Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      DELLE BEVANDE CALDE 151
      coppiere avendo fatto la credenza e '1 saggio della bevanda, che appostamente era troppo più calda di quel che comportar si potesse, la porse a Britannico; c perchè par vegli cocente, con acqua fredda avvelenata tosto gliel temperò. Tanto il racconta nel libro decimo-terzo degli annali: Innoxia ndhur, et prenalida et libata gustu potio tradilur Britannico: dein posfquam fervore aspernabatur, frigida in aqua affitndilur venenum. Un si-migHante ingannevole tradimento, per cui fu avvelenato Alessandro Magno , riferisce anche Giustino nel libro duodecimo : Philippe* et Jolìas temperare et pregustare potum lìegis soliti, in aqua frigida venenum habuerunl , quam pregustato iam potiani supermiserunt. Quei che faceva il saggio si chiamava da Latini pregustator; ed era un ministero differente da quello del coppiere. TI modo di far la credenza vien divisato da Senofonte nel primo libro dell1 insti turione di Ciro. 1 coppieri de* Re , dopo aver loro porta la tazza, da quella ne (radono una porzione col bicchiere e, versandola sulla mano, la sorbiscono. Or tornando a nostro proposito questa cotal fastidiosaggine e rincrescevol delicatezza nel ber caldo , bì nota ancora per Marziale in quel distico:
      Frigida non desit; non deerit calda petenti: Sed tu morosa ludere parce sitiNon ardirei già di statuire qual fosse precisamente il gusto degli antichi se tiepide , o si vero calde e cocenti, siccome noi il cioccolatte e '1 caffè usiamo bere, le appetissero. Chi volesse tenere dalle bevande cocenti, potrebbe fondare la sua opinione sull'autorità di Seneca, che nella pistola 122 riprende la gioventù romana, che digiuna avanti d' entrar nel bagno , beeva il vino bollente: Et sudorem quem moverunt polioribut crebris , ac ferventibus subinde destringant ; e di Marziale, il quale in più luoghi l'accenna :


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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