Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DECAMERONE — DE CANDOLLE AGOSTINO PIRAMO
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      caos del mondo pagano, oome quello che solo proclamò il culto del Dio unico e spirituale, preservandosi a un tempo e dai materiali errori del politeismo greco e dal panteismo spiritualista dell'India. Dal Decalogo spiegato e sviluppato da Gesù Cristo derivò tutta la morale, tutta la civiltà dell'universo cristiano, la quale finirà col divenire quella del genere umano. Cosi, mentre delle legislazioni sottilmente elaborate e profondamente meditate dei Minossi, dei Licurghi, dei Zaleuchi non esiste più che la ricordanza, mentre quello di Budda, di Confucio sono rimaste immobili e sterili, il codice da Dio dato a Mosè splende all'ombra della croce pei grandi caratteri della stabilità e della generalità, e conserva una potenza efficace che stende incessantemente il suo impero sotto tutti i olimi, attraverso tutte le generazioni.
      DECAMERONE (letter.). — Opera notissima di Giovanni Boccaccio, fiorentino, la quale consta di cento novelle raccontate in dieci giorni (V. Boccaccio).
      DECAMETRO (metrol.). — Multiplo del metro, che vale dieci metri. L'ara è un decametro quadrato.
      DECAMPS Alessandro Gabriele (biogr.). — Uno dei più illustri pittori moderni francesi, nato il 3 marzo 1803 a Parigi ; morto alla caccia a Fontainebleau il 22 agosto 1860. Allievo di Abele di Pujol, si affrettò a porre dall'un de' lati i principii dell'Accademia per abbandonarsi alla sua natura. Verso la fine del governo della Ristorazione fece un viaggio in Oriente, da cui riportò soggetti e colorito che fecero chiasso per la loro novità. Nonostante la loro originalità, o piuttosto a cagione di questa originalità, le sue tele furono spesso ricusate dal giurì, e quelle che furono ammesse nella sala dell'Esposizione lasciarono per lungo tempo l'opinione pubblica indecisa, finché fu chiarito che Decamps era uno de' pittori più originali e valenti della Francia. Un gran numero de' suoi paesaggi e de' suoi dipinti, così detti di genere, sono desunti dalla natura e dai costumi orientali, come il Paesaggio d'Anatolia; Gli asini d'Oriente; Ricordarne della Turchia asiatica; Il caffè turco; Il beccajo turco; Il grande basar turco; Una fermata di cavalieri arabi; 1 fanciulli turchi con le pizzughe ; L'uscita dalla scuola turca, ecc. Egli piaceva® anche a dipingere ogni sorta di animali, cani, cavalli, asini, pizzughe, galline e soprattutto scimie, fra le quali citeremo : La scitnia allo specchio; La scimia pittrice e Le scimie giudici, satira piccante contro il giurì dell'Accademia, troppo severo per le sue opere. Fra gli altri paesaggi di Decamps meritano special menzione quelli desunti dai dintorni di Fontainebleau, dalla Francia meridionale, dalla Provenza, la Villa Pamphilj a Roma, le sue marine dalle isole dell'Arcipelago e dalle coste del Levante, e soprattutto la Rada di Smirne, notevole per chiarezza, armonia e splendore. Fra' suoi dipinti di genere primeggiano l'Ubbriaco e sua moglie, e soprattutto Don Chisciotte e Sancio Pausa, proprietà del barone Gustavo di Rothschild, e il Supplizio degli uncini nella Turchia asiatica.
      Nella pittura storica, in cui era non meno valente, Decampa compose Mosè salvato dalle acque; La battaglia di Sansone coi Filistei, venduta nel 1853 dalia raccolta del duca d'Orléans per 20,500 franchi,
      La sconfitta dei Cimbri', venduta 28,000 lire ; La vendita di Giuseppe dai suoi fratelli, venduta lire 37,000; La vittoria di Giosuè sugli Ammoniti; La pesca miracolosa ; Cristo davanti il tribunale, ecc.
      I numerosi e svariati dipinti di Decamps furono venduti ad alto prezzo a ricchi signori, quali sarebbero De Morny, Rothschild, D'Harcourt, Seymour, Véron, ecc., ma le gallerie pubbliche poco o nulla possedono di lui.
      Decamps non rassomiglia ad alcun pittore della scuola francese; egli è un po'fiammingo ed affine a Rembrandt, un po' spagnuolo ed affine pel ricco cambiamento e contrasto dei toni ai maestri di Madrid e Siviglia; ma egli è soprattutto italiano della scuola napolitana, fratello di latte di Salvator Rosa, e quasi veneziano nella pastosità e nello splendore del colorito. Egli è originale, ed ha osservato e riprodotto la natura in modo tutto suo proprio. I suoi lavori si pagano a peso d'oro, e basti citare ad esempio un suo semplice disegno a matita rappresentante un Arabo che guada un fiume a cavallo, venduto nel 1858 a lord Hertford al prezzo enorme di 15,600 franchi.
      V. A. G. Decamps, nell' Unsere Zeit (voi. iv, 1860).
      DE CANDOLLE Agostino Piramo (biogr ). — Questo celebre botanico nacque a Ginevra il 4 di febbrajo del 1778 da una famiglia d'origine francese. Mostrò per tempo un ingegno vivace e proclive alle lettere : ma alcune lezioni di botanica che gli accadde di ascoltare nel 1794 gli rivelarono la vocazione sua per questa scienza. Avendo egli poi, in una delle escursioni fatte nelle Alpi per istudiarne la flora, scoperto in fondo alla valle di Courmayeur una nuova specie di fungo, ne fece l'oggetto del primo suo scritto. Nel 1796 fu per la prima volta a Parigi, dove intervenne alle lezioni di Vauquelin, di Cuvier, di Fourcroy e di Desfontaines. Tornato a Ginevra, lesse alcune Memorie scientifiche alla Società di fisica e di storia naturale, fondata poc'anzi sotto la direzione del rinomato De Saussure, e poco poi si restituì a Parigi.
      A quel torno si riferisce la pubblicazione della sua prima grande opera, VHistoire des plantes grasses, con stampe del Redouté. Stretto di amicizia con Beniamino Delessert, fondò la Società filantropica, di cui fu per varii anni segretario attivo e zelante, e propose la creazione di quella d'Incoraggiamento per l'industria nazionale, di cui fece il regolamento e compilò il Bollettino sino al 1807. Nel 1806 ricevette dal Governo francese la commissione di percorrere la Francia onde studiarne la botanica e l'agricoltura, e nel 1807 fu nominato ad occupare la cattedra di botanica a Montpellier. Allora fu che pose mano agl'importanti lavori che lo levarono a fama europea. Una delle sue opere che più contribuirono a promuovere lo studio della botanica è la Flore frangaise. La Théorie élémentaire de la botanique, che scrisse di poi, è uno de' suoi scritti di minor volume, ma di quelli che più fanno prova d'ingegno inventivo e ardito. L'Organographie végé-tale, la Physiologie végétale e parecchie memorie e monografie intorno a varie famiglie di piante compiono la serie delle fopere che, quantunque per lui secondarie, per altri sarebbero state lavori di prim'ordine.
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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