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La Divina Commedia
Paradiso
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, pagine 62

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   52 I-A DIVINA COMMEDIA
   bella e ridente, egli s'inebbria. La virtù conferitagli dagli occhi di Beatrice basta a strapparlo dal cielo dei Gemini e a trasportarlo nel Primo Mobile. Essende tutte le parti di questo cielo uniformi, Dante non sa dire in qual parte della sfera Beatrice Io abbia posto. Ma ella, vedendo il suo desiderio, così gli dice con ineffabile riso: « Da questo cielo comincia la natura del mondo. Esso non ha altra sede se non la Mente Divina. La luce e l'amore d'un solo cerchio, cioè dell'Empireo, contiene in sè questo cielo, come esso contiene gli altri otto cieli inferiori. Nessuno misura il movimento di questo cielo, mentre esso misura il moto di tutti gli altri. In questo cielo è la misura del tempo. Ma gii uomini non possono intendere queste cose, poiché hanno lo sguardo troppo affissato alla terra e ai suoi beni. La volontà ben fiorisce negli inizi, ma poi degenera.
   « Tutta l'umana famiglia si svia perchè manca in terra chi governi. Ma « anzi mill'anni » le cose camberanno, e verrà frutto dopo il fiore. »
   CANTO XXVIII.
   Dopo che Beatrice gli ha rivelato il vero a vituperio del secolo, Dante si volge a guardare i begli occhi di lei, e vi vede riflesso ciò che sempre appare ogni volta l'occhio s'affissa nel giro del cielo, cioè un punto straordinariamente luminoso, figura della Unità divina indivisibile. Intorno a questo punto si aggira un cerchio di fuoco con moto più veloce di quello del Primo Mobile. Il cerchio a sua volta è circondato da un secondo, il secondo da un terzo, e così di seguito fino a nove.