Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      QuetA Vena* arbitrumDicet libendi.
      Talora ancora col getto de' tali disegnavano chi dovesse essere il primo a sceglier la parte, e quegli a tutti gli altri era preferito che gittato avesse Venere, E però , Catone confortato dagli amici a pigliare il primo la parte, tutto che non avesse avuto questa sorte nel gitto de* tali, rispose scherzando non esser convenevole ciò fare contro la volontà di Venere: dxwroc t*ìs A' ^poStrn;.
      Cagionava questo lodevole costume inestimabil letizia a' convitati, e molte volte eziandio temperata sobrietade, costrignendo il soperchio nel bere. Imperocché gli uomini prudenti e temperati solevano fare osservare la legge, ossia la prescritta usanza di ber tre volte: essendo ne' conviti molto misterioso il numero tre, ed atteso qual mistica legge nel bere. Eubulo, rapportato da Ateneo, fa mescere tre tazze di vino agli uomini sobri ed assennati ; la prima per la sanità, la seconda pel piacere, e l'ultima pel sonno ; ina Parnasi altramente le distribuisce e fa bere la prima in onore delle Grazie, la seconda in onore di Venere, la terza l'attribuisce alla contumelia ed al nocumento : stimando che la prima bevitura rallegri, la seconda accenda a lussuria, la terza renda V uomo fiero e riottoso. Questa opinione, come che appaia dura ed austera, non è molto discon* veniente da quella d'Anacarsi filosofo, il quale soleva dire che la vite produce tre grappoli ; il primo si è il grappolo del piacere, il secondo dell'ebrietà, il terzo della gravezza e del fastid'o. Omero altresì attribuisce a pazzia il bere che fece la terza volta il Ciclope, onde imbriacossi e s* assonnò :
      Tp:; pi* e»)x,a oèpoav : npv? c* s* itticaTre volte il vin gli porsi: ed et tre volte Per tua stoltezza il tracannò repente.


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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