Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      118 lezionb decimafosse Noè, o veramente che gli antichi le azioni di Noè favoleggiando al loro Bacco Tubano attribuissero ; sic-come accumulando le gloriose imprese di Bacco Egiziano con quello di Bacco Tebano, tutte a questo V appropriarono. Imperciocché favoleggiarono, che Bacco nascesse due volte: la prima da Semele sua madre e la seconda rinascesse da Giove suo padre: come appunto avvenne a Noè, il quale riconobbe da Dio, Pa-dre comune di tutto, il suo, quasi dissi, rinascimento, conservato maravigliosamente neir eccidio universale degli uomini, e spezialmente riservato al rinovellamento dell'universo. Similmente, siccome Noè fu piantatore, e primo coltivatore di vigne e cominciatore, e facitore di vino ; cosi Bacco, come scrive Diodoro Siculo, fa quegli, che ritrovò la vite, e la maniera di coltivarla, e di fare il vino, e di riporre e conservare per alimento degli uomini molte sorte di frutti autunnali: e di lui disse Ovidio:
      Lenccu* geniali* consitor urne: \Checché sia di questa opinione; egli è certo che Noè fu il primo ad imbriacarsi, e per lui questo vizio s'introdusse nel mondo.
      Ercole parimente glorioso trionfatore de* suoi nemici, e domatore de* più fieri e spaventevoli mostri, fu vinto e soggiogalo dallo strabocchevole appetito del vino: tanto che gli antichi solevano scolpirlo col bicchiere e talvolta, come narra Macrobio, qua**abundum et ebrium. Siccome il bicchiere proprio di Bacco era il canforo ; così quello d'Ercole era lo scifo, cosi chiamato si dai Latini, come da'Greci, bicchier grande e capace, di cui servivasi ancora Alessandro Magno, la gloria d'Ercole agognando e con esso lui gareggiar volendo. Ben disse Seneca : Alexandrum intemperantia bibcndi et ille Herculaneus, ac fatali* scyphas perdidiU Stesicoro


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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