore, secondo la situazione del dente, e se lo può, ancora sulla faccia anteriore della sua coscia o sul suo ginoccliio; poi con un movimento di torsione pronto ed a scosse dell'uncino sul mannajo strappa il dente. Sovente la radice del dente è soltanto smossa dal lato dell'applicazione dell'uncino ; per non esporsi a lacerare la gengiva, od a rompere una porzione della tavola dell'osso dal lato ove il mannajo dell'uncino è stato appoggiato, è utile di cambiare l'applicazione dell'uncino e di metterlo ove era il mannajo.
      DENTI ARTIFICIALI (tecn.). — Pezzetti ossei o di altra sostauza bianca, dura e resistente, a forma di denti, che si collocano sulle gengive in cambio dei denti naturali già perduti.
      L'arte della fabbricazione dei denti fu portata ad un alto grado da parecchi anni in poi, tanto per il materiale di cui si fabbricano, quanto per i congegni con cui si accomodano nella bocca in modo da starvi saldi e servire alla masticazione.
      Da prima si fecero di avorio, di dente di cavallo marino ; ora sono di pasta e smalto da porcellana, montati sopra piastrine di platino, col vantaggio che non soffrono corruzione nè altra alterazione per lungo tempo, mentre quelli di osso dopo 15 o 20 mesi erano già guasti e dovevano mutarsi.
      Chi desiderasse maggiori particolari può consultare il Manuale del dentista di Maury.
      DENTICE (tool.). — Genere di pesci dell'ordine dei teleostei, sottordine degli acantotteri, e della famiglia degli sparoidi, stabilito da Cuvier coi seguenti caratteri : denti conici anche sui lati delle mascelle, ordinariamente disposti in una sola fila, e alcuni degli anteriori prolungati ad uncino, corpo compresso, testa grande, fronte, muso e regione sottorbitale senza squame, pinne pettorali lunghe e puntute, caudale forcuta, raggi della dorsale pochi e nascosti fra le squame.
      Questi pesci, che trovansi in tutti i mari, vivono in frotte, e preferiscono i fondi scogliosi; sono ricercatissimi dai gastronomi pel sapore delle loro carni.
      Nel Mediterraneo se ne conoscono due specie : il dentex vulgaris, o sparus dentex di Linneo, che giunge talvolta ad un metro di lunghezza, ed è di squame argentine con riflessi azzurri, e il dentex macrophtalmus, che è rosso con occhi grandissimi, più piccolo e più raro del precedente. Nei mari stranieri se ne annoverano altre 12 specie.
      DENTIERA (mecc. e marin.). — Spranga od arco o circonferenza con denti o incastri, nei quali ingranano altre sporgenze.
      DENTIFICAZIONE (,eool. ed anat.). — Generazione dei denti (V. gli art. Denti).
      DENTIFRICII (igien. e profum.). — Si chiamano con questo nome le sostanze che si usano per nettare i denti, affine di conservarli in buone condizioni. I dentifricii, rispetto alla loro consistenza, si dividono in solidi, molli e liquidi.
      La nettezza dei denti interessando tanto l'igiene come la teletta, fornisce l'occasione a molti medicastri e ai profumieri di fabbricare un gran numero
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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