Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      degli antipasti b delle seconde mense 63 anche ne* tempi meno lussuriosi c tra' privati. Orìdi$ Ub. v de' Fasti :
      Et latet iniecta splendida mensa rosa. Orazio, lib. i, ode 5.
      Quis multa gracilis te puer in rosaPerfusus liquidi* urget odoribu*.
      Osservate che Sparziano dice : jam Ma frequentantur a nonnullis. Vero Imperadore introdusse V uso di far le mense di fiori : se intender si dee di spargere le rose, ciò è falso ; essendo molto prima usitatiasimo, siccome apparisce dai sopraddetti poeti e da altri molti, che apportar si potrebbono. Inoltre vuoisi avvertire, che Tre-bellio, nella stessa maniera che dice cubicula de rosis fecit, dice altresì pomis castella composuit: siccome fece i castelli veramente di pomi, cosi fece veramente di rose le camere. E chi direbbe mai fecit cubicula de rosis, volendo dire, che sparse delle rose per la camera? Fecero dunque questi imperadori i letti, le mense e le camere di rose : come dei letti parla chiaramente Claudiano :
      m Eoseisque cubi Ha surguntFloribus.
      La parola surgunt manifestamente dimostra, che di rose erano composti, e non solamente coperti. Nè ciò dee sembrare malagevole a farsi; potendosi unire le rose con reti, o con altri sostegni accomodarle alla figura che si desidera, sicché possano sostenere il peso delle vivande. Quando Cleopatra alzò nel Cenacolo le rose all'altezza d'un cubito, l'inviluppò nelle reti, come avverte Ateneo. Non vi ha dubbio, che quelli quarantasei


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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