Dizionario Moderno di Alfredo Panzini

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      nostre parole. Questo fatto, con intenzione più o men benigna, ci è osservato anche dagli stranieri. « La lingua italiana? — ho'inteso dire — ma se non sapete nè meno voi come si pronunciano le parole ! » Certo la cosa è difficile per varie ragioni intrinseche, e perchè l'etimologia non sempre è un aiuto sicuro (es. in latino è divido, in italiano divìdo; in latino è destino, in italiano destino, appunto per la tendenza nostra, popolare, all'accento parossitono) e perchè non v'è accordo nell'uso delle persone colte, il qualo potrebbe essere il giudice più autorevole. Converrebbe che qualche accademia, dicastero, scuola, consesso (perchè no la Dante Alighieri ?•) di uomini autorevoli troncasse le questioni in modo assoluto e stabilissero essi l'accento di queste parole. Ma prima di tutto le accademie e i ministeri si occupano di altro, inoltre il popolo italiano come non accetta volentieri leggi ed autorità, nè relativa ne assoluta in politica, tanto meno le accetterebbe in fatto di lingua, dove ognuno è difensore della più ampia libertà sino a giungere all'assurdo logico di non più intendersi. Non sarà un bel carattere, ma è così. Ma v'è anche una ragione esteriore ed è questa : il poco amore che noi abbiamo per quel fenomeno massimo ed assoluto della nazionalità che è la lingua. Scarso o artificioso il sentimento nazionale, scarso il sentimento di rispetto e di conservazione della lingua patria. Ciò è logico. Logico pure è tuttavia il confermare che se questo amore per l'idioma natio fosse in noi, ognuno si studierebbe naturalmente, spontaneamente di essere quanto più egli può puro e concorde nella pronuncia delle parole, evitando almeno quell' errore che proviene da schietta e cara ignoranza. Venendo ad esempi ed a casi pratici, osserviamo come i nomi storici ed i nomi propri siano sine lege va-gantes, essi che pur furono oggetto di tanti studi. Gli intendenti di lingue classiche sanno che si deve dire Eràto, Nèmesi, Pro mèteo, Prosèrpina, Afrodite, Agamennone, Atropo, Diòseuri, Ètteni, Edipo, etc. Ma molti non dotti dicono erroneamente Èrato, Nemesi, Prometèo, Prosèrpina. La libertà, inoltre.
      concessa ai poeti, di abbreviare od allungare le sillabe secondo le ragioni metriche, ha contribuito ad aumentare le incertezze anche pei nomi dove le linguo classiche ci fornirebbero norme sicure di pronuncia. Incertezza pure grande è nei nomi geografici, anche nostri o vicini. Es. Friuli e Friuli, Andalusia, e Andalusia. Se poi entriamo nel campo dei neologismi scientifici (vocaboli non tutti registrati, anche nei migliori dizionari moderni) la confusione è al colmo. L'ostinazione degli scienziati presso di noi nell'amare certi suoni .è pari solo all'incuria che essi hanno dell'arte della parola, nè pensano c]ie dal rettamente, elegantemente, decorosamente esporre e scrivere, come si costuma in Francia, la scienza stessa trarrebbe incremento e vantaggio. Presso di noi solo il letterato, il poeta hanno dovere di bene scrivere. Così dunque noi abbiamo flogòsi per flògosi, cristallino per cristallino, circuito per circùito, azòto ed azoto, microbo e mìcrobo, anòfele e anofèie, edema ed èdèma, coccige e coccige, batràce e bàtrace, etc. Bicordo un dotto scienziato che in una sua lettura publica voleva assolutamente dire zaffiro e non zaffiro. Non valse l'autorità del Carducci :
      K di xaffìro i fior paionoma ci vollo quella di Dante per indurlo alla retta pronuncia :
      Dolce color d'orientai xaffìro.
      Molte volte 1' errore proviene da ostinazione accoppiata ad ignoranza e ad inveterata abitudine : Testimone invece di testimóne (voce forense di Lombardia) aratro invece di aratro. Molte volte da persistente influsso dialettale, specie nell'Alta Italia. Così a Milano dicono mollica e non ne vogliono sapere di mollica, come dicesi in ogni altra parte d'Italia, utènsile in luogo di utensìle (lat. utensìlia). Non so bene in altre parti d'Italia, ma nelle scuole di Milano dove ho alcuna esperienza, la incertezza della pronuncia raggiunge delle proporzioni comiche. Egli è però vero che talora l'incertezza si origina dal dissidio tra la norma data dalla etimologìa e la forza buona dell'uso, dai criteri e dalle


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Dizionario Moderno
Supplemento ai dizionari italiani
di Alfredo Panzini
Ulrico Hoepli Milano
1905 pagine 553

   

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