Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      £Ìeri persuadersi, che di fatto non mescolassero gli unguenti col vino. Conciossiecosachfc ogli é senza controversia verissimo che gli antichi d'olio facevano gli unguenti e che l'olio col vino mescolar non si puote* E contuttoché questo mescuglio d'olio e di vino in alcuna maniera far si potesse, quanto schifa e stomachevole sarebbe cotal bevanda e spiaceute e nauseosa, anziché dilettevole e gioconda ? Or non par egli più convenevole che colia mirra o con altre simiglianti materie odorose e composizioni atte alla manipolazione degli unguenti e non con gli unguenti medesimi il vino preparassero e condissero in guisa che spirasse l'odore degli unguenti? Quel marito meschinello nell' A si nari a di Plauto volendosi rappattumare colla moglie crucciosa e sdegnata, interrogato da lei; quid tandem t Anima feetetne uxoris tua ? rispose murrham olet; volendo significare che anzi aveva il fiato soave, e profumato, il quale spirava odor di mirra ad uso d* unguento. Perciocché il più gli unguenti si facevano di mirra: ÉiretSav ?à7ròXXà t(Sv pupa»* Sici apipiri; fTx*uà£ero , scrive Ateneo nel libro XV e per la mirra s'appetivano gli unguenti, com1 insegna Aristotile. Nella stessa maniera potrebbe dire alcuno del vino murrina: murrham olet, quale prezioso ed eletto unguento spirante soavità d' odore, e cosi dicendo potria difendersi coli'autorità di Plinio il quale in più luoghi lo ci addita. E primieramente nel libro XIV al capitolo XIII parlando della murrina scrive : Laudatissima apud priecos vina erant myrrhce odore condita; e quelle parole allegate testé: tantique amaritudo est, vt odore prodigo fmantur ex utraque parte corvoris ; ben si convcngon alla mirra la quale era molto amara. Scrive parimente nel capitolo XVI. Aromatiten quoque invenio faclitatuw, tantum non, un-guenlorum composilione,primo, et myrrha, ut diximus; mox et nardo celtico, calamo, aspalalho, offis in tnu-stum, aut dulce «mwui deserti*. E qui vuoisi avvertire


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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Plauto Anima Sav Sici Ateneo Aristotile Plinio Laudatissima