Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      140 LEZIO ICE UNDICESIMAl'assenzio, l'isopo, il nardo, la casia, il cinnanomo, e gli altri aromati ; e similmente il legno o coccole del cedri», del ginepro, del terebinto, del lentisco, del cipresso e del lauro, delle quali manipolazioni molte se ne facevano per diletto del palato, e molte altresì per uso della medicina.
      Limitatissimi nelle mense erano il mrulso, e'I vino mar. rina. 11 inulso si poneva e davasi a bere a principio della tavola, come altrove è detto; e si stimava che conferisse molto alla sanità. Laonde Pollione interrogato da Augusto qual regola di vita avesse tenuto pc* conservarsi sopra i cento anni rubizzo, prosperoso e gagliardo e sano di mente e di corpo rispose: intus rnulso, forza oleo. In due maniere facevano il rnulso o mescolando e incorporando il mele col vin vecchio e generoso e per lo più austero, come che Orazio non l'approvi : o infondendo un congio di mele in cinque di mosto austero, con aggiugnervi dieci dramme di sale, e '1 tutto incorporare a fuoco lento facendolo grillare, e questo propriamente si chiamava Meliti te. Il vino murrina era un vino mescolato con unguento detto dalla parola greca puSpov che significa unguento. Ateneo, Teofrasto, Eliano, Polluce, Eschilo lo definiscono: -vino, in cui tono infusi e mescolati gli unguenti; e Giovenale nella satira VI :
      Quum perfuia mero spumani unguenta Falerno.
      Plinio cosi scrive: nisi si quis natura: opus esse credit aromatiten, et ex unguentis vina composita, aut, ut bi-berentur, genuisse eam frutices. Ed altrove trattando del lusso degli unguenti: al hercule iam quidam etiam in poius addunt, tantique amaritudo est, ut sdiate prodigo fruantur ex utraque parte corporis. Tuttoché possa per avventura parere soverchio ardire il derogare a tanti rinomati scrittori, nientedimeno potrebbe alcuno di lcg~


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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