Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      risolve; fuoco chiaro, schietto e puro; fuoco di sole da gozzurra di fumo e di filiggine non imbrattato.
      Or di questi vini terrestri soli o legittimi, parti del eoi celeste, convicn che favelliamo, do'quali ne avevano a gran dovizia gli antichi, quali semplici e schietti e quali mischiati e artifiziali. Tra'primi erano in grande stima quelli del regno di Napoli, abbondantissimo in que'tempi d'ottimi e generosi vini ; molti de'quali tono a uno vera ti da Plinio nel libro dcciinoquarto al capitolo nono. Lodatissimi tra'vini fuor d'Italia erano quelli dell'isole dell'Arcipelago, di Scio, di Metellino e delle altre; siccome di Candia, di Cipri, di Rodi e di Sicilia. Celebratissimo sopra gli altri era il vino Polio o Pollio di Siracusa, cosi addimandato dal nome d1 un re, il quale questa sorta di viti portate d'Italia traspiantò in Siracusa. Non meno era desiderato il vino Pramnio che veniva dall'isola Icaro o dalle Smirne o d'Efeso o di altri luoghi come alcuni degli antichi s'avvisarono: vino nero e grosso, e di gran nutrimento; ma grazioso ed austero, ed a gran prezzo comprato dagli Ateniesi I vini ancora della Spagna e dell'isole Baleari avevano gran nome, ed alcuni ancora delia Lónguadoca e della costa della Francia assai buoni si riputavano. Ma davano il primo grido a quelli dell'Arcipelago ; sicché nell'anno seicento settantacinque dalla fondazione di Roma, dovettero li censori porre il prezzo al vin greco. Nulla-dimeno niuna parte del mondo né tutte insieme producevano tante e si tra loro differenti varietà di vini quante l'Italia sola. Per lo che Plinio riferisce, che noverandosi in tutto ottanta generi di vino nobile e schietto, due terzi di questi erano italiani. Per la quai cosa non senza ragione dagli antichi l'Italia fq chiamata (Enotria, cioè a dire, regione de'vini.
      Grande altresì era la varietà de' vini per la diversa manifattura, con cui ey preparavangli e li custodivano e gli acconciavano. Ma lungo sarebbe a raccontare in


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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