IL FARAB1S0 53
1 cerchi digradando diventano sempre più lenti e meno fulgidi. Dante rimane cogitabondo e assorto nello spettacolo, e Beatrice lo invita a guardare il punto luminoso e il primo cerchio igneo, ch'è tanto veloce per l'arden-tissimo amore che lo sprona. « Ma come mai, — rincalza il poeta —, nel mondo sensibile si nota un ordine inverso? In fatti le sfere celesti sono tanto più divine, quanto più sono lontane dalla terra. E come mai l'esempio e l'esemplare non vanno a un modo? »
a Nessuna meraviglia — risponde Beatrice — se tu di per te solo non sei da tanto da risolvere una questione cosi difficile; ascolta dunque la mia dottrina. Le sfere materiali sono ampie o strette secondo la maggiore o minor virtù che si distende per tutte le loro parti. Quanto maggior salute un corpo ha in sè, e tanto maggiore è il bene ch'egli può esercitare al di sotto; e tanto più grande salute egli ha quanto più è grande. Epperò questo Primo Mobile che ha maggior virtù perchè circoscrive tutto l'universo, corrisponde al più piccolo cerchio di fuoco a cui è comunicato più amore e più sapienza. Se dunque tu misuri i cerchi dalla loro virtù e non dalla loro grandezza, vedrai bene ristabilita la rispondenza fra i cieli e gli ordini: il più ampio al più perfetto, il più limitato al meno perfetto. »
Il poeta sente il suo intelletto rasserenato dal lucido vero; indi vede tutti quei cerchi sfavillare d'innumere scintille, e sente di coro in coro cantare osanna intorno al Punto. Beatrice così gli svolge la teoria degli Angeli: «Nei primi cerchi stanno i Serafini e i Cherubini ; si muovono con tanta velocità per somigliarsi quanto più possono al Punto. Gli altri angeli del cerchio terzo sono