11. PAIUBISO
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Come l«mpo che abbaglia, una luce riva risplende intorno agli occhi del poeta, abbacinandoli ; e Beatrice spiega che questo bagliore è il saluto con cui Dio accoglie qui le anime, per disporle alla più alta Visione. In fatti Dante sente la sua virtù visiva elevata a potenza superiore all'umana, e si raccende di vista novella, e vede una luce in forma di fiume che scorre fra due rive mirabilmente fiorite. Da questo fiume escono faville che si trasfondono nei fiori e poi si riprofondano nel gorgo. Beatrice induce il poeta a guardare nella mistica fiamma per fortificare meglio la vista, e gli annuncia che i fenomeni ch'egli qui può contemplare sono preludii della loro realtà. Dante senz'alcun indugio si china cogli occhi sulla limpida riviera, che in un baleno di lineare si fa rotonda; mentre i fiori e le faville si palesano nelle loro vere essenze: i fiori si manifestalo per beati e le faville si rivelano angioli. La riviera diventa un lago di luce così ampio che supera la circonferenza del sole; e tutta la parvenza di questa ilice deriva da un raggio del Sommo bene che si iiflette nel Primo Mobile, comunicandogli vita e virtù. In più di mille gradini i beati che sovrastano alla riviera ri sì specchiano digradando a forma di rosa che s'allarga sempre più nelle ultime foglie. E la vista di Dante per legge divina non si smarrisce nell'immensa ampiezza; ma, oltre al tempo, oltre allo spazio, abbraccia in un istante la letizia infinita. Beatrice lo trae nel giallo dell'eterna rosa la quale digradando effonde il suo olezzo a Dio, che qui forma perpetua primavera ; indi così gli parla: a Mira la radunanza dei beati in bianca stola. Vedi com'è immenso il circuito della città celaste! Vedi come sono pieni e quasi com-