Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      7$ leziose BEATAhabui ? che di quello che trovò il modo di far le soffitte ; sicché rivolgendosi, e rinnovàndosi, e l'una all'ai, tra succedendo, tante volte si mutassero, quante si mutavano li serviti delle vivande? Versatilia c&nationum laqueario, ita coagmenlat, ut subinde alia facies, atque atta succedat, et loties teetay quotisi fercula mutentur : dice Seneca. Da queste soffitte Nerone faceva scendere una pioggia d'unguento e di fiori, per diletto de' convitati Svetonio, nella vita di questo imperadore : Ceenationes taquealw tabulu eburneis vertalihbus, ut flore* ex fitiu-lis, et unguenta desuper spargerentur. Precipua ccena-iionum rotunda, qua perpetuo diebus , ac noctibus vice mundi ctrcumagereniur. Grandi e m&ravigliosi orivoli erano questi. Chenti, e quali smanie non avrebbe menato in vedendogli Diogene ? Ma ciò che avesse detto, o fatto, io noi so : so bene che condotto a vedere una casa magnificamente adorna e addobbata, venendogli il destro di sputare, sputò nel muso del padrone, che il conducea, dicendo che non avea trovato peggi or luogo, ove sputar potesse.
      Dovrei adesso favellarvi de'ministri, secondochè a principio divisai; ma avendomi rubato il tempo l'ab-bondanza della materia, mi riserbo a compier le mie promesse nella vegnente adunanza.


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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