la divina commedia
ceso e cogli occhi lieti esclama: « Ecco il trionfo di Cristo 1 ® Migliaia di lumi appaiono accesi da un sole, e per la viva luce trascorre abbagliante la Sostanza divina: la Potenza che aprì la strada fra la terra e il cielo. 11 poeta a tanto spettacolo, esce di sè, perdendo ogni memoria dei fatti. E mentre sta ancora sotto questa impressione confusa, Beatrice Io invita ad aprir gli occhi per volgerli a lei e contemplarne il riso ineffabile. Il poeta ubbidisce all'invito ; e confessa di non esser capace di ritrarre quel santo riso, quella luce schietta che circonfonde l'angelico aspetto; e che inoltre deve passar sotto silenzio molte ineffabili cose viste in Paradiso, sempre per la pochezza delle sue forze mortali. Beatrice induce il poeta a distoglier gli occhi da lei per contemplare il bel giardino che s'infiora sotto i raggi di Cristo, Maria, e gli apostoli. E Dante guarda in fatti numerose schiere di beati illuminate dai raggi ardenti che piovono da Cristo già asceso in alto e che più non si vede ; poi concentra tutta la sua attenzione nel più grande fra i celesti splendori, in cui si cela Maria. Ed ecco che ai suoi occhi estatici appare una facella, la quale discende formata in cerchio a guisa di corona e cinge la Vergine e si aggira intorno a lei e intuona un cantico celestiale, a Io sono amore angelico che mi aggiro intorno al grembo onde spira alta letizia; e mi aggirerò finché tu, o Maria, seguiti il tuo divin Figlio, risalito all'Empireo. » Così si chiude il canto, e le altre luci l'accompagnano rispondendo