Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DEMOLIZIONE - DEMONE
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      abbisognino per rovesciare un rivestimento della stessa grossezza che i piedritti, e della stessa lunghezza che i piedritti ed i muri di comignolo insieme. Si prende la somma delle loro cariche, si aumenta della metà, e si ammucchia nel mezzo del magazzino. Se la superficie di questo passa i 140 m. quad., si aumenta la carica totale di tante volte quella del fornello di paragone quante volte si trovano 8 m. di superficie oltre i 140.
      Per demolire una casa si comincia a scavare il piede del muro sotto gli appoggi delle finestre e negl'intervalli di esse, lasciando tratto tratto qualche pilastro, quasi quadrato, per sostentare l'edifizio. In questi pilastri si praticano fornelli capaci di 5a6 chil., che s'intasano fortemente con pezzi di legno ben puntellati, e si faranno giuocare tutti ad un tempo.
      Non avendo polvere, se i muri hanno poca grossezza, si scaveranno le pietre di sotto, si sosterranno imuri con puntelli di legno, ai quali si darà poi il fuoco, o si rovesceranno col mezzo di un ariete improvvisato con una trave orizzontale sollevata a 1 m. circa da terra, e sospesa ad una maniera di capra formata con tre perticoni legati insieme alla sommità.
      Per rovesciare una porta, se questa è molto robusta, si adopera il Petardo (V.); negli altri casi bastalo scoppio di una bomba carica che si sospende alla porta, ovvero un sacco contenente 30 chilogr. di polvere che si getta al piede della porta medesima contrapponendovi otto o dieci sacchi ripieni di terra. Se avvi molta luce al dissotto della porta, si dovrà anzitutto sollevare alquanto il sacco della polvere per mezzo di uno o più tavoloni, o di un piccolo banco (fig. 8).
      Se avrassi a rovesciare una palizzata (fig. 9), un uomo in uii minuto e mezzo pratica un foro di m. 0,50 di profondità, e vi pone un sacco di polvere di 10 chilogr., chiude, batte la terra coi piedi, e mette il fuoco. In altro modo procedendo, appoggia semplicemente un sacco di 20 chilogr. contro la palizzata, e lo puntella con quattro sacchi pieni di terra (fig. 10). Con questi due modi si sogliono rovesciare da 4 a 5 pali.
      Per rovesciare una steccata o palizzata inclinata all'orizzonte, si pone sotto di essa un sacco di polvere che si sorregge con un tavolone, si appuntella « si circonda di sacchi pieni di terra, come accenna la fig. 11.
      Finalmente, per rovesciare un gabbione fascinato, un uomo va a gettarvi sotto un sacco di 25 chilogr. di polvere, o ve lo spinge con un carretto, se la trincea non è lontana più di 5 o 6 m. dal cammino coperto. Il gabbione è rovesciato in uno con la testa della zappa. Questa quantità di polvere basta inoltre l>er rovesciare i due gabbioni della trincea.
      Nella fortificazione permanente la disposizione particolare degli elementi che costituiscono una piazzaforte richiede talvolta un sistema di opere fatte in modo che possano essere prontamente rovinate in tutto od in parte, affinchè non vi si alloggi il nemico, o staccate dalle altre perchè rimangano in quel punto totalmente interrotte le comunicazioni. Tali opere diconsi di demolizione; ed a questi sistemi di demolizione spettano, per esempio, quelleparti della cinta delle città fortificate che si congiungono con una Cittadella (V.), e quelle comunicazioni che si stabiliscono attraverso a tagliate o fossi di poca larghezza per mezzo di vòlte a resistenza cfi bomba o di travi e tavoloni ricoperti di terra, giacché tutte queste opere si fanno saltare in aria colla mina, o si rovinano in altra guisa ad un certo limite della difesa.
      DEMOLIZIONE (giurispr.). — È l'azione di atterrare un muro od un edifizio. Non si può restaurare o demolire un muro divisorio senza informarne il vicino, affinchè egli possa provvedere alla Bua indennità; e quando la demolizione è giovevole soltanto a colui che la fa fare, questi solo deve provvedere alle spese che occorrono per puntellare la casa del vicino. Si è già detto alla voce Danno (V.) come chiunque abbia ragionevole motivo di temere che da un edificio vicino gli sovrasti pericolo di un danno grave e prossimo, può denunziare il fatto al giudice e chiedere che si provveda ad ovviare al pericolo da cui è minacciato. L'autorità pubblica può far demolire gli edifizii che possono compromettere la sicurezza pubblica, o furono costrutti in contravvenzione alle regole stabilite per l'allineamento delle vie o per qualche altra specie d'ornato. Si considerano poi come minaccianti pericolo gli edifizii rovinaticci, o che divergono notabilmente dalla perpendicolare, o che per le molte e gravi screpolature mostrano di avere cattive fondamenta, le quali cose devono constare da giudizii di periti (V. Ornato [commissioni di]).
      DEMONA (Val di) (geogr.). — Una delle tre antiche divisioni della Sicilia, che comprendeva la parte nord-est dell'isola. Una gran parte del Val di Demona è occupata dal monte Etna. Presso la costa settentrionale e parallela ad essa è una continuazione di montagne, di cui il monte Madonia, l'antico Nebrode, presso Cefalù, e il monte Dìnamari presso Messina, sono le più alte sommità. Il Val di Demona è la parte più boscosa di tutta la Sicilia. Oltre alle estese foreste che attorniano l'Etna, v'ha presso la costa settentrionale una grande foresta, che sotto il nome di bosco di Caronia, di Castro e di Cutò stendesi per la lunghezza di oltre a 31 chilometro da oriente ad occidente. I confini del Yal di Demona erano al mezzodì il fiume Giarretta, che lo divideva dal Yal di Noto, e a ponente il Fiume Grande, che lo separava dal Val di Mazzara (Y. Etna).
      DEMONE (biogr.). — Autore di un'Attide od istoria dell'Attica, contro la quale Filocoro scrisse la sua Attide, da cui possiamo inferire che Demone visse poco prima o al tempo di Filocoro. Egli è probabilmente identico all'autore di un'opera sui proverbii (rapì 7capoiaiwv), di cui alcuni frammenti esistono tuttavia (Scoi, ad Hom. Od.y xx, 301 ecc.; Zenob., Proverb., v, 52), e di un'altra sui sacrifizii. I frammenti di Demone furono raccolti da Siebelis, Pha-nodenus (Demonis, Clitodemi et Istri) 'Axfli'&ov et reL Fragm. (Lipsia 1812).
      DEMONE (biogr.). — Del demo di Peania in Attica, era figlio d'una sorella di Demostene, e segnalossi come oratore. Egli apparteneva, come il suo gran consanguineo, al partito anti-macedonico, e quando, dopo la morte di Alessandro, Demostene era ancora in esiglio tentando indurre i Greci ad un'energicat^iOOQLe


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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