Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      LEZIONE Vili
      DELLE LEGGI OSSERVATE NEL BERE.
      Quel desinare, ove vino non si beeva, chiamavanlo gli antichi Romani: prandium caninum. Di tal maniera appunto sono state le cene, con cui, virtuosissimi accademici, vi ho per tanto tempo trattenuto senza discorrer mai di bere. Ora io voglio che tutto ad un tratto ci diamo al bere, e ci confortiamo con esquisite bevande, purché con modo e con misura si faccia, e lungi dall' ebrietà, vizio, quantunque da tutti sconcio ed abbominevole giudicato, da tutte le nazioni in tutti i tempi usato, e vituperevolmente praticato.
      I Romani ne1 conviti che tra i festevoli amici lietamente sollazzando facevano, crear solevano il Re del convito, il quale appellavano Modimperadore: perciocché il modo e la misura e la legge del bere a tutti i convitati prescriveva. Oltre gli altri 1* accenna Plauto nello Stico :
      Sed interim, Stratega noater, eur hic cetsat cantharui ?
      Vide quo* cytihos ho$ bibimut ? SL Tot quot digiti sunt Ubi in manu,
      Cantio graeca est: i wivre mV i Tp; mv i finì f*Tfop«.


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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