Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      80 lezione settimamente che se si fosse dovuto apprestar l'esercito nl^ battaglia, ed allora tutti quelli che servivano al ventre de1 convitati, s'affrettavano correndo qua e là, accioc. cḥ tutto fosse apparecchiato, e ben disposto. Seneca lo c'insegna in due luoghi: Trameo pistorum turbarti transeo ministra forum, per quos tigno dato ad inft-rendam cwnam d́scurritur. Ed altrove : Cum videanx (pianta celerità te signo dato ad ministeria decurrant. E questo segno si dava con instrumenti musicali, come accenna Petronio con queste parole: Cum subito gnum symphonia daturt et gustatoria pariter a choro cantante rapiuntur: nelle quali parole è da notare, che davano il segno ancora quando di tavola levar si doveva il servito degli antipasti Questo segno per avventura l'ordinava quei che aveva la maggioranza e presidenza in tutta 1' amministrazione della mensa, il quale da'Latini era detto Tricliniarckay e dall'Evangelio si chiama Architrielinus, e da' Greci si descrive: EVt;àr*́; oXm; StaxavU?. Questi comandava a tutti gli altri servi destinati al servigio della tavola ; altri de' quali rifacevano i letti, i quali Plauto chiama Leo-tisterniatores \ e di costoro parla Seneca allor che insegna a non infuriarsi, si parum agili8 est puer, aut turbatus torus, aut mensa negligentius posita. Altri annaffiavano il cenacolo d'acqua di verbena, e di capelvenere, la quale opinavano apportar letizia e giocondità a' convitati. Altri nettavano e accomodavano le mense, i quali Stazio distingue da quelli che rifacevano i letti:
      pars ostro tenueś auroqtie sonantesEmunire toros, altosque inferre topetas;
      Pars teretes kevare manu, ac disponere mensas.
      Altri assettavano la credenza, e con attentissima diligenza e sollecitudine ordinavano le vasellamenta d'ar-


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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