Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DAME DELL'AMOR CRISTIANO - DAME (GIUOCO DELLE)
      ed altri romanzi e poemi hanno tratto partito da questa superstizione, musicata da BoTeldleu (V.) nella sua opera La Dame Bianche. Anche lord Byron parla in una delle sue lettere della Dama Bianca di Collalto, ovvero dello spettro della Marca Tri-vigiana comparso a varie riprese. Era questa una giovinetta al servizio della contessa di Collalto. Un giorno che la le stava acconciando i capelli, la contessa la vide sorridere nello specchio al marito e la fece murar viva nelle mura massiccie del castello, come Costanza di Beverley nel Marmion di Walter Scott. Le Dame Bianche apparivano per solito quando la morte stava per colpire qualche membro della famiglia, e Cardano narra d'una nobile famiglia di Panna che, quante volte doveva morire uno de' suoi membri, vedevasi sempre una vecchia seduta sotto il camino.
      Furono anche chiamate Dame Bianche altri esseri di natura malefica non esclusivamente devoti ad una razza, quali sarebbero le toitte wijven della Frisia, di cui parlano Cornelio Van Kempen, Schott, T. Van Brussel e Des Roches. Al tempo dell'imperatore Lotario, nell'830, dice il primo di questi scrittori, molti spettri infestavano la Frisia, in ispe-cie le Dame bianche o ninfe degli antichi. Elleno abitavano caverne sotterranee, sorprendevano i viaggiatori smarriti la notte e rubavano alle donne i neonati.
      DAME DELL'AMOR CRISTIANO (stor. eccl.). — Dette anche Dame di Nostra Donna dell'amor cristiano o Dame di San Michele, ordine religioso fondato nel 1640 sotto Luigi XIII di Francia dal padre Eude Mézeray in Caen per la conversione delle donne e giovanette traviate. Nel 1651 fu confermato dal papa sotto la regola monastica di sant'Agostino, e si diffuse specialmente in Francia, ove fu soppresso con altre comunità religioso nella rivoluzione del 1789, finche rivisse nel 1807, sotto Napoleone. Esso si divide in tre classi, la prima delle quali comprende le donne e giovinette ammesse per richiesta dei genitori, congiunti, o della polizia; la seconda, le giovinette oltre i quindici anni, che si presentano volontarie, e la terza le giovinette sotto i quindici anni, nelle quali è necessario un miglioramento di costumi. Queste dame indossano un abito bianco, un velo nero, e recano sullo scapolare un cuore d'argento con l'immagine della B. Vergine col Bambino, circondata da una ghirlanda di gigli e rose.
      DAME DELL'AMOR CRISTIANO E DEI POVERI AMMALATI (stor. eccles.). — Nel 1633 san Vincenzo de' Paoli indusse madamigella De Gras a fondare in Parigi, con altre zitelle, una società ad intento di assistere gli ammalati poveri, di ammaestrare la gioventù e di diffondere la vita cristiana. Questa fondazione incontrò un'accoglienza sì favorevole, che in capo a venti anni molte di siffatte società furono istituite in Francia con diramazione in Olanda e persino in Polonia. Madamigella De Gras formò allora disegno di riunire tutte le società in un Ordine monastico sotto la direzione del cardinale di Retz, arcivescovo di Parigi. La sanzione reale dell'Ordine ebbe luogo nel 1657 e la papale nel 1660. Il monastero principale rimase nel sobborgo San Dionigi. Il noviziato di quest'Ordine dura cinque anni, decorsi i quali, ha luogo l'ingresso con votisemplici, che rinnovellansi a ciascun anno. L'Ordine delle Dame dell'Amor Cristiano è tuttavia fiorente in Francia e nel Belgio.
      DAME DEL SACRO CUORE DI GESÙ' (stor. eccl.). — Quest'Ordine della Chiesa cattolica, composto principalmente di donne e zitelle di nobile condizione, fu fondato nel 1799 dall'arciduchessa Marianna d'Austria ed organizzato dal padre Niccolò Paccanari. Esso è propriamente la ripristinazione, sotto altro nome, dell'Ordine delle Gesuitesse soppresso da papa Urbano Vili. Le dame del Sacro Cuore sono rette infatti dalle medesime costituzioni, stanno, come già le Gesuitesse, sotto una badessa, non hanno clausura, fanno voti di povertà, castità ed ubbidienza, danno opera all'istruzione specialmente religiosa, si adoperano a fondare scuole gratuite pei fanciulli poveri nelle città, e pensionati per le alte classi, nonché asili per le nobili dame che amano menar vita appartata dal gran mondo. Quest'Ordine è assai diffuso nel Belgio, nel Tirolo, in Francia e in America ; ma la sua sede principale è in via Va-rennes a Parigi. Le dame del Sacro Cuore portano anche il nome di Dame della Santa Fede di Gesù.
      DAME (giuoco delle) (poligr.) — Non si conosce l'origine di questo giuoco, ma secondo alcuni esso rimonterebbe ai Greci, che ebbero alcun che di somigliante nel loro giuoco chiamato dia grammi smo, ed ai Romani, presso i quali trovasi un ludus la-trunculorum, che, se non fu identico, fu qualche cosa di somigliante.
      L'abate Barthélemy, nel suo Viaggio di Ana-carsi, parla pure di un giuoco in uso ad Atene, il quale offre qualche relazione col giuoco delle damo. « Sopra una tavola, dic'egli, in cui sono tracciate linee o quadrati, si pongono in ordine da ciascuna parte dame o pedine di differenti colori. 11 giuoco consiste nel sostenerle una coll'altra, levando via quelle dell'avversario che si sbrancano imprudentemente, a fine di chiudere l'avversario in modo che non possa più avanzarsi ».
      Questa è presso a poco la maniera di giuocare a dama. Si ha infatti una superficie piana composta di quadrati alternativamente neri e bianchi, che si dice tavoliere: esso è il campo di battaglia su cui combattono piccoli pezzi cilindrici di legno o d'avorio, non eccedenti in diametro il lato dei quadrati. Questi piccoli dischi, detti pedine, sono sempre di due colori, e si collocano ai due lati opposti del tavoliere, in numero eguale. La loro marcia consiste nell'avanzare di un sol passo, seguendo le linee oblique del tavoliere, e nel tor via, scavalcandole, tutte le pedine dell'avversario che, poste immediatamente accanto ad una pedina di contrario colore, lasciano un quadrato vuoto dietro a se, in linea obliqua. Quando una pedina, traversando senza accidente tutto il tavoliere, è giunta ad uno degli ultimi quadrati del lato opposto, essa diviene dama, vale a dire viene damata col metterle sopra un'altra pedina, e cosi addoppiata gode di privilegi che facilitano la vittoria, potendo andare innanzi e indietro a piacimento, sempre però tenendo le linee oblique. La partita ò vinta quando uno dei giuoca-tori è giunto o ad impadronirsi di tutte le pedine e dame dell'avversario, od a metterlo nell'impossibilità di fare un movimento.
     
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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