Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      74 lezione sestaserse, cosi nominato da tutti gli scrittori profani, y
      quale era fatto d'uu carbonchio, il cui valore era treu-
      tamila talenti, cioè a dire diciotto milioni. Nè dà luogoa dubitarne l'incontrastabile verità della sacra Scrit*
      tura.
      Gli altri vaseilamenti erano per lo più d' argento, ed alcuna volta d'oro, Plutarco nomina tutte sorte di vasi d'oro ; e San Gio. Grisostomo fa menzione d'un piatto d'oro tempestato di gioie. I piatti d'argento i Romani gli facevauo smisuratamente grandi. Plinio racconta, che avanti la guerra civile di Siila f quando «a ancora pargoletto il lusso, erano in Eoma oltre a cinquecento piatti d'argento, ciascheduno de'quali pesava cento libbre : dopo vi fu chi gli fece di cinquecento. Eliogabalo aveva in vasi d'argento di cento libbre tutti storiati : ma egli aveva parimente d'argento le pentole, ed i paiuoli, e de'cantari d'oro si serviva. Cresceva strabocchevolmente il prezzo di questi vasi la manifattura per l'eccellenza del lavoro. Caio Gracco pagò alcuni delfini d'argento centoventi cinque scudi la libbra: e Crasso Oratore certi altri vasi centocinquanta scudi la libbra. Che dite di questo lusso ? A tempo di Tiberio fu trattato in Senato di riformare questo abuso intollerabile; ma si contentarono i Padri di vietare : ne tma auro solida minislrandis cibis fiereni : dice Tacito.
      Or sentite un eccesso di magnificenza sfoggiatamente grande, e soperchievole, ma praticata solamente da'ricchissimi e potentissimi monarchi. Alessandro Magno, celebrando le nozze, convitò novemila persone, e a ciascheduna diede una tazza d'oro, e pagò a tutti i loro debiti, che importarono la somma quasi di sei milioni, quanti poco dopo ne destinò per l'esequie d' Efestione. Cleopatra, convitando Antonio, con molt'altri della sua corte, gli ricevette in un cenacolo superbamente parato, ove erano dodici tavole, e trentasei letti riccamente


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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