Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      DELLE PREZIOSITÀ* DELLE MENSE ECC. M X bicchieri, e le tazze d'argento e d'oro, erano molto frequenti: e quelle d'argento solevano lavorare e adornare di bellissime figure. Lucio Crasso, oratore, ne comprò due lavorate da Mentore, eccellentissimo artefice di bassi rilievi, e pagelle duemila cinquecento scudi; ma confessò di non essersene mai per vergogna servito. Ovidio :
      Altiu* exstantem tigni* crateree Giovenale:
      Stantem extra pooula caprum.
      Le tazze d'oro spesse volte adornavano di gemme, e di gemme eziandio facevano le tazze. Giovenale nella satira quinta :
      Nam Vitro, Mi multi gimmo* md potuta trmtfert.
      Virgilio, nel secondo libro delle Faccende della villa:
      Ut gemma bibaft et Sommo dormititi ottro.
      Marziale:
      Cam potè* amethystinos irientet.
      Ma tralasciando gli altri, basti par tutti Plinio. Scrive egli : Turba gemrnarum pofamui, et smaragdis texmu* calice* : oc lemulenttcs catua tenere Indiam iuvat, et <*»• rum iam acceuio esl. Ed altrove : Quin imo etiam iu* videmus perdidiM corripiendi gemmata potoria. Tanto erano usitati die a buona equità riprender più non si potevano. Finisco di parlar de'bicihieri con porvi sotto gli occhi il preziosissimo bicchiere d'Assuero, o d'Aita-


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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