Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      dico egli, che il murrina dalla mirra s'appelli ; ma che era condito con odoro di mirra. Nò sbandire affatto dal murrina la mirra giustamente si puote. Perciocché il più gli unguenti di mirra ai manipolavano come innanzi abbiamo detto, e '1 murrina era vino con unguento mescolato.
      Per appigliarsi a questa opinione che di fatto gli unguenti col vino mescolassero, la quale coll'autorità degli antichi scrittori meglio s'acconcia, convien dire che mescolassero gli unguenti coi mosto e che questo con essi mescolato conservasse la sua dolcezza, della quale per poco tutti gli autori fanno testimonianza. E benché gli antichi d' olio facessero gli unguenti, il quale non può agevolmente mescolarsi ed incorporarsi nel vino, non pertanto dee avvertirsi che per far l'unguento prima a forza di fuoco incorporavano bene insieme alcuni adornati, e questi da' Greci s' addimandavano orìj^aTa, e servivano di corpo e per cosi dire di fondo all' odore dell'unguento eh© dovea sopravvenire e sopra fondarsi. In questa guisa spessando e ingrossando l'olior rendevano l'unguento corpulento e denso e Io preparavano a ricevere gli altri odori che dopo v' oggiugnevano, 1 quali dovevano dominare e coprire i primi ricevendo però da essi forza e vigore. Or questi ultimi erano quelli che davano il nome e la soavità e la grazia all' unguento onde gli addimandavano 7>6uAaTa. Questò unguento' per la mischianza di tanti aromati grosso e corpulento, poteva facilmente incorporarsi nel mosto, e come che la parte più sottile dell'olio si separasse per avventura e galleggiasse, non per tanto doveva infondere nel vino la soavità dell'odore. Perchè scrisse Teofrasto: pupo*, xou t òtXXa l uGcuA tSv»; o^su? : l'unguento e V altre cose odorose li vini profumano. Ma comunque si sia egli è certo che questo vino murrina era molto differente dal vino mirrato, che per alleggiamelo di dolore a'giustiziati dar si soleva. Perciocché quello per


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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