Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      130 LEZIO ICE UNDICESIMAchiama la birra In Francia si chiamava
      cervina, come avvisa Plinio; parola abbracciata da1 no. stri autori toscani, che T addimandavano cervogia ; onde mi maraviglio, che nel nostro vocabolario volendo tradurre in latino la parola cervogia, non si 'servissero della parola ccrvisia, o zytkum, o qualunque altra più usitata della parola sicera, la quale si trova bensì nelle sacre carte, ma non già negli scrittori profani e latini per esser parola ebraica : nò significa spezialmente la cervogia, ma generalmente ogni bevanda atta ad inebriare secondo T intendimento di S. Girolamo, e di altri dotti spositori. Nella Dalmazia e Schiavonia ed Ungheria, si chiamava wabajci, o sabejumj come scrive San Girolamo. Ammiano Marcellino racconta che i Calcedonesi assediati da Valente, per fargli onta e villania lo chiamavano Babaiario : poscia soggiugne : Est autertì sabaja ex hordeo, vel frumento in liqtwrem conversus paupertinvs iu Illyrico pò tua. Dioscoride in alcun luogo la domanda curmi, ed Ateneo carma: ed Ulpiano, trattando del lascio del vino, la chiama camuffi. Ma egli distingue in tre sorte questa bevanda. Certe zythum, qitod in quibusdam provinciis ex tritico, vel ex hordeo, vel ex pane confici tur vini appellatone non continebitur: simili modo nec camum, uec cervisia continebitur : nelle quali parole vuoisi ossservare , che lo zito, la cervogia, e 1 camoy si noverano quali spezie di birra tra sè distinte. Alcuni hanno creduto, che in vece di camum, debba leggersi carmum, non avendo mai letto in altri scrittori quella parola. Ma non fa di mestiere mutare alcuna cosa, avvisando Prisco Sofista nelle notizie ricavate dalla storia de' Goti, che cosi chiamavano la birra i Barbari xap.ov ol pàpPapot xaXcuaiv àuTÒv: dic'cgli. Conviene bene osservare ciò che in altri per avventura difficilmente si troverà, che facevano la birra anche di pane ; quantunque alcuni in vece delle parole ex pane, leggano ex panico ; e non


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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