Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      DELLE BEVÀKDE GHIACCIATE 167
      era di circondare di ghiaccio o di nove lo bocce, o altri vasi pieni di questi liquori, come da noi comunemente si costuma. Aqua obsita glohis mi cium perducitur ad ni* valem rigorem, scrivo Macrobio; e Plinio: Aquam vitro demissam innives refrigerare ; e Plutarco: Trept-jwpsTuo^at tu) à*pyuu vlìXtiv« Ammassano intorno at vaso pieno d'acqua gran quantità di neve. E perche giudicavano , che T acqua cotta fosse più salubre, e che l'acqua calda si raffreddasse più, secondo l'opinione d'Aristotile, prima la scaldavano, e poscia bollente la coricavano nella neve. Plinio: omnem itaque decoctam utiliorem esse convenit: item calefactam magi$ refrigerati subitissimo invento : ed altrove : decoquunt alii aquas, mox et Mas hyemant. Giovenale :
      Frigidior Geticis petitur decotta p-uinls. o Marziale:
      Spoletina bibis3 tei Mar sii condita cellis, Quo tibi decocice nobile frigus aqua\Fu questo ingegnoso ritrovamento di Nerone imperatore, come avvisa Plinio: Neronis Principis tnventum est decoquere aquam, vitroque demissam in nives refrigerare. Laonde Plutarco, dicendo d' aver apparato da Aristotile, che T acqua prima scaldata maggiormente si raffredda ; soggiugne che V acqua la quale si preparava per la tavola degl' imperadori, fetta prima bollire al fuoco, e quindi seppellita nella neve, diveniva più fredda. Il medesimo Nerone fuggiasco, per grandissima sete che avea, forzato a ber l* acqua d' una sozza lacuna attinta colla mano, con parole di lamento e di cordoglio disse : et hcec est Nervati decocta. D medesimo sentivano


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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