58
I-A DIVINA COMMEDIA
pleti i nostri scanni ! Nel raggio che tu ora contempli per la corona che vi è posta sopra, siederà prima che tu stesso sia qui assunto, l'anima di Arrigo VII impera tore, che discenderà in Italia in tempi non ancor maturi alla monarchia universale. In quest'epoca sarà pontefice un tale, che userà con lui frode e inganno. Ma Dio per poco lo tollererà nella sacra tiara ; ed egli sarà inabissato nella fossa dei Simoniaci e farà precipitar più basso Bonifacio Vili che ve lo attende. »
X
CANTO XXXI.
Gli spiriti dei beati redenti da Cristo si disvelano al poeta come una candida rosa; e gli angeli gli appaiono in atto di volare ai beati come l'ape alla rosa, e di rivolare a Dio come l'ape al miele. Essi hanno il volto di fiamma viva, le ali d'oro e l'altra veste nivea; discendono nelle foglie del mistico fiore, comunicando pace e carità ai beati, e poi risalgono senza interruzione; ma il loro interporsi fra la divina sede e il fiore non impedisce di vedere Io splendore divino, a cui tutte le luci sono rivolte colla loro ardente carità. Dante si sente rapito da estatico stupore. Se già i barbari del Settentrione si sono meravigliati alla vista della magnificenza di Roma, è naturale che il poeta che migra dall'umano al divino, dalla corruttela di Firenze a! popolo giusto e sano della civitas dei :ada in gaudiosa estasi muta. Poi allo stupore succede un impeto di pia curiosità ; e il poeta guarda, desideroso forse di ricordarli e di ridirli un giorno, gli scanni dei beati, i fulgidi volti spiranti carità, e gli atri decorosi e composti. Dopo il primo sguardo sin-