Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      70 lezione sestafa menzione anche Plinio, ove parla ancora di due altre più belle e di maggior valore. Ma di quel luogo può farsi poco conto, essendo pieno d'errori, e massima, mente ne numeri; e probabilmente in cambio di decein, bì dee leggere decies; perchè cosi concorda con Tertulliano , almeno nel prezzo della mensa di Gallo: nò differisce dalla valuta, che dà loro Seneca, agguagliandole al censo senatorio, che era di trentamila scudi, al qual prezzo potevano ascendere l'altre riferite da Plinio di maggior valore di queste due. Mi maraviglio, che al Budeo, uomo eruditissimo, quando tentò d' e-mendare quel luogo di Plinio, non sovvenissero V autorità di questi due scrittori, che potevano illuminarlo.
      Queste tavole erano per lo più tonde: dal che dai poeti orbes sono addimandate. Ne' tempi più bassi le facevano a foggia di mezza luna, e imposero loro il nome di sigma, lettera greca, la cui figura rappresentavano. Erano ordinariamente sostenute da un sol piede nel mezzo , che soleva esser d'avorio, o d' argento ; il quale talvolta per maggior vaghezza e bizzarria rappresentava un qualche fiero animale. Giovenale nella satira XLAi nunc divitibus ccenandi nulla voluptas Nil rhombus, nil dama sapit: putere videntur Unguenta, atque rosee, latos nisi substinet orbes Grafide eòur, et magno sublimis pardus hiatu Dentibus ex illis, quos mittii porta Syenoe.
      e Lucano :
      Dentibus his niveis sectos Atlantide sylva Imposuere orbes.
      e Marziale de' denti dell'elefante :


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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Plinio Tertulliano Gallo Seneca Plinio Budeo Plinio Nil Unguenta Grafide Dentibus Syenoe Atlantide Imposuere Giovenale