Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      DELLE PkBZI08ITA* DELLE MENSE ECC. 75 addobbati, e fecegli servire in tutti vasi d'oro, e ingemmati, e con mirabile arte lavorati, e dopo cena il tutto donò ad Antonio, che ammirava si nobile apparecchiamento. La sera seguente il banchettò di nuovo assieme co'capitani assai più splendidamente, e similmente donò loro l'apparecchio, e a ciascheduno il letto, ove giaciuto era, e le tazze d'oro, e a'più riguardevoli uffiziali anche le lettighe, e i lettighieri, e ad altri i cavalli, co'quali gli aveva fatti accompagnare. D'Elio-gabalo, mostro di prodigalità, dice Lampridio : Donavit et anjauium omne convivi», quod habuit in convivio, et omnem apparatum poculorum, idqìie «cpiui. Vero impe-radore, oltre a tutto ciò, donò eziandio a'convitati quelli che avevano ministrato alla mensa ; ed ogni volta che beevano, i bicchieri, e le tazze di murra, di cristallo, di argento, e d'oro ingemmate, e fino le carrozze, le mule, e i mulattieri, co'quali gli aveva rimandati a casa. Volete altro ? Non erano più che dodici a tavola ; ed il convito costò centocinquantamila scudi. Diceva colui, che le cene di Platone dilettavano anche il giorno seguente : ma queste facevano godere, e sguazzare per tutto '1 tempo della vita. Torniamo agli stranieri. Sen* tite ciò che riferisce Plinio di Tolomeo : Pompejo res gerente circa ludcsam ocUrna miilia equtium sua pecunia lo-leravisse : milk conviva* totidem aureis potorii» muta»* tem vasa cum ferculi* saginasse.
      Finisco di favellar de'vasi colle parole di Seneca, dalle quali comprender si puote, che di questi vasi preziosi ne avevano a dovizia : Omnes iam (dic'egli) malos habet, qui crystallina, et murrina, et calata magnorum artificum man», portenti Che cosa avrebbe detto di costoro Diogene, il quale vedendo un ragazzo, che incurvata la palma della mano, pigliava l'acqua con .essa, e se la beeva, gittò via il suo bicchiere, clie seco portava nella bisaccia, rimproverandosi, e rampognando sé stesso : quandiu homo sluUus supervacuas tarcinulas


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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