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La Divina Commedia
Paradiso
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, pagine 62

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   «
   34 I-A DIVINA COMMEDIA
   egli ha visto cose che, narrate, avranno per molti « sa por di forte agrume d. Ma, s'egli tace, ha paura di perder vita tra i posteri. E la luce di Cacciaguida, fattasi più risplendente, così risolve il dubbio del ne-pote: t Le coscienze nere sentiranno l'agrume del tuo carme; ma tu disvela senz'alcun riguardo la tua visione. Che se la tua voce sulle prime potrà offrire qualche molestia, lascerà poi un buon ammaestramento quando sarà ben ponderata. Questo tuo grido produrrà l'effetto del vento che più percuote le cime più alte; nè questa sarà per te piccola gloria. Ed è perciò che nel tuo viaggio ti sono mostrate solo le anime famose, i cui nomi più scuotono il cuore. »
   CANTO XVIII.
   Dante s'arresta cogitabondo, forse assorto in pensieri di vendetta ; ma Beatrice amorosamente lo distoglie da quest'ordine d'idee, e il poeta discopre negli occhi di lei un ineffabile sfavillìo d'amore. Dall'estasi ancora lo scuote Beatrice, dicendogli: « Il paradiso non è soltanto negli occhi miei. » E Dante infatti volgendosi alla luce del suo bisavolo, riconosce in essa il desiderio di nuove parole, t In questo quinto cielo — prosegue Cacciaguida — stanno spiriti insigni e gloriosi. Ora quelli che io ti nomino trascorreranno ad uno ad uno nei corni della croce come un baleno attraverso alla nube. » E il poeta vede passare in un lampo Giosuè, l'alto Maccabeo, Carlo Magno e Orlando, Guglielmo d'Orange, Rinoardo, Goffredo e Roberto Guiscardo.
   Dopo di che, Cacciaguida riunitosi alle luci compagne, ricomincia soavemente a cantare. Dante, un po'