Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      96 lezione ottavazato non avevano : T*ùKaEpÓKtvov , die* egli, cioè bicchiere portato in giro. Cominciavano dunque a fo atra, dal primo, e in giro 1' un dopo V al taro beevano. Omero fa osservare un simigliante costume ancor agli Dei :
      ©cote tvéìxi®
      Egli mescea A destra il dolce nettare agli Vii.
      Nè poteva alcuno ricusar di bere: onde nacque appo loro quel dettato : i to'Oi, i Cicerone nelle Tusculane : Mihi quidem in vita ser* vanda videtur illa lex, qua in Grecorum conviviis obtinetur ; aut bibat, inguit, aut abeatQuesta maniera di bere serbavano anche i Romani Plauto la descrive con queste parole : Age tu : interim da ab Delphio cantharum evreum : e questa sorte di beveria divisar volendo, dicevano : bibere a summo. Plauto : Age putre a summo septenis cyathis committe hos ludos ; ed era tanto comune questo costume phe il medesimo Catone, uomo per natura e più per disciplina ruvido ed austero, protesta che nella sua ricchezza spasso e diletto se ne prendea: Me vero et magisteria delectant a maioribus instituta : et is sermo, qui more maiorum a summo magistro adhibetur in poculis; et pocula sicut in symposio Xenophontis minuta, atque rorantia»
      Osservate che il primo a bere, come condensi, era il maestro del bere; e che Catone per non derogare alla


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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