Dizionario Moderno di Alfredo Panzini

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      Aig -
      mollo comuni d'acciaio, sono sospeso ad altre quattro cinghie di cuoio.
      Ài: per hai V. Avere.
      Aigrette: voce francese, ed indica quel «ciuffetto» che alcuni uccelli, pavone, gufo, airone, portano sul capo. Per analogia è così chiamato quel pennacchio di sottili e gemmate piume, che s'eleva rigido sul cappello delle signore. L'uso di tal moda risale in Francia ai tempi di Enrico II e durò, salvo rare interruzioni, sino a' dì nostri. È voce comune anche da noi. In italiano ho inteso da qualche crestaia o cuffìaia dire « fantasia » nè si potrebbe dir meglio giacché « fantasia » nella nostra lingua indica tutto ciò cho è prodotto singolare e strano della natura o dell'arte : « Porta denari assai per spenderli in questo fantasie della Cina, Le madreperle e le altre fantasie del mare » [Manuzzi, Dix.]. L'etimologia di aigrette è diminutivo di aigre lat. acer — acuto.
      Ai né: fem. ainée da ains e né — nato avanti, cioè maggiore, primogenito, ovvero antico, vecchio, contrapposto a novello come diceasi nel buon tempo della lingua nostra. Parlandosi di personaggi francesi noi si usa spesso la voce francese ainé. Es. Goquelin ainé.
      Xou son l'antico, ma da lui discesi A' miei portai l'amor che qui raffina.
      Dante, Pvrg., Vili.
      Aise: nella frase essere, trovarsi à son aise è frequente, tìtre à son aise, in francese, significa essere libero ne' movimenti, sentirsi « a giuoco » come scrive Dante (Inf. XVII, 103) poi nel senso morale trovarsi bene essere a posto, come dicono a Milano. Aise indica generalmente soddisfazione, diletto, per il possesso o la presenza di cosa desiderata. Così Dante: Le donne e i cavalier, gli affanni e gli agi (Purg. XIV, 109). Noi potremmo adoperare le nostre locuzioni italiane « staro ad agio, a buon agio, essere a bell'agio, a disagio » etc. ma in vece di rinnovaro questi modi nostrani, si usa talora il modo francese.
      A la etc. : molte locuzioni cho così incominciano, sono registrato sotto il nomo elio sogue o si cerca.
      A la belle étoile: dormilo o albergare
      - Alb
      à la belle étoile è arguto modo francese per dire dormire all'aperto o sub Divo o sub love come dissero i latini [Manet sub Jove frigido venator. Ilor. Odi]. Noi avremmo il verbo serenare che è assai bello, ma anzi tutto è riportato come proprio del linguaggio militare, poi è troppo letterario e disusato, quindi poco sarebbe inteso, nè contiene il senso arguto del motto francese.
      À la cravache : nel linguaggio delle corse dicono francesemente mettere il cavallo à la cravache (frusta corta del cavallerizzo) per eccitarlo all'ultimo sforzo.
      À la guerre comme à la guerre : bel modo francese che per quel loro largo senso di iperbole, essi sanno usare garbatamente per dire che in certe occasioni conviene adattarsi e sopportare qualche privazione. Tale locuzione è spesso da noi scimiottata. Essere in ballo è modo nostro che in parte vi corrisponde.
      À la lanterne: V. Lanterne.
      Alali: V. Halalì.
      À la mer (un homme) : è propriamente grido di chi a bordo si accorge nel corso della nave che uno è caduto in mare, situazione terribile, specie di notte, con la nebbia e il mar grosso. Per traslato dicesi di persona in pericolo grande, abbandonata a sè e con scarsa speranza d'aiuto. Così uno dei più dotti e più fini giornalisti d'Italia esclama, parlando di non so quale uomo politico : Altro uomo à la mere. (sic !) Nota però, o savio lettore, che gli uomini politici di rado sono proprio perduti. La smemoratezza italica, d' accordo con la dea Indifferenza, li salva e li rimette a nuovo. V. Salvataggio.
      Alare : in marina significa tirare un oggetto mercè un cavo. Così nell'arte militare alare un barcone tirarlo per forza d'uomini mercè una corda. Derivato A-laggio.
      À la suite: lett. al seguito, locuziono francese molto in uso conio attributo di chi è adetto a far seguito d'onoro a qualche persona qualificata e di alto grado nella milizia e nella diplomazia. Locuziono comune anche in tedesco.
      Albana: vitigno e vino romagnolo, di aroma caratteristico, alquanto dolco: di uso locale, tò vino por doloi o frutta. Dal-


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Dizionario Moderno
Supplemento ai dizionari italiani
di Alfredo Panzini
Ulrico Hoepli Milano
1905 pagine 553

   

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